Accordo di liberazione dei detenuti: scambio o negoziati?

Ramallah – InfoPal. Ahmed al-'Aloul, membro del Comitato centrale di Fatah, nella delegazione del Cairo per la riconciliazione nazionale, ha salutato la liberazione dei 550 connazionali da parte di Israele, e dalla riuscita dell'accordo ha voluto indirizzare un incoraggiamento generale per l'intesa sulle detenzioni politiche.

“Sarebbe una forte contraddizione interna fallire sul piano interno”, ha precisato a tal proposito al-'Aloul.

Di un'altra opinione è invece Jamal Muhaisen, collega di al-'Aoul ed ex governatore di Nablus. Per Muhaisen infatti, “sebbene conclusi con successo, accordi di scambio di questo tipo non farebbero che incoraggiare il rapimento di altri militari israeliani e questo è quanto il proprio Movimento, Fatah, non intende sostenere”.
“I negoziati non vanno esclusi a propri per ottenere la liberazione dei detenuti”, per l'esponente di Fatah.

Tuttavia, gran parte dei commenti alla seconda fase dei rilasci tendono oggi ad elogiare lo scambio come metodo preferibile ai negoziati.

Un parere di questa espressione proviene al Centro per la difesa dei prigionieri con Isma'il at-Thawabtah, il quale ha definito l'accordo di scambio “un fatto senza precedenti nel rapporto con il nemico occupante”.

“Dai tempi dgli Accordi di Oslo, che un sistema di arresti e detenzioni perverso aveva benedetto, non si era mai arrivati a includere tutte le categorie di detenuti (per provenienza e ffilaizione politica e accuse).

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