Caso Chef Rubio, dove sta la minaccia alla Segre?

Di Lorenzo Poli. In questi giorni ha fatto clamore la lista di haters che hanno minacciato la senatrice a vita Liliana Segre. Martedì, a Milano, la senatrice ha presentato ai Carabinieri 24 denunce in relazione a messaggi di “odio di natura diffamatoria, spesso di carattere antisemita e contenenti auguri di morte” ricevute sui social network o via posta elettronica.
Alcune sono nei confronti di ignoti, che spetterà agli investigatori identificare, ma tra i noti c’è Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, conduttore tra il 2013 e il 2019 di trasmissioni dedicate al cibo di strada sui canali Discovery e in precedenza giocatore nella massima divisione del rugby con la maglia del Parma. 

Negli ultimi anni sono diventate note le sue posizioni fortemente critiche verso Israele, tanto che tre anni fa scrisse un tweet in cui definiva Israele “abominevole” in quanto Stato senza Costituzione fondato sul teocon, sull’ideologia sionista e sull’occupazione coloniale ed illegale dei Territori palestinesi e su un sistema di apartheid razzista paragonabile a quello del Sudafrica. Per quel tweet venne denunciato per “istigazione all’odio razziale” ed espulso dalla Rai: un provvedimento evidentemente politico per le sue posizioni filopalestinesi. 

La denuncia di Segre verso Chef Rubio si rifà ad un tweet che aveva pubblicato nell’aprile 2022, dove chiamava la senatrice a vita a rispondere ad una domanda: perché esporsi sulla Guerra in Ucraina senza mai pronunciare parola sul popolo palestinese? Ecco di seguito il tweet:“Palestinesi? ‘Non mi occupo di politica’. Cit. Liliana Segre. Vedo che però te ne occupi quando si tratta degli ucraini. Lasciami dire che il tuo silenzio sistematico nei confronti della pulizia etnica che il popolo palestinese sta subendo da 74 anni è disgustoso“.
E’ per caso un commento da hater? Da uno che minaccia di morte? O è una dichiarazione che  invita a prendere posizione? Se non si occupa di politica perché non prende una posizione chiara sulla questione palestinese essendosi esposta in modo magistrale, durante il governo Conte I, contro il razzismo, il fascismo e i suoi retaggi tra cui la proposta di Salvini di schedare le popolazioni Rom. 
In questo caso non c’è spregio e nemmeno doppio fine nella richiesta. É il richiedente che lecitamente pone la domanda ed il rispondente decide cosa, come o non rispondere. Certo è che se si vuole far passare una domanda per una “minaccia”, il problema non sta in chi chiede ma in colui che per non rispondere va sulla difensiva. 
Chef Rubio ha usato un’arma intellettuale, l’invettiva, che molti intellettuali non hanno mai usato per richiamare coloro che rivestono un ruolo istituzionale a rispondere delle loro prese di posizione o delle loro mancanza. Rubio ha, inoltre, fatto sapere in questi giorni su Twitter, in replica all’accusa di minacce:
A parte il fatto che non mi è arrivata nessuna denuncia e che non ho mai minacciato Liliana Segre. Chiedere a Liliana Segre di denunciare i crimini della colonia d’insediamento israeliana e dell’esercito nazista che da 74 anni porta avanti la pulizia etnica del popolo nativo palestinese (semita) sarebbe incitare all’odio? I silenzi di parte sono odio, non chi resiste…“.

D’altronde non si può parlare di antisemitismo in quanto anche i palestinesi sono popolazioni semite. Come scrisse Luigi Fioravanti nel 2019 su Mosaico di Pace:
“Anche i palestinesi sono semiti, eppure l’odio e il disprezzo dei palestinesi (e la negazione dei loro diritti), praticato dalla maggioranza degli israeliani – in primis i coloni – che appoggiano i partiti della destra, non destano né scandalo, né allarmi, né condanne: non è anche questo antisemitismo? Perché di questo antisemitismo mai si parla? Perché anche solo a nominarlo si passa guai?Non bisogna confondere la critica con l’odio perché sono due cose molto diverse; chi accusa di antisemitismo i critici (anche se amici) della politica israeliana nei confronti dei palestinesi (il governo israeliano questo fa sistematicamente), lo fa per screditare, offendere e zittire i dissenzienti, e non rispondere alle loro critiche. Se confondiamo a bella posta la critica con l’odio, se annoveriamo tra gli antisemiti i critici dei governi israeliani, si usa in modo disonesto la parola, utilizzandola come arma terribile di offesa; e si fa un gran favore ai veri antisemiti”.
https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/approfondimenti/la-parola-a-voi/1374-anche-i-palestinesi-sono-semiti

Lecito sarebbe anche chiedere come mai, se la Senatrice Segre non si occupa di politica (pur rivestendo il ruolo politico e onorifico di Senatrice a vita) si sia espressa in favore del popolo ucraino. Come mai, essendo da sempre un’attivista antirazzista e antifascista, non si è espressa sulla presenza di battaglioni paramilitari dichiaratamente antiebraici, neonazisti, eredi del nazista ucraino Stephan Bandera che collaboroò nello sterminio degli ebrei? Perché non si è espressa su questi battaglioni affiliati all’Esercito Nazionale Ucraino che per otto anni hanno commesso crimini di pulizia etnica nei confronti delle popolazioni russofone del Donbass, riconosciuti da OCSE e denunciati da Amnesty International. De facto, giornalisticamente, queste sono domande non minacce. Sono delle richieste che parte dell’opinione pubblica italiana fa da tempo e pretende delle risposte.