"Alleati contro il terrore: la nuova giustificazione".
Da La Israel Lobby. Di Stephen Walt e John J. Mearsheimer
"All’indomani dell’attacco terroristico dell’11 settembre, la principale giustificazione strategica dell’appoggio americano a Israele diviene la formula secondo la quale i due paesi erano ora ‘alleati contro il terrore’. Questo nuovo argomento presenta gli Stati Uniti e Israele come oggetto della minaccia dei medesimi gruppi terroristici, e di una seria di Stati canaglia che sostengono quei gruppi e cercano di entrare in possesso di ADM (Armi di distruzione di massa, ndr). La loro ostilità a Israele e agli Stati Uniti sarebbe dovuta a una fondamentale ostilità nei confronti dei valori giudaico-cristiani dell’Occidente, nonché nei confronti della cultura occidentale e delle sue istituzioni democratiche. In altri termini, gli americani sarebbero odiati per ‘ciò che sono’, e non per ‘ciò che fanno’. Analogamente, l’odio verso Israele sarebbe dovuto al fatto che anche esso è un paese occidentale moderno e democratico, e non al fatto che ha occupato territori arabi, compresi alcuni importanti luoghi sacri, e che ne ha oppresso la popolazione.
"Le implicazioni di questa nuova giustificazione sono evidenti: l’appoggio a Israele non avrebbe niente a che vedere con il problema del terrorismo anti-americano e con il montare del sentimento anti-americano nel mondo arabo e islamico; inoltre, porre fine al conflitto israelo-palestinese, o rendere più selettivo e condizionato il sostegno americano a Israele, non servirebbe a nulla. Quando si tratta di palestinesi, o di gruppi come Hezbollah, Washington deve quindi concedere a Israele carta bianca. Di più, Washington non dovrà spingere Israele a fare concessioni (per esempio, a smantellare gli insediamenti nei Territori occupati) fino a quando tutti i terroristi palestinesi non saranno imprigionati, pentiti o morti. Gli Stati Uniti dovranno continuare a offrire ampio supporto a Israele, e utilizzare la propria forza e le proprie risorse per colpire i paesi come la Repubblica islamica dell’Iran, l’Iraq di Saddam Hussein, la Siria di Bashar al-Assad, e altre nazioni sospettate di favorire il terrorismo.
"Lungi dal considerare Israele come una delle principali cause delle difficili relazioni degli Stati Uniti con il mondo arabo e islamico, questi nuovi argomento lo presentano come un alleato chiave nella "guerra globale al terrore", sulla scorta del fatto che i suoi nemici sarebbero nemici dell’America. Alla fine del 2001, dopo il terribile attacco al World Trade Center e al Pentagono, durante una visita negli Stati Uniti Ariel Sharon disse: ‘Voi americani siete in guerra contro il terrore. Noi israeliani siamo in guerra contro il terrore. Si tratta della stessa guerra’. (…)
"Nel dicembre del 2001 il senatore Charles Shumer (Partito Democrato, New York) dichiarò che ‘l’OLP non è diverso dai Talebani che aiutano, favoreggiano e accolgono in porti sicuri i terroristi. E Israele non differisce dall’America, quando cerca semplicemente di proteggere il proprio fronte interno…Arafat è per Israele quello che il mullah Mohammed (Omar) è per l’America’. Nell’aprile e nel maggio del 2002 il Congresso approvò a larghissima maggioranza (352 contro 21 alla Camera, 94 contro 2 al Senato) due risoluzione pressoché identiche in cui si dichiarava: ‘Gli Stati Uniti e Israele sono ora impegnati in una battaglia comune contro il terrorismo’. Il tema ufficiale della conferenza annuale dell’AIPAC del 2002 fu ‘America e Israele contro il terrore’, e i discorsi di presentazione sottolinearono gli elementi comuni alle minacce di Yasser Arafat, Osama Bin Laden, Saddam Hussein, Talebani, Hamas, Hezbollah, Iran e Siria. (…).
