Attivisti pro-Palestina colpiscono il cuore informatico di Israele

Londra-Ma’an e Quds Press. I media israeliani hanno riferito che domenica 7 aprile, e in seguito all’annuncio di un vasto attacco, fatto da Anonymous, gli hackers hanno messo fuori uso decine di siti web israeliani.

I militanti internazionali, solidali con la causa palestinese, hanno lanciato un’ampia offensiva elettronica contro le reti informatiche di un gran numero di istituzioni israeliane, comprese quelle della sicurezza, ben protette contro le intrusioni. Gli organizzatori dell’attacco, intitolato “tutti uniti per liberazione della Palestina”, hanno affermato che la loro mossa arriva “in risposta alle ingiustizie subite dal popolo palestinese, da parte di Israele”.

“Le vostre infinite violazioni dei diritti umani non si sono fermate”, ha dichiarato Anonymous, motivando il proprio attacco.

“Non avete bloccato le costruzioni negli insediamenti, né rispettato la tregua, (raggiunta a novembre tra Israele e Hamas), e avete dimostrato di non aver alcun rispetto per il diritto internazionale”, ha aggiunto.

Migliaia di hackers, provenienti da alcuni paesi del mondo, hanno condotto l’attacco, che potrebbe continuare per un mese intero. L’operazione in questione ha avuto un vasto eco sui media palestinesi e arabi, oltre alle pagine delle social network.

Mentre gli osservatori l’hanno definito: “estremamente accurato e sistematico”, le autorità israeliane hanno sminuito la portata dell’attacco informatico.

Avigdor Lieberman, presidente della Commissione Affari esteri e Difesa, e ex ministro degli Esteri israeliano, ha perfino dichiarato: “Questo attacco prova ulteriormente che il primitivo antisemitismo non è ancora finito”.

Dal canto suo, il governo israeliano ha negato che gli hackers fossero riusciti a sabotato importanti siti governativi, tra cui il sito web dell’ufficio del primo ministro israeliano e l’ufficio Centrale di statistica.

Il giornale ebraico Haaretz ha riferito che tra gli obiettivi c’era il sito della polizia israeliana, che tuttavia, è stato recuperato rapidamente.

Lo stesso giornale, citando una fonte del ministero della difesa israeliano, ha confermato che il sito del ministero era stato violato per un breve tempo.

Anonymous ha anche colpito una piattaforma di prodotti militari, di proprietà privata, affermando di aver raccolto indirizzi e-mail e numeri di carte di credito, ma la società in questione ha smentito.

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha respinto le accuse di Anonymous, circa gli arresti effettuati dalle forze israeliane ai danni degli hackers.

Il segno più evidente dell’attacco informatico sono state le foto del detenuto palestinese Maysara Abu Hamdiya, deceduto settimana scorsa in carcere, e quelle di Samer al-Issawi, oltre agli slogan che minacciano altri attacchi elettronici, “in risposta ai crimini israeliani contro il popolo palestinese, e in particolare quello della Striscia di Gaza”.

Il ministero dell’Interno di Gaza ha, tuttavia, lanciato l’allarme circa un possibile contrattacco israeliano ai danni dei siti palestinesi, facendo appello ai cittadini “per la massima cautela”.

Un altro quotidiano israeliano, il Jerusalem Post, ha riferito che gli hackers israeliani hanno già lanciato un contrattacco, violando il server che ospita il centro nevralgico dell’operazione anti-israeliana.

Ha riferito che il sito, OpIsrael, è stato violato da un hacker israeliano che si fa chiamare “EhIsR”.

L’hacker avrebbe pubblicato dei contenuti come “Israele è diventata una nazione nel 1312 avanti Cristo, 2000 anni prima della nascita dell’Islam”.

Dal canto suo, Roni Becher, dalla società, Avnet, che si occupa di sicurezza informatica ha dichiarato al Jerusalem Post: “In questa fase, assistiamo principalmente ad un’escalation di tensione e lotte di potere, tra hackers israeliani da un lato, e altri provenienti da vari gruppi, che si sono uniti ad Anonymous. Quest’ultimo sta aggiornando gli elenchi dei siti web che intende attaccare”.

“In generale, appare che molte organizzazioni stanno facendo degli sforzi per fermare l’attacco, o almeno ridurre i danni al minimo”, ha aggiunto.

In alcune dichiarazioni rilasciate  al quotidiano ebraico Yediot Ahronot, Yitzhak Ben Yisrael, ufficiale governativo israeliano, ha ritenuto che l’ondata di attacchi informatici è stata prevalentemente un fallimento.

“Finora, e come era previsto, non vi è stato alcun danno reale”, ha affermato Ben Yisrael.

“Anonymous non ha le competenze per danneggiare le infrastrutture vitali del paese. Se quella fosse la sua intenzione, l’attacco non sarebbe stato preannunciato. Lo scopo, invece, era quello di attirare l’attenzione dei media su alcuni problemi che le stanno a cuore”, ha concluso il funzionario israeliano.

Anonymous è un gruppo indipendente attivo nella difesa della libertà di opinione e di espressione, e impegnato nella lotta informatica. Fondato nel 2003, è riuscito a violare molti siti governativi e internazionali rilevanti, oltre a quelli di grandi aziende. Il giornale statunitense Time l’ha definito come uno dei gruppi più influenti del mondo, nel 2012.