Gennaio 2011. ‘Tutto quel che è successo sulle colline di at-Tuwani’

Riceviamo e pubblichiamo dagli attivisti di “Operazione colomba” 

Gennaio 2011. “Tutto quel che è successo sulle colline di at-Tuwani” 

Problemi con la scorta militare che accompagna gli scolari da Tuba a Maghayir 

Al-Abid (provincia di al-Khalil/Hebron). Durante il mese scorso, abbiamo continuato a riscontrare inadempienze da parte della scorta militare in questione. In un'occasione, i coloni hanno attaccato i bambini lungo la strada per andare a scuola. 

Al mattino, la scorta è stata puntuale e i soldati hanno compiuto il loro dovere. Nel pomeriggio, i bambini hanno dovuto spesso aspettare i soldati, i quali, peraltro, non hanno quasi mai camminato insieme a loro, e non li hanno mai accompagnati fino al termine dell'area delle cascine, com'era loro richiesto. In due casi la scorta non è arrivata, e i bambini sono stati accompagnati dagli attivisti internazionali lungo la strada secondaria, dove vi è il rischio di essere aggrediti. 

Domenica 02/01. Nel pomeriggio, la scorta non si è fatta vedere nonostante le diverse chiamate effettuate dagli attivisti per esortare l'esercito. Sono stati così i membri di Operazione Colomba ad accompagnare i bambini a piedi; per fortuna, non si sono avuti problemi. 

Domenica 16/01. La jeep militare ha superato i bambini, si è fermata vicino a una serra ed è  subito ripartita, con i bambini che le correvano dietro. 

Lunedì 17/01. Al mattino, la jeep militare si è fermata all'inizio delle cascine e due soldati hanno cominciato a camminare insieme ai bambini. Più avanti, la jeep li ha raggiunti e i due militari sono saliti, interrompendo la scorta. Il pomeriggio, la jeep è arrivata da Ma'on fermandosi a metà strada ed aspettando gli scolari. Questi camminavano davanti, mentre il veicolo li seguiva da dietro. Più tardi la jeep si è fermata ed i bambini hanno dovuto aspettare da soli per un po', lontani dalla scorta. Alla fine la jeep li ha raggiunti, completando la missione. 

Mercoledì 19/01. La scorta non si è presentata all'accompagnamento mattutino, e i bambini hanno  deciso di andare a scuola a piedi, lungo la strada secondaria. Un colono è uscito dall'avamposto con la sua macchina cercando d'inseguire i bambini, ma un attivista l'ha fermato. Altri due coloni sono usciti da Havat Ma'on (uno di loro mascherato) per spaventare i bambini, ma per fortuna non è successo nient'altro. Gli studenti sono arrivati a scuola alle 8.25, perdendo così mezz'ora di lezione. Per ulteriori informazioni sul comportamento delle scorte militari durante l'anno scolastico 2009/2010, consultate il rapporto “The Dangerous Road to Education. Palestinian Students Suffer Under Settler Violence and Military Negligence” (“La pericolosia via dell'istruzione. Studenti palestinesi soffrono per le violenze dei coloni e l'inadempienza dei militari”) all'URL http://goo.gl/CXfi9 

Danni dei coloni alle proprietà palestinesi 

Mercoledì 19/01. Mentre due “Colombe” stavano rientrando da Tuba, dal colle Meshakha hanno  avvistato due coloni a valle: uno di loro aveva il volto coperto, mentre l'altro arava la terra con un trattore. Quando le “Colombe” hanno iniziato a filmarli, i coloni li hanno inseguiti per scacciarli. Dopo un po', altre due “Colombe” hanno raggiunto Meshakha; nel giro di venti minuti, i coloni sono ritornati all'avamposto. In seguito all'accaduto, il proprietario ha sporto denuncia presso le autorità israeliane. 

Giovedì 20/01. Mentre camminavano vicino alla valle Meshakha, le “Colombe” hanno visto un colono che pascolava delle pecore. Quando quest'ultimo ha scorto gli attivisti, si è diretto verso di loro (mascherato) per scacciarli. Quindi, ha chiamato un altro colono dell'avamposto coloniale. A quel punto, le “Colombe” hanno deciso di ritornare al villaggio. 

