Ambasciatore ucraino afferma che riconosceranno presto Gerusalemme come capitale israeliana

Tel Aviv – MEMO. L’ambasciatore ucraino a Tel Aviv ha affermato che il suo Paese potrebbe presto riconoscere Gerusalemme come “capitale unica ed esclusiva” di Israele, e stabilire la sua missione nella città santa all’inizio del prossimo anno, secondo quanto riportato dai media israeliani.

Le dichiarazioni di Yevgen Korniychuk sono giunte in occasione di un evento a Gerusalemme, tenuto per celebrare i 30 anni di relazioni tra Israele e l’Ucrania, secondo quanto affermato dal Times of Israel.

“Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele è questione di mesi, non di anni”, ha affermato il giornale, citando Korniychuk.

Tuttavia, il diplomatico ha delineato “alcune condizioni nelle relazioni di sicurezza e difesa tra i Paesi” per il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico.

I suoi commenti sono stati rilasciati ​​dopo che il ministro israeliano degli Affari di Gerusalemme, Ze’ev Elkin, ha espresso la speranza che l’Ucraina apra una sede della sua ambasciata a Gerusalemme.

“Non appena avrò il permesso, lo farò immediatamente”, ha detto Korniychuk.

L’ambasciatore ucraino ha dichiarato che il suo Paese spera di aprire una sede della sua ambasciata a Gerusalemme il prossimo anno, durante la visita anticipata del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Finora, gli Stati Uniti e il Guatemala sono gli unici paesi ad aver trasferito le loro ambasciate a Gerusalemme.

Nel dicembre del 2017, l’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riconobbe ufficialmente Gerusalemme come capitale dello stato ebraico e, in seguito, spostò l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, rovesciando decenni di politica statunitense per la gestione della neutralità sulla città santa.

La mossa degli Stati Uniti ha innescato proteste diffuse nei Territori palestinesi e in diversi paesi, tra le condanne delle nazioni arabe e musulmane.

Anche gli alleati europei di Washington hanno criticato la mossa, avvertendo che la decisione degli Stati Uniti avrebbe peggiorato le relazioni tra palestinesi e israeliani, scatenando disordini nella regione.