Esperti ONU: azioni immediate per fermare gli sfollamenti e le annessioni forzate israeliane nei Territori occupati

Esperti ONU: azioni immediate per fermare gli sfollamenti e le annessioni forzate israeliane nei Territori occupati

Gerusalemme Est/al-Quds – MEMO. Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha chiesto alla comunità internazionale di prendere immediatamente misure per fermare gli sgomberi forzati e lo spostamento dei palestinesi a Gerusalemme Est, come parte dell’annessione della città da parte di Israele e della “de-palestinizzazione” della città.

Gli esperti delle Nazioni Unite sono Francesca Albanese, Relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nel Territorio palestinese occupato dal 1967, Balakrishnan Rajagopal, Relatore speciale sul diritto all’abitazione adeguata e Paula Gaviria Betancur, Relatrice speciale sui diritti umani delle persone sfollate internamente.

“Gli occhi del mondo si sono concentrati sull’impudenza di Israele ad al-Aqsa, sui razzi sparati da Gaza, Libano e Siria, con attacchi mortali contro civili israeliani e internazionali che fanno notizia. Nel frattempo, le morti palestinesi, dieci volte superiori, non fanno così notizia”, hanno detto gli esperti, aggiungendo che nonostante gli sforzi di organizzazioni internazionali e attivisti, “i palestinesi sotto l’occupazione israeliana continuano ad essere costretti ad abbandonare le proprie case e a essere spossessati delle loro terre e proprietà sulla base di leggi discriminatorie”.

Hanno aggiunto che tali leggi sono state progettate per consolidare la proprietà ebraica a Gerusalemme, alterandone irreversibilmente la composizione demografica e lo status.

Hanno inoltre affermato che “il trasferimento della propria popolazione da parte di Israele nel territorio occupato conferma l’intenzione deliberata di colonizzare il territorio che occupa, una pratica strettamente proibita dal diritto umanitario internazionale”, ribadendo la loro precedente affermazione che “si tratta di un crimine di guerra esplicito”.

Secondo gli esperti, circa 150 famiglie palestinesi nei quartieri adiacenti della Città Vecchia di Gerusalemme, come Silwan e Sheikh Jarrah, sono a rischio di sgombero forzato e trasferimento dalle autorità israeliane e dalle organizzazioni di coloni.

“Nel corso degli ultimi decenni, centinaia di proprietà palestinesi nella Gerusalemme Est occupata sono state occupate dai coloni, in parte a causa di una legge che pretende di consentire il trasferimento delle proprietà ebraiche pre-1948 ai ‘proprietari ebrei originali’ o ai loro ‘eredi’”. Secondo gli esperti, la legge aiuta le organizzazioni di coloni a espropriare le proprietà palestinesi attraverso una manipolazione della legge”.

“E’ una vera e propria ‘giurisprudenza’ in azione. La legge è discriminatoria e acquisitiva già per com’è disegnata, e non esiste alcun diritto di restituzione per i più di 1 milione di palestinesi ed i loro discendenti che sono stati sfollati e privati delle loro terre a Gerusalemme, in Israele, e nel resto della Cisgiordania e della Striscia di Gaza a partire dal 1947 e dal 1967. Essi sono ancora in attesa di giustizia”, hanno dichiarato gli esperti dell’ONU.

Gli esperti hanno espresso una preoccupazione specifica per tre famiglie di Gerusalemme Est: la famiglia Shehade a Silwan, la famiglia Ghaith-Sub Laban nella Città Vecchia e la famiglia Salem, a Sheikh Jarrah.

Secondo gli esperti, nonostante queste famiglie vivano nelle loro case da decenni con un contratto di locazione protetto, affrontano da anni cause di sfratto presentate da organizzazioni di coloni che cercano di prendere possesso delle loro proprietà. “La famiglia Ghaith-Sub Laban ha già esaurito tutte le vie legali per contestare l’ordine di sfratto, e le autorità israeliane hanno notificato loro un avviso per liberare la casa entro il 25 aprile o subire uno sfratto forzato”, hanno osservato.

Gli esperti hanno notato che ciò costituisce una “violazione evidente” del diritto internazionale, il quale non conferisce alla potenza occupante l’autorità di modificare la legge locale, a meno che non sia strettamente necessario per motivi di sicurezza. “L’interesse e l’intento coloniale dei coloni non sono una necessità di sicurezza”, hanno detto gli esperti.

“L’istituzione e l’espansione delle colonie costituiscono una grave violazione del diritto internazionale, perseguibile ai sensi dello Statuto di Roma. Nessuno Stato dovrebbe acconsentire passivamente a questi atti illegali per soppiantare i diritti dei palestinesi all’autodeterminazione, ad una casa adeguata, alla proprietà e alla non-discriminazione”, hanno sottolineato gli esperti.

Hanno sottolineato che “per i palestinesi, godere dei diritti umani è una speranza lontana, poiché la soppressione di questi diritti fa parte della stessa architettura dell’occupazione israeliana.

“L’occupazione che dura da quasi 56 anni e il modo in cui essa può agire con impunità generale e senza conseguenze, fa della legge internazionale una farsa e mina la credibilità del sistema incaricato di farla rispettare.

“L’occupazione deve finire con la massima celerità e, fino a quel giorno, Israele deve adempiere pienamente agli obblighi del diritto umanitario internazionale e delle leggi internazionali sui diritti umani”.

Gli esperti hanno detto di aver sollevato tali questioni ripetutamente con il governo israeliano, ma finora senza alcuna risposta.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.