Sabato 23/01. Poco dopo mezzogiorno, un uomo armato ha ucciso due animali vicino al villaggio di Maghayer al-Abid. Due pastori adolescenti raccontano che stavano abbeverando il gregge della loro famiglia ad un pozzo, situato appena a monte del villaggio, quando un uomo è arrivato di corsa, brandendo un M-16 e sparando quattro o cinque colpi al cane dei due ragazzi. L'assalitore ha quindi cercato di disperdere il gregge prendendo a calci una pecora e lanciandole delle pietre sulla testa. Il cane è perito sul colpo, con quattro fori di proiettile nel corpo, mentre la pecora è morta circa due ore dopo l'aggressione. I due ragazzi hanno quindi seguito l'uomo da lontano, vedendolo entrare nella colonia di Havat Ma'on. Un'ora e mezza dopo l'incidente, le autorità israeliane sono giunte ad indagare sul crimine ed a raccogliere testimonianze tra i presenti. 

Soldati che perseguitano i palestinesi. Durante l'intero mese di gennaio, la polizia di confine e l'esercito hanno ininterrottamente pattugliato l'area del villaggio di at-Tuwani, giorno e notte. Alcune volte ha piazzato un checkpoint dentro al villaggio, altre volte non lontano da questo. Riportiamo in particolare i due seguenti episodi. 

Lunedì 03/01.In serata, gli attivisti sono stati informati che alcuni soldati e coloni si trovavano all'entrata di at-Tuwani. Giunte sul posto, le “Colombe” hanno visto un carro armato e una macchina con quattro coloni a bordo. I militari hanno quindi riferito alle “Colombe” che i coloni li avevano chiamati denunciando un tentativo di furto ad Havat Ma'on. Altre jeep militari sono arrivate più tardi,  oltre a una jeep della polizia di confine e ad una macchina della polizia di Stato israeliana. Più tardi, i coloni sono andati via scortati da una jeep militare, e una macchina palestinese proveniente da at-Tuwani è stata fermata per venti minuti, prima di essere costretta a tornare indietro. Quindi, le forze dell'ordine hanno cominciato a pattugliare l'area del villaggio. I soldati hanno dichiarato di voler solo garantire la sicurezza della gente di at-Tuwani, evitando un attacco dei coloni ai danni del villaggio. Alle nove e mezza di sera, la polizia di confine e quella di Stato hanno lasciato il villaggio. 

Martedì 11/01. Nel pomeriggio, gli attivisti internazionali sono arrivati ad Umm al-Khayr e si sono trovati davanti tre jeep militari, un carro armato, una macchina della polizia e due macchine di coloni. Un palestinese discuteva ad alta voce con i soldati, e i soldati e la polizia cercavano di calmarlo. Dopo un po', l'esercito e la polizia sono partiti. I palestinesi hanno riferito che i coloni stavano tirando via le pietre che i primi usavano per bloccare una strada, dalla quale solitamente arrivano dei bulldozer per invadere il villaggio. I palestinesi avevano quindi chiamato la polizia, che era accorsa insieme all'esercito. I coloni erano andati via, e l'esercito aveva costretto tutti gli abitanti di Umm al-Khayr a fare lo stesso, tranne un uomo in età avanzata, al quale hanno chiesto spiegazioni. Un soldato l'ha anche minacciato caricando il proprio fucile.

Limitazioni ai movimenti: i checkpoint.Durante il mese scorso, l'esercito e la polizia di confine hanno creato circa quindici checkpoint nell'area di at-Tuwani. In molte occasioni, i soldati e i poliziotti sono stati molto aggressivi nei confronti degli attivisti, spesso intimando loro di andarsene e di non filmare. Tendenzialmente, le macchine dei palestinesi venivano fermate per lungo tempo (oltre un'ora), senza motivo. Qui di seguito riportiamo gli eventi più importanti. 

Domenica 09/01. Nel pomeriggio, una jeep piena di soldati si è fermata ad at-Tuwani, in corrispondenza di una scuola. Qui ha atteso dieci minuti, prima di mettersi in  movimento sulla strada per Jinba, dove i militari hanno fermato una macchina. All'interno vi erano sei palestinesi tra cui una donna inferma, diretta all'ospedale di Yatta. I soldati li hanno tenuti fermi quindici minuti, per poi lasciarli andare. 

