Crisi elettrica di Gaza: c’è speranza per l’incontro Haniyah-Mursi

Crisi elettrica di Gaza: c’è speranza per l’incontro Haniyah-Mursi

Gaza – Speciale InfoPal. Da almeno 33 anni non si registrava una stagione estiva così afosa a Gaza, e quest’anno il caldo coincide con il mese di digiuno del Ramadan. In alcune giornate si arriva anche a 35 gradi e continua il disagio per la mancanza di elettricità.

La gente a Gaza non riesce a trascorrere serate tranquille, è proibito guardare tutti insieme una delle tante soap opera tipiche del periodo di Ramadan. Per molti Israele e l’assedio che impone su Gaza sono i principali responsabili, ma numerosi altri imputano la causa del persistere dell’assedio all’inerzia egiziana. 

La vità è ferma. Walaa’ ‘Abdelruf, casalinga, racconta alcuni particolari di una giornata senza corrente elettrica, a volte anche fino ad otto ore al giorno. “Tutto si ferma e, spesso, l’erogazione di corrente è debole”, dice la donna.

“I primi a dare l’avviso dell’arrivo della corrente sono i bambini che urlano in casa per la gioia di poter guardare i cartoni animanti Gli uomini siedono fuori per sopportare meglio l’afa.

“Il lavoro domestico paga serie conseguenze per la mancanza di elettricità. Siamo costretti a consumare cibo in scatola. In questo periodo proviamo l’imbarazzo di non avere corrente quando ci vengono a fare visita gli ospiti. Possiamo accendere appena un ventilatore”.

Il problema dei tagli all’elettricità a Gaza dura dal 2006, da quando la resistenza palestinese catturò l’ex caporale israeliano Gilad Shalit. Da allora, come forma di punizione collettiva, Israele priva il territorio assediato della libertà di introdurre il carburante necessario per il funzionamento dell’unica centrale elettrica di Gaza, per alimentare i generatori dell’impianto.

Soluzioni parziali. Mohammed Gazal, un altro cittadino di Gaza, confida che la sua situazione è un po’ migliore rispetto al passato grazie alla disponibilità di un generatore, ma che tuttavia, quando viene a mancare il carburante, si è punto e a capo.

“I generatori non funzionano a oltranza, ma suppliscono quei momenti in cui la corrente è tanto più necessaria. Quando non entra il carburante la mia condizione non differisce da quanti non dispongono nemmeno di un piccolo generatore come il mio.

“E comunque siamo poi limitati dall’utilizzarlo perché, nel mese di Ramadan, quando mia moglie deve preparare l’ultimo pasto prima dell’alba, il suhur, il rumore del generatore sveglia il vicinato”.
Mohammed, come altri palestinesi incontrati a Gaza, sostiene che dal 2006 non ci sia stata alcuna vera soluzione al problema dell’elettricità.

Cosa fa il governo di Gaza. L’azione del governo locale è stata puntata su appelli e cooperazione con l’estero, ma l’intervento esterno non è riuscito a garantire una soluzione nel lungo periodo.

Il lato egiziano si era impegnato ad aumentare le ore elettricità a Gaza, promettendo di collegare Gaza alla centrale di al-‘Arish, oltre a rilasciare dichiarazioni a favore dell’introduzione di altro carburante a Gaza.

Dall’ultima visita al Cairo del premier Isma’il Haniyah, la popolazione palestinese, tuttavia, sostiene di riporre molte speranze. La nuova presidenza di Mohammed Mursi è motivo di ulteriori aspettative.

I contenuti dell’incontro Haniyah-Mursi. Per il portavoce di governo, Taher an-Nunu, l’incontro tra Mursi e Haniyah ha rappresentato una svolta nei rapportoitra Egitto e palestinesi. Nel comunicato stampa di giovedì scorso, an-Nunu ha detto che le due leadership hanno discusso proprio di problematiche derivanti dall’assedio e di affari politici con la riconciliazione nazionale.

Anche per risolvere la crisi elettrica sono state pensate nuove misure da applicare al valico di Rafah, aperto 12 ore, dalle 9 del mattino con un alleggerimento nelle disposizioni da parte egiziana.

Hanyah avrebbe ricevuto da Mursi la rassicurazione di un aumento della quantità di carburante a Gaza, quello donato dal Qatar, rimasto bloccato a Suez.