Due attacchi a Hebron, sospetti fuggono

350227CHebron-Ma’an. Due attacchi distinti con armi da fuoco sono stati eseguiti nel distretto di Hebron, Cisgiordania occupata, questa domenica, secondo quanto affermato dai media e dall’esercito israeliano.
Un portavoce dell’esercito israeliano ha dichiarato a Ma’an che l’attacco ha avuto luogo in un raccordo militare a sud di Hebron, dove le forze di sicurezza israeliane sono di stanza, senza dare ulteriori dettagli.
Media israeliani hanno affermato che un soldato israeliano è stato ferito lievemente o moderatamente alla gamba e che le forze di sicurezza stanno cercando il sospettato.
Nella stessa giornata, un palestinese armato sembra che abbia sparato contro un israeliano, ferendolo, fuori dalla moschea di Ibrahimi, prima di fuggire.
L’esercito israeliano ha confermato a Ma’an che l’attacco è stato eseguito al di fuori della moschea, situata nella Città Vecchia di Hebron.
L’aggressore sembra aver aperto il fuoco da lontano, colpendo una donna israeliana prima di darsi alla fuga, secondo quanto affermato dai media israeliani. Le forze israeliane nell’area hanno dato il via ad una caccia all’uomo contro l’aggressore.
Il servizio d’emergenza israeliano Magen David Adom ha affermato che i paramedici hanno soccorso una vittima di 19 anni in condizioni moderate.
Un testimone oculare che si trovava sul posto al momento dell’attacco ha dichiarato a Ma’an a seguito dell’attacco sono stati dislocati nell’area soldati israeliani che hanno bloccato tutte le strade che portano alla moschea.
La moschea di Ibrahimi ha fatto da palcoscenico a diversi attacchi contro militari e coloni israeliani, che sono cominciati con un’onda che si è sparsa per i Territori palestinesi occupati, a ottobre.
Il sito sacro – anche conosciuto come Grotta dei Patriarchi – è da molto un “punto caldo”, localizzato nella Città Vecchia sotto completo controllo militare israeliano.
Sempre domenica, residenti locali hanno dichiarato a Ma’an che l’esercito israeliano ha prolungato un ordine, dichiarando le aree della Città Vecchia di Hebron come zona militare ristretta, per un periodo rinnovabile di un mese.
La zona è stata così dichiarata a novembre e da allora sono state negate tutte le entrate, fatta eccezione per i coloni israeliani e i residenti palestinesi, che sono stati obbligati a registrarsi per poder accedere alle loro case e alle aree vicine.
Hebron è divisa dal 1997, e la maggior parte della città è sotto la giurisdizione dell’Autorità Palestinese, mentre la Città Vecchia e le aree circostanti sono sotto il controllo militare israeliano, conosciute come H2.
Nell’area H2 risiedono 30 mila palestinesi e a circa 800 coloni israeliani, che vivono sotto la protezione delle forze israeliane.
L’esercito ha promesso, a seguito della chiusura di novembre, di mantenere la normalità per i residenti. Tuttavia, il gruppo per i diritti umani B’Tselem ha affermato: “Non c’è alcuna normalità nella vita a Hebron da diversi giorni, e le misure prese in nome della sicurezza sono draconiane e non sono dettate dalla realtà”.
Quest’ultima onda di violenza ha ucciso circa 140 palestinesi e  21 israeliani dal 1° di ottobre.
I leader palestinesi hanno già condanno gli attacchi, ma hanno criticato Israele per la sua risposta alla recente violenza.
All’inizio di questo mese, mentre condannava gli attacchi, un funzionario della Nazioni Unite ha affermato che “le ingiustizie associate ad un’occupazione che non mostra nessuna probabilità di conclusione alimenterà la prospettiva – specialmente tra i più giovani – che non hanno nulla da perdere nel sacrificare le loro vite”.
Traduzione di F.H.L.