Fotoreporter palestinese: “Ho smesso di filmare perché io e i miei figli stiamo morendo di fame”

Gaza. Dall’inizio dell’operazione Al-Aqsa Flood/Ciclone Al-Aqsa, il 7 ottobre, il quotidiano francese La Croix è in contatto con il giornalista e fotografo palestinese Abed Zaqut, per riferire sulla sua vita quotidiana sotto il bombardamento israeliano in corso e per documentare la distruzione che ha colpito la sua terra, la Striscia di Gaza. Tuttavia, tre giorni fa, Zaqut ha dovuto interrompere le riprese a causa della fame di cui soffrono lui e i suoi figli. Oggi lancia un appello a tutti affinché salvino lui e la sua famiglia.

Zaqut, 37 anni, racconta nel suo ultimo messaggio: “Prima della guerra vivevo nel sud della Striscia di Gaza. Lavoravo come giornalista freelance e fotografo per numerose agenzie di stampa”.

Ha spiegato come è stato sfollato: “All’inizio del conflitto, mi sono rifugiato con la mia famiglia nell’ospedale Al-Nasser, nel cuore della città di Khan Yunis. È da lì che mi reco nelle zone bombardate e seguo gli eventi”.

“Da quando Israele ha intensificato la sua offensiva militare nel sud, dopo la tregua, e ha preso d’assalto Khan Yunis, mi sono trasferito nella città di Rafah. Ecco, vi scrivo dalla tenda dove vivo, nel freddo gelido di Rafah. I miei figli sono malati e soffrono”, ha aggiunto.

“Noi giornalisti e fotografi lavoriamo a stomaco vuoto. Dobbiamo affrontare sfide considerevoli nel fornire cibo ai nostri figli e nel trovare poco pane. Produciamo storie fotografiche e video sulla fame e la sete, mentre i nostri figli hanno fame e sete”, ha sottolineato.

Zaqut ha sottolineato che “come giornalista indipendente, non sono parte di questo conflitto che colpisce il mio Paese, ma l’esercito israeliano non fa distinzione tra civili e combattenti. Ho interrotto le riprese due giorni fa. Non posso più farlo. Sto morendo di fame. Scusate se non riesco a trovare le parole giuste”.

Ha concluso il suo messaggio dicendo: “I giornalisti affiliati alle agenzie hanno potuto essere evacuati ma nessuno aiuta i giornalisti indipendenti. Aiutateci, stiamo andando verso la morte”.

(Fonti: PIC e Quds News)