Gaza – InfoPal. Nella storia dell’occupazione israeliana, la lingua ebraica è stata genericamente conosciuta o anche solo familiare alla popolazione palestinese.
Lo diceva anche un detto profetico: “imparare la lingua di un altro popolo è una nobile qualità”; mentre altri hadith riportano che il profeta Mohammed avrebbe detto: “conoscere la lingua del nemico, aiuta ad affrontarlo e a prevederne le intenzioni nella guerra”.
Sotto occupazione israeliana, nelle scuole medie e superiori di Cisgiordania e Gaza, si è sempre insegnata la lingua ebraica; poi, dal 1994 a Gaza ne è stato decretato l’annullamento tra le lingue straniere previste nei programmi.
Tra queste, l’inglese riceve un’attenzione particolare. Nelle università, ad esempio, sono previsti curricula interamente in lingua inglese. Gli studenti palestinesi devono studiarlo dall’inizio della carriera scolastica, fino all’università.
Ora Ziyad Thabit, sottosegretario al ministero per la Pubblica Istruzione di Gaza, ha annunciato il ripristino dell’insegnamento della lingua ebraica nelle scuole di Gaza a partire dal prossimo anno scolastico.
L’insegnamento delle lingue straniere a Gaza. “Oltre a riattivare l’insegnamento dell’ebraico, prevediamo, per il prossimo futuro, l’inserimento del turco e non soltanto nelle scuole pubbliche, ma pensiamo di inaugurare istituti linguistici ad hoc nei quali si insegnerà anche l’ebraico”, dice il funzionario.
“Sebbene si tenti di armonizzare il settore tra le due aree territoriali palestinesi, questa decisione riguarda espressamente il ministero della Striscia di Gaza”. E infatti, nessun commento viene rilasciato al riguardo dal governo di Ramallah.
‘Adnan Abu ‘Amer, preside della Facoltà di Comunicazione all’Università di Gaza ed esperto di affari israeliani, chiede di non imporre agli studenti questa decisione, ritenendo la fase attuale ancora molto sensibile da un punto di vista politico. ‘Amer invita a non farlo soprattutto alle elementari o alle medie.
Lavorare sulla sensibilizzazione. “Posso capire come l’apprendimento della lingua ebraica sia di maggior interesse a livello superiore e universitario, ma insegnarla ai primi livelli dell’istruzione non ha alcun effetto politico, nazionale, né scientifico né educativo”.
Per ‘Amer, infatti, insegnare la lingua ebraica a Gaza ha risvolti politici di un certo spessore, e dice: “Potrebbe essere letto come un metodo di ebraicizzare l’istruzione, come ha fatto Israele nei Territori occupati nel ’48, e la cui guerra continua ancora oggi, imponendo curriculum e lingua ebraica per l’apprendimento”.
‘Capire il nemico’. A Mohammed Labad, studente alle medie, non dispiace l’idea di inserire la lingua ebraica nelle scuole. Il ragazzo crede che si sarebbe dovuto fare molto tempo fa.
“Mentre nell’istruzione, l’inglese è fondamentale, la lingua ebraica è importante poiché è ‘la lingua del nemico’”, dice Mohamemd riprendendo il detto profetico summenzionato.
Suo padre aveva lavorato in Israele e aveva imparato presto l’ebraico. L’uomo la considerava una lingua estremamente semplice, anche più dell’inglese.
Du’aa Hammad, studentessa alle superiori, è altrettanto entusiasta della notizia. Per la ragazza, la rilevanza di imparare l’ebraico è tutta rivolta alla comprensione della stampa. “Monitorare i media israeliani è un nostro compito, dobbiamo capire meglio la loro politica”.
‘Anche se in ritardo, buona la scelta del ministero’. “Israele ha mistificato la percezione di arabi e palestinesi, lo sappiamo bene, ma credo che il nostro ministero avrebbe dovuto optare per questa scelta molto tempo fa. La conoscenza della lingua ebraica è il miglior mezzo per capire fino in fondo la brutalità e la viziosità dell’occupazione”, dice Du’aa.
Altri studenti diranno invece di non vederne l’utilità.
Così è per esempio per ‘Ammar Akram, alle medie. Per ‘Ammar, che non vede di buon grado la decisione ministeriale, si tratta solo di un’altra materia da studiare.
“Non dico che l’ebraico non sia utile, ma forse lo sarebbe per chi deve avere dei contatti o lavora con l’occupante. Non ci serve per capire meglio la loro propaganda”.
La studentessa Halaa’ Sa’ad la pensa come ‘Ammar. Sebbene non neghi l’importanza per i palestinesi di studiare l’ebraico, Halaa’ pensa all’ulteriore materia da dover studiare come un fardello, considerando già sufficientemente corposi i programmi di studio palestinesi attualmente in vigore.