Diario di don Nandino Capovilla, Benvenuti in Palestina.

Diario di don Nandino Capovilla

BENVENUTI IN PALESTINA

5 agosto 2007

 

36 ore in Palestina. Tanti i volti delle persone già incontrate, i nomi

imparati, le immagini che ci rimbalzano in mente. Siamo arrivati in questa terra per vedere con i nostri occhi cio’ che troppo spesso viene descritto solo parzialmente, per diventare voce di questo popolo e  far risuonare le coscienze.

 

Maha Saca è una donna palestinese di Betlemme che ha deciso di riunificate il suo popolo riscoprendone le tradizioni e la cultura.

Nel suo atelier accoglie ed espone con cura gli abiti caratteristici di ogni luogo della Palestina, perché "dietro ad ogni vestito c’é un’identità ".

 

Jad Issac è il direttore generale della Applied Research Institute. Con

passione e lucidità ha spiegato la situazione geopolitica della sua terra

con 90 mila coloni dei principali insediamenti della Cisgiordania (Territori Occupati), con 576 check-points che impediscono liberi spostamenti, con il 54% del territorio palestinese occupato da colonie, posti di blocco e strade esclusivamente israeliane, con l’80% delle fonti d’acqua palestinesi sfruttate dagli insediamenti israeliani.

 

Adman e Musa sono due palestinesi, rispettivamente cristiano e musulmano, che insieme collaborano con il Centro di dialogo interreligioso di Betlemme. Sembrerà strano ma il vero problema sono le difficoltà quotidiane dovute all’occupazione militare israeliana, non le differenze tra le due fedi che invece coesistono da 14 secoli nella

condivisione totale di cultura, lingua, tradizione, canzoni e danze… perché sono un unico popolo.

 

Suor Silvia, suor Donatella e suor Erika del Caritas Baby Hospital di Betlemme accolgono insieme al personale medico e infermieristico locale i tanti bimbi, cristiani o musulmani che siano, nella unica struttura ospedaliera pediatrica della Cisgiordania. In assenza di un’unità chirurgica le suore si trovano spesso nella necessità di accompagnare a Gerusalemme i piccoli pazienti in gravi condizioni, ma la presenza invasiva del muro che ha imprigionato queste terre, troppo spesso porta a conseguenze drammatiche irreversibili ritardando il trasferimento per mancanza di permessi negati dall’autorità israeliana.

 

Clemens è una signora che abita a 5 metri dal muro. Questo serpente di cemento alto 9 metri l’ha separata dalla casa della figlia e le ha sottratto la terra e gli olivi. Ogni venerdì pomeriggio recita con le suore del Caritas Baby Hospital e chi altro vuole unirsi la preghiera del Rosario lungo il muro. “Sicuramente il muro con la preghiera non cadrà, ma è l’unico strumento che ci è rimasto per continuare a sperare”.

 

Le mamme dei tanti bambini ricoverati al Caritas Baby Hospital ci salutano e ci sorridono, certe che le nostre visite fin dentro i reparti siano un segno di vicinanza e condivisione della loro sofferenza e non un’intrusione nella vita privata.

 

Queste sono solo alcune delle tante persone incontrate che ci hanno testimoniato la più efficace forma di resistenza non violenta attraverso determinazione, tenacia e coraggio. Ma il benvenuto in Palestina non ci è stato dato soltanto da questi nuovi amici.

Scioccante il muro che ostruisce l’ingresso a Betlemme e che, beffardo, augura ai pellegrini “Peace be with you”.

Ma del muro dell’apartheid vi racconteremo approfonditamente nei prossimi giorni.

 

Don Nandino, Silvia, Chiara, Fabiola, Stefano, Elisa, Federica, Eugenio, Caterina, Francesca, Rachele, Claudia 

 

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