Genocidio a Gaza: le differenze etiche e antropologiche tra Palestinesi e Israeliani. Intervista a Hamza R. Piccardo

InfoPal. Di Angela Lano. Con questa intervista a Hamza Roberto Piccardo, editore, poeta, attivista ed esponente di rilievo della Comunità Islamica italiana, diamo il via a una serie di conversazioni sul genocidio israeliano in corso nella Striscia di Gaza, Palestina, Israele, media e geopolitica.

Angela Lano. La situazione dell’informazione sulla Palestina, in Italia e in Occidente, affonda in manipolazioni, menzogne, fake, censura, e macchina del fango e incitamento all’odio contro i “dissidenti”… Come siamo arrivati a questo?

Hamza R. Piccardo. Non è una cosa iniziata oggi, sono decenni che il sionismo e i suoi alleati inquinano l’informazione, inquinano le coscienze delle persone e persino i libri di testo della scuola dell’obbligo e non solo. L’occupazione sa benissimo che il sostegno dell’Occidente è fondamentale per poter portare a compimento il suo disegno genocida in Palestina e quindi continua a manipolare l’informazione mainstream di tutto il mondo.

La vicenda della guerra di Gaza dimostra che ormai la democrazia e la libertà d’informazione sono solo i simulacri di quello che dovrebbero essere. Già ne avevamo avuto prove chiare durante la cosiddetta pandemia e poi relativamente alla guerra Russo-Ucraina, tuttavia ora sembra che la forza della menzogna stia calando considerevolmente.

A.L. I media egemonici italiani, e occidentali in generale, seguono tutti le stesse direttive editoriali: Israele è la vittima, anche se dal 7 ottobre ha ucciso oltre 32.000 gazawi e centinaia di cisgiordani, e i Palestinesi sono i terroristi e i carnefici. Qual è la tua analisi?

H.R.P. È evidente che senza questa menzogna l’occupazione sionista non può pensare di sopravvivere e quindi la stragrande maggioranza dei media occidentali, da loro controllati in qualche maniera, non fanno che ripetere pedissequamente la velina che gli è stata passata all’inizio del conflitto. La mostrificazione dell’avversario, accusato di violenze inaudite contro i bambini ebrei e di stupro di massa, era funzionale a far accettare la spaventosa violenza con cui nel primo mese di guerra sono stati uccisi oltre 10mila gazawi.

A.L. Tuttavia, i social e i media indipendenti hanno sbaragliato i fake dei media mainstream e la propaganda sionista, e hanno mostrato a tutto il mondo gli orrori del genocidio in corso nella Striscia di Gaza e il vero volto di Israele. Quella della propaganda è una guerra persa per Israele?

H.R.P. Sì, quello che è avvenuto è assolutamente clamoroso. Questa guerra è la prima che si svolge con decine di migliaia di testimoni capaci di trasmetterla in diretta, senza contare che da parte della resistenza stessa si è posta una grande attenzione nei confronti della comunicazione. Il genocidio è entrato drammaticamente nelle case di tutti ed è negli occhi di tutti, grazie proprio alle vittime. Oltre i social e le testate indipendenti, anche media importanti tra quelli istituzionali, mainstream come li chiamiamo, hanno dovuto rincorrere i social e non hanno potuto nascondere più di tanto l’orrore che l’occupazione sta perpetrando nella striscia di Gaza.  Sì, anche questa è una guerra persa per Israele.

A.L. Ed ora veniamo ad un argomento tabù: è sempre più difficile distinguere tra sionismo e ideologia religiosa. Politici, giornalisti e militari israeliani invocano passi biblici per uccidere i Palestinesi, paragonandoli agli Amaleciti, la popolazione che Saul, il primo re d’Israele, sterminò per ordine del profeta Samuele(cfr. 1 Sam 15).

A sua volta, la potente lobby degli evangelici sionisti (in particolare in America Latina) appoggia Israele e il genocidio facendo riferimento ai “figli di Ismaele”, cioè i musulmani di Palestina…

Ne vogliamo parlare?