Domenica 23/01. All'arrivo delle “Colombe”, una jeep militare ed una macchina palestinese 
erano ferme per un controllo. I soldati hanno ordinato agli attivisti di avvicinarsi e mostrare il contenuto delle videocamere. Quando hanno visto un breve filmato del checkpoint, hanno ordinato di cancellarlo, minacciando di chiamare la polizia. Le “Colombe” hanno cancellato il video e si sono 
allontanate. Dopo un minuto, una jeep della polizia di confine è venuta a dare il cambio all'altra. Le “Colombe” sono quindi tornate al checkpoint cercando di parlare con il palestinese che era stato fermato. Quest'ultimo ha fatto in tempo a dichiarare di essere lì da due ore, dopodiché il poliziotto ha ordinato agli attivisti di andare via. Ciononostante, le “Colombe” sono rimaste nei paraggi, osservando la polizia di confine che fermava una seconda macchina e la perquisiva. Nel frattempo, un mezzo della polizia di Stato è arrivato ed ha portato via il primo palestinese con la sua macchina. La polizia di confine ha quindi lasciato l'area una volta terminata la seconda perquisizione. 

Martedì, 25/01. All'arrivo delle “Colombe”, une jeep della polizia di confine era ferma all'incrocio della valle Khalli: il poliziotto aveva fermato un taxi palestinese e stava guardando dentro al motore. Quando gli attivisti hanno cercato di parlare al tassista, i poliziotti hanno ordinato loro di andarsene. Stavano inoltre impedendo al palestinese di usare il cellulare. Dopo un po', restituitigli i documenti, lo hanno lasciato andare, spostandosi sull'incrocio con la statale. Qui sono stati raggiunti da un'altra jeep della polizia di confine e da una jeep militare. Più tardi, quest'ultima ha lasciato l'appostamento insieme ad uno degli altri due veicoli, e dopo qualche minuto anche l'ultima jeep ha lasciato l'incrocio. 

Sabato 29/01.Due jeep della polizia di confine si sono fermate vicino alla moschea per controllare il motore di una macchina. Quindi si sono dirette verso la scuola e hanno controllato il motore di un'altra auto parcheggiata lì, oltre ai documenti del conducente. Quando una “Colomba” si è avvicinata, un poliziotto le ha chiesto il passaporto. 

Lunedì 31/01. Un membro del Comitato popolare di resistenza non-violenta ha riferito alle  “Colombe” di essere stato fermato per un'ora, senza che l'esercito gli permettesse di chiamare qualcuno. Gli Attivisti sono arrivati dopo, e non hanno assistito alla scena 

Attacchi dei coloni agli attivisti internazionali 

Domenica 23/01. Al mattino, due “Colombe” sono andate al villaggio di Umm al-Khayr per scortare dei pastori palestinesi. All'inizio della scorta, un colono è uscito subito dall'insediamento di Karmel chiamando con sé altri due coloni. Mentre i tre scacciavano via i pastori, una “Colomba” è stata attaccata da un colono mentre faceva delle foto. L'altra “Colomba” è stata attaccata da due coloni,  che le hanno rubato la videocamera con cui stava filmando. Gli attivisti hanno quindi raggiunto una jeep della polizia di confine per denunciare il fatto. Di lì a poco, giunti i poliziotti, gli attivisti hanno reclamato la videocamera.Uno dei coloni l'ha così riportata sul luogo dell'accaduto, affermando che  gliel'avrebbe restituita se fossero state cancellate le foto scattate dalla “Colomba”. La videocamera è stata quindi consegnata alla polizia, che ha proposto lo stesso scambio. Tuttavia, le “Colombe” hanno rifiutato nuovamente, chiedendo indietro più volte la videocamera. Dopo circa un'ora e mezza il maltolto è stato restituito, ma il video era stato cancellato. Gli attivisti si sono quindi recati a Kiryat Arba per denunciare l'aggressione, mostrando le foto dei coloni. 

Lunedì 31/01. Ritornando dal villaggio di Tuba, due “Colombe” sono state raggiunte da una  macchina. Due coloni con il volto coperto, scesi dal mezzo, hanno corso verso gli attivisti e li hanno aggrediti verbalmente. Dopo qualche minuto, le “Colombe” se ne sono andate, e i coloni le hanno seguite per alcuni metri. 

