“Alla storica vittoria del Movimento dei prigionieri seguirà la liberazione di tutti”

“Alla storica vittoria del Movimento dei prigionieri seguirà la liberazione di tutti”

Gaza – InfoPal. Ahmed al-Fulait, direttore esecutivo dell’Associazione degli ex detenuti palestinesi, torna a parlare del nucleo dell’azione di protesta dei prigionieri palestinesi, vale a dire i 28 giorni di sciopero della fame, e afferma: “E’ stata una vittoria storica memorabile a garanzia di un’esistenza dignitosa per i detenuti palestinesi alla quale fase seguirà la loro totale liberazione”.

E’ rilevante il fatto che Israele abbia ceduto alle richieste del Movimento dei prigionieri palestinesi dopo appena 28 giorni di sciopero della fame, inizialmente proclamanto a oltranza. L’accordo è stato firmato da Israele e dai palestinesi alla presenza delll’ambasciatore egiziano lo scorso 14 maggio.

L’associazione degli ex detenuti palestinesi fu costituita il giorno dopo lo scambio di prigionieri del 2011, tra Hamas e Israele, con il compito di seguire le vicende all’interno delle prigioni e impegnarsi al miglioramento delle condizioni di detenzione fino ad ottenere la liberazione di tutti.

Al-Fulait, esperto di affari dei Prigionieri, adduce 5 motivi a sostegno della tesi della vittoria storica e memorabile:
1. l’ultimo sciopero è stato il più lungo indetto negli ultimi 30 anni dal Movimento dei prigionieri
2. in un unico round le autorità carcerarie israeliane hanno accolto tutte le richieste dei prigionieri palestinesi
3. è la prima volta in cui c’è una terza parte alla firma di un accordo tra il Movimento dei prigionieri e Israele, con riferimento all’Egitto
4. è il primo accordo messo nero su bianco, mentre i precedenti restavano impegni verbali
5. l’aver trovato un’intesa sulle detenzioni amministrative (senz’accusa e prorogabili a oltranza, ndr), “fatto questo, che ci ha sorpreso tutti”, come specificherà al-Fulait.

L’ambiguità israeliana. “La richiesta di porre fine alle detenzioni in isolamento e l’abrogazione delle leggi Shalit (solo alcuni dei punti tra le circa 60 richieste dei prigionieri) e la fine delle detenzioni amministrative sono state applicate per un 95%. Il restante 5%, infatti, riguarda i casi di detenzioni amministrative di incerta risoluzione applicativa.

“La questione delle detenzioni amministrative è complessa, e su di essa Israele assume atteggiamenti ambigui. Sui detenuti amministrativi vigono numerose altre leggi, e il rispetto dell’intesa in materia dovrebbe essere automatico e all’ordine del giorno. Ma come preannunciato, su di esse Israele non è ambiguo.

“I nostri sentimenti per questa vittoria sono pari a quelli vissuti durante lo scambio di prigionieri. Nel 2004 il Movimento dei prigionieri subì una disfatta, i palestinesi se lo ricordano bene, e quello odierno è stata una vittoria che ha ridato dignità a tutti. Se anche questo sciopero avesse avuto una sorte sfortunata, tutto il morale della nazione ne avrebbe risentito”.

Non ha trattenuto parole di riconoscenza, al-Fulait, per il ruolo svolto dall’Egitto in questo accordo come nella passata trattativa di scambio.

“Lo sciopero dei nostri prigioneiri ha fatto riemegere il ruolo egiziano e la sua potenzialità nel fare pressione sull’occupante israeliano. L’Egitto è intervenuto a partire dall’8° giorno di sciopero della fame e al 24° giorno già esisteva una bozza di accordo. Da allora, fino al 28°, si è solo rincorso Israele, perché firmasse.

‘Un’antifona della liberazione’. Si dice convinto al-Fulait del fatto che a Israele non restino altro che due opzioni: “svuotare l’accordo del suo contenuto, non rispettandolo, ma questo resta improbabile per via della presenza egiziana, oppure temporeggiare. Ma quanto può temporeggiare Israele?”

Per al-Fulait, il successo di questo sciopero con il raggiunto accordo alle condizioni volute dai prigionieri, dimostra che la liberazione è vicina, e che fino a quel giorno i detenuti potranno vivere in condizioni più dignitose.

“Un giorno nero per la storia di Israele”, aveva definito il momento della firma dell’accordo, il deputato israeliano Michael Ben-Ari.

“Forse intendeva dire ‘un giorno che getta ombra sul futuro dell’occupazione'”, commenta al-Fulait: “Lo stato generale dell’occupazione israeliana ha subito una caduta libera, un peggioramento a partire dalla guerra del 2006 (contro il Libano), con tutto ciò che è venuto dopo. Possiamo affermare che la vittoria dell’accordo rappresenta una breccia nel mito israeliano”.

Il Fallimento di Israele. “L’accordo è stato seguito e criticato da molti in Israele: media, leader, analisti e commentatori. Molto è cambiato: la realtà, l’Egitto e la determinazione nazionale sono sempre più chiari ai palestinesi.

Tuttavia, non si pensi che con questa firma si sia posto fine alla questione delle detenzioni di palestinesi nelle prigioni israeliane, è necessario ancora lavorare sodo e mantenerla costantemente viva. Mi ha colpito la partecipazione palestinese allo sciopero, tutti hanno espresso solidarietà attiva, anche i sofferenti. Anche sotto questo aspetto lo sciopero non ha avuto precedenti storici”.

Prigionieri di guerra. Di fianco a queste osservazioni, al-Fulait chiede di ripartire dall’azione per la causa dei prigioneiri chiarendo lo status dei prigionieri di guerra, quali l’ex detenuto ritiene siano tutti i palestinesi nelle carceri dell’occupazione israeliana.

“Se ciò dovesse avere un riscontro costruttivo da un punto di vista giuridico, significherebbe che il 97% dei prigionieri palestinesi dovrà essere liberato.

“‘Prigionieri di sicurezza’: è una definizione tutta israeliana. Nel mondo sono tre le principali categorie di detenuti: di coscienza, di guerra e ordinari (criminali) e tutte e tre sono trattati nella legge internazionale. L’aver etichettato tutti i prigionieri palestinesi ‘di sicurezza’  non è altro che la pretesa israeliana di sottrarli alla giustizia, e di negare loro i diritti”.

Il compito degli ex detenuti. “Essi svolgono un ruolo di rilevanza nelle azioni di sensibilizzazione. Durante questi 28 giorni, essi si sono messi in contatto con oltre 320 enti per i Diritti Umani nel mondo.
Abbiamo portato a casa buoni risultati e pareri favorevoli alla causa dei prigionieri da Francia, Germania, Norvegia, Belgio e Olanda dove continuano le manifestazioni pubbliche per festeggiare la vittoria per l’accordo raggiunto dal Movimento dei prigionieri.

Già da febbraio scorso siamo stati molto presenti nelle istituzioni, nella società, nelle scuole e nelle moschee con l’obiettivo di coinvolgere tutti”.