H.R.P. Non ci sono per me argomenti tabù, ritengo essere il sionismo la forma contemporanea dell’anti-tradizione giudaica, quella che si è impadronita con forza e violenza della cultura ebraica, quella espressa soprattutto nel Talmud, che interpreta in maniera razzista e suprematista la Torah. I ministri, gli uomini politici, ma anche la gran parte dei giornalisti, della gente di cultura e di spettacolo, dei religiosi, non hanno nessuna vergogna a definire i loro antagonisti “animali umani”, ma questo già lo troviamo nel Talmud dove i non-ebrei vengono considerati come dei subumani. Il sionismo, al suo crepuscolo, non riesce più a nascondere la sua vera natura e la sua vera ispirazione che è quella suprematista, razzista, colonialista. Ormai i kibbutz, già idolatrati da una gran parte della sinistra, e i coloni armati ed estremisti miti di una nostra destra confusa e senza cultura, hanno mostrato la vera natura: tutta questa gente dimostra ormai solo una disperante non umanità, loro sì, davvero, non sono umani.

A.L. Politici e media embedded con Israele, dunque la vasta maggioranza del mainstream e del mondo politico occidentale, zittiscono chi denuncia il genocidio e i crimini in corso in Palestina con l’accusa di “antisemitismo”. Tuttavia, molti archeologi, antropologi e storici, tra cui diversi ebrei israeliani, ci raccontano che in “Israele” di ebrei semiti ce ne sono ben pochi e che i veri Semiti, sono i Palestinesi. La gran parte degli israeliani è di ben altra discendenza e nulla ha a che vedere con i Semiti. Anche qui ci troviamo di fronte a propaganda e manipolazione dell’informazione ad uso e consumo del colonialismo ebraico-sionista?

H.R.P. Ormai è scientificamente provato che la stragrande maggioranza degli abitanti “ebrei” della Palestina non sono affatto semiti. L’ebraismo, per loro, è una cultura di comodo che gli ha permesso di impadronirsi di una delle più belle terre che esistono al mondo a scapito di quelli che l’abitavano.

Gli askenaziti, che sono venuti dall’Europa e dagli Stati Uniti, sono certamente di origine kasara, una popolazione che si convertì all’ebraismo ma che nulla ha a che vedere con i semiti e discendenti di Giacobbe e dei suoi dodici figli. I sefarditi, dal canto loro, non sono neppure tutti semiti ma spesso discendono da tribù berbere del Nord Africa, anche loro convertitesi all’ebraismo. I veri semiti sono i palestinesi, anzi, una parte di loro, poiché in quella terra sono passati molti: fenici, greci, romani turchi e crociati…

Ma tutto questo avrebbe poco senso se non fosse che speculando, senza nessuna vergogna, sulla persecuzione subita anche dagli ebrei durante la seconda guerra mondiale, il sionismo non avesse fatto tutto il possibile, e di più ancora, per instillare nella cultura occidentale il complesso di colpa che avrebbe poi giustificato ogni aberrazione dell’occupazione, come se dovessero essere compensati della sofferenza pregressa.

A.L.. La Resistenza palestinese incarna la sublimazione della lotta in uno spirito di sacrificio e abnegazione totali, e con regole comportamentali ben precise: lo si è visto anche con il trattamento umano riservato ai prigionieri israeliani. L’esatto contrario dei sionisti o dei cristiani nelle loro guerre genocide del passato e del presente. Perché questa abissale differenza?

C’è una differenza quasi antropologica tra chi combatte sulla propria terra, per la propria terra, per la libertà, per il diritto, per la giustizia e chi invece incarna la prepotenza, l’occupazione, la rapina, lo stupro di un intero Paese. Questa differenza che è fondamentalmente etica si esalta, nella fattispecie della Palestina, grazie alla componente spirituale e religiosa che quel popolo vive con profondità e passione. Discende da questa convinzione etico-spirituale un comportamento che abbiamo visto plasticamente sulle facce degli ostaggi israeliani, rilasciato in occasione della prima tregua.

Quanta miseria e tragedia, invece, su quelle dei detenuti palestinesi. Ogni resistente mette in conto il suo martirio e quindi la sua maniera di combattere è importante, enormemente più importante dell’esito della sua battaglia. E’ la muqawama il vero esercito più etico del mondo e che Allah le dia la vittoria.

Per aggiornamenti:

https://www.infopal.it/category/operazione-spade-di-ferro-genocidio-a-gaza/

https://www.infopal.it/category/palestina-media-e-geopolitica-approfondimenti-e-analisi/