Azioni non-violente. Durante i weekend di gennaio, il Comitato popolare di resistenza non-violenta  ha dato vita a molte iniziative (vedi foto). Una di queste aveva come obiettivo  abbellire l'entrata del villaggio di at-Tuwani, piantando una fila di alberelli  e scrivendo il nome del villaggio su una grande pietra colorata come la bandiera palestinese. Qualche volta, l'esercito è arrivato sul luogo dei  “lavori”, ma non ha creato alcun problema. Un'altra azione importante è stata quella di arare la valle Kharruba, palestinese ma molto vicina all'avamposto di Havat Ma'on, e quindi spesso soggetta alle rivendicazioni coloniali. 

Sabato 01/01. Al mattino, gli abitanti di at-Tuwani hanno cominciato a piantare alberelli all'entrata del villaggio. Sul posto sono arrivati i soldati, la polizia e la polizia di confine, ma niente è avvenuto: erano giunti solo a monitorare l'azione. La polizia di confine ha chiesto la carta d'identità ad alcuni  palestinesi del vicianto. Nel corso dell'azione, è giunta anche una delegazione organizzata da Luisa Morgantini, tra i leader del Comitato non-violento, che ha simbolicamente piantato una fila di alberi insieme agli altri. L'azione si è rivelata un successo. 

Sabato 22/01. Al mattino, gli agricoltori palestinesi hanno cominciato ad arare la loro terra nella valle Kharruba. Dopo qualche minuto, una coppia di coloni che passava nella zona si è avvicinata, insultando i contadini ad alta voce. Dopo un po', altri sei coloni – tra cui tre minorenni – sono usciti da Havat Ma'on, hanno bloccato i trattori palestinesi piazzandosi di fronte e hanno danneggiato il fanale di uno dei trattori. Arrivati sul posto, l'esercito e la polizia hanno separato i palestinesi dai coloni e preso le carte d'identità di tre dei primi. Dopo qualche minuto è giunto anche il coordinatore distrettuale, che ha deciso che i palestinesi potevano lavorare la terra, ma che potevano restarvi solo i proprietari. Tutti gli altri (palestinesi e attivisti) si sarebbero dovuti mantenere sulla cima del colle Kharruba. Quindi sono state restituite le carte d'identità di due dei palestinesi, mentre quella del terzo è stata trattenuta per via della denuncia di un colono, che aveva accusato il palestinese di aggressione. Tre agricoltori si sono quindi spostati dietro la colonia per arare un altro pezzo di terra, e tre ragazzini di Havat Ma'on li hanno inseguiti per scacciarli. La polizia di confine ha quindi seguito coloni e palestinesi, uno dei quali ha telefonato agli attivisti per riferire che i coloni stavano lanciando pietre ad un pastore che si trovava in zona, smettendo all'arrivo della polizia. Dopo l'arrivo degli attivisti, la polizia di confine ha decretato che i palestinesi potevano lavorare la terra, ma che tutti gli altri dovevano andarsene (zona militare chiusa). L'uomo al quale era stata ritirato il documento d'identità è stato quindi portato alla stazione di polizia di Kiryat Arba. A quel punto, gli attivisti hanno mostrato alla polizia il filmato dell'accaduto, ed il palestinese è stato rilasciato dopo qualche ora. 

Attività d'informazione e di sostegno. Durante il mese di gennaio, at-Tuwani è stato visitato da molte delegazioni:membri del nuovo governatorato della provincia di al-Khalil (guarda le foto);una delegazione italiana di una cinquantina di persone, organizzata da Luisa Morgantini, che ha preso parte ad un'azione non-violenta all'entrata del villaggio; un Christian peacemaker team composto da tredici persone, americane e australiane, che ha visitato e passato la notte ad at-Tuwani; hanno inoltre preso parte ad un'azione non-violenta per aiutare i palestinesi di Shi'b al-Butum ad arare le loro terre vicino all'avamposto coloniale di Mitzpe Yair;una delegazione composta da tre australiani, anch'essa organizzata da Luisa Morgantini; un gran numero di famiglie della città israeliana di Sderot, le quali, d'accordo con i palestinesi, hanno partecipato ad alcune attività; 

una delegazione di dieci membri del Parlamento britannico, che ha anche preso parte all'azione del 22/01 (aratura della valle Kharruba), e che è stata organizzata da Grazia Careccia, membro dell'Ong Al Haq. 

Operazione Colomba – Gruppi di pace non-violenti 

Palestina/Israele 

Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII 

Email: tuwani@operationdove.org 

Web: www.operationdove.org 

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