"A prima vista, questa nuova giustificazione può apparire plausibile, e non c’è da sorprendersi se molti americani assimilarono i fatti dell’11 settembre agli attacchi contro Israele. A un esame più accurato, però, l’argomento del ‘alleanza contro il terrore’ si rivela quasi del tutto infondato, specialmente se si vuole utilizzare per giustificare il sostegno incondizionato da parte degli Usa. Se lo si guarda con obiettività, Israele è un impaccio sia dal punto di vista della ‘guerra al terrore’ sia da quello, più ampio, del difficile rapporto con i cosiddetti ‘Stati canaglia’.
"Per cominciare, la nuova giustificazione dipinge il ‘terrorismo’ come un singolo fenomeno unitario, suggerendo in tal modo l’idea che i kamikaze palestinesi siano una minaccia per gli Stati Uniti, come lo sono per Israele, e che i terroristi responsabili dell’attacco dell’11 settembre all’America facciano parte di un movimento mondiale ben organizzato, che ha nel mirino anche Israele. Questo assunto si basa su una concezione errata del terrorismo. Il terrorismo non è un’organizzazione o un movimento, e nemmeno un ‘nemico’, al quale si possa dichiarare guerra; il terrorismo è semplicemente una tattica, che consiste nell’attaccare indiscriminatamente gli obiettivi nemici, specialmente quelli civili, allo scopo di seminare il panico, indebolire il morale, e provocare reazioni controproducenti da parte dell’avversario. E’ una tattica cui vari gruppi di diverse estrazioni ricorrono in determinati occasioni, in particolare quando sono più deboli degli avversari e non hanno una valida alternativa per combattere contro forze militari superiori. Quando cercarono di cacciare gli inglesi dalla Palestina e di creare un loro Stato, i sionisti ricorsero al terrorismo – per esempio, con la bomba al King David Hotel di Gerusalemme, nel 1946, e con l’assassinio del mediatore ONU Folke Bernadotte, nel 1948 -, e, in passato, gli Stati Uniti hanno sostenuto una quantità di organizzazioni ‘terroristiche’ (come i contras del Nicaragua e i guerriglieri dell’UNITA in Angola). (…) Nel fare chiarezza su questo punto, non si vuole certo giustificare l’aggressione a persone inermi, moralmente sempre riprovevole, bensì ricordare come i gruppi che ricorrono a questo metodo di lotta non abbiano sempre nel mirino gli interessi vitali degli Stati Uniti, e come questi ultimi abbiano talvolta appoggiato siffatti gruppi.
"Diversamente da al-Qaida, in effetti, le organizzazioni terroristiche che minacciano Israele (come Hamas, la Jihad islamica e Hezbollah) non compiono attacchi contro gli Stati Uniti e non costituiscono una minaccia per gli interessi fondamentali dell’America (e dell’Europa! ndr) in materia di sicurezza. (…)
"Non esistono prove convincenti che sussistano legami tra i vari gruppi terroristici palestinesi e Osama Bin Laden e la sua cerchia, e la maggior parte dei terroristi palestinesi non condivide il desiderio di Al-Qaida di lanciare una restaurazione islamica globale o di ripristinare il califfato. (…) Il fatto che la resistenza palestinese abbia fatto frequente ricorso al terrorismo non stupisce: si tratta infatti del modo in cui le popolazione soggiogate sono solite reagire alla prepotenza dell’invasore. (…)
"Affermare che Israele e gli Stati Uniti sono uniti dalla comune minaccia del terrorismo significa scambiare la causa con l’effetto. Gli americani non hanno dato vita a un’alleanza con Israele perché hanno improvvisamente realizzato di trovarsi dinnanzi al grave pericolo del ‘terrrorismo globale’ e di avere assoluto bisogno degli israeliani per sconfiggerlo. La verità è, invece, che gli Stati Uniti hanno un problema con il terrorismo essenzialmente a causa del loro lungo sostegno a Israele".
Da La Israel Lobby, edizioni Mondadori, 2007, pagg. 80 a 85.