Gruppi per i diritti umani: Israele mantiene una politica sistematica di mutilazione intenzionale dei manifestanti palestinesi

Gruppi per i diritti umani: Israele mantiene una politica sistematica di mutilazione intenzionale dei manifestanti palestinesi

Haifa. Mentre il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) ha tenuto la settimana scorsa la sua prima revisione periodica della conformità di Israele, Adalah – Il Centro Legale per i Diritti delle Minoranze Arabe in Israele, insieme al Centro Al-Mezan per i Diritti Umani, con sede nella Striscia di Gaza occupata, e l’organizzazione Medical Aid for Palestinians con sede nel Regno Unito, hanno presentato un rapporto al Comitato sulle violazioni di Israele della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, nei confronti dei palestinesi di Gaza.

La relazione di 18 pagine si concentra principalmente sulla condotta illecita di Israele nel contesto delle dimostrazioni della “Grande Marcia del Ritorno” (GMR) nella Striscia di Gaza. Da marzo 2018 a marzo 2020, migliaia di palestinesi hanno preso parte a manifestazioni al confine tra Gaza e Israele e non costituivano una minaccia reale per le forze militari o i civili. L’esercito israeliano ha ucciso 217 palestinesi durante le proteste, tra cui nove individui con disabilità, e ne ha feriti altri migliaia, rendendo invalidi 178 manifestanti.

Il rapporto affronta quattro questioni chiave:

la politica israeliana di “sparare per uccidere” – La relazione fornisce un resoconto completo e dettagliato degli attacchi letali delle forze israeliane contro i manifestanti pacifici, compresi quelli con disabilità, durante le dimostrazioni, che costituiscono gravi violazioni del diritto alla vita, ai sensi della Convenzione e del diritto umanitario internazionale. Secondo lo Statuto di Roma, questi attacchi potrebbero persino configurarsi come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

La politica di “sparare per mutilare i manifestanti palestinesi” – Sulla base di statistiche ed esempi concreti, il rapporto conclude che le forze israeliane hanno adottato un modello deliberato e sistematico di “sparare per mutilare”, in quanto i cecchini hanno usato munizioni letali contro parti del corpo in cui una ferita, se non fatale, avrebbe sicuramente causato disabilità durature, permanenti e per tutta la vita, compresi traumi gravi e amputazioni.

La politica di “vietare alle persone ferite l’accesso alle cure mediche” – La relazione illustra gli effetti negativi della carenza di servizi medici a Gaza come risultato dell’occupazione in corso e della chiusura delle frontiere, nonché del rifiuto da parte di Israele di concedere permessi di uscita per cure mediche ai palestinesi feriti durante la “Grande Marcia del Ritorno”. Ciò ha portato a morti e disabilità permanenti, come misura punitiva.

“Mancanza di ricorsi civili per le vittime” – Infine, la relazione evidenzia che Israele ha imposto un divieto totale ai ricorsi civili per i residenti palestinesi di Gaza, proteggendo completamente lo Stato di Israele dall’obbligo di fornire indennizzi per i torti subiti dai residenti di Gaza, negando loro accesso a qualsiasi risarcimento per ferite, disabilità permanenti o altri effetti avversi causati dalle azioni di Israele a Gaza. Tale politica è stata sancita dalla Corte Suprema israeliana nel caso di Attiya Fathi al-Nabaheen, un ragazzo palestinese di 15 anni a cui l’esercito israeliano ha sparato mentre si trovava nella proprietà della sua famiglia, provocandogli una ferita che lo ha reso tetraplegico.

Le organizzazioni hanno invitato il Comitato a:

  • dichiarare chiaramente che la Convenzione è applicabile alla condotta di Israele sia all’interno di Israele che nei Territori palestinesi occupati nel 1967, compresa Gaza. Tutti gli altri Comitati delle Nazioni Unite per i Diritti Umani hanno riconosciuto questa applicabilità territoriale;
  • confermare e sostenere le raccomandazioni formulate dal Comitato per i Diritti Umani, secondo cui Israele dovrebbe garantire che “vengano avviate inchieste tempestive, approfondite, efficaci, indipendenti e imparziali su tutti gli incidenti che coinvolgono un uso eccessivo della forza da parte delle forze militari israeliane, che i responsabili vengano perseguiti e, se riconosciuti colpevoli, puniti”, garantendo che i responsabili del ferimento e della morte dei manifestanti palestinesi, inclusi gruppi protetti come le persone con disabilità, siano chiamati a risponderne;
  • esortare Israele a perseguire i responsabili del ferimento e della morte dei manifestanti palestinesi e a rivedere le proprie regole di ingaggio per renderle conformi al diritto internazionale sui diritti umani;
  • chiedere a Israele di cancellare il sistema illegale dei permessi di uscita per cure mediche e di consentire ai residenti di Gaza di ricevere questo tipo di cure al di fuori della Striscia di Gaza, prendendo tutte le misure necessarie per perseguire coloro che hanno causato disabilità permanenti o decessi a seguito di tali dinieghi;
  • raccomandare a Israele di abrogare l’emendamento del 2012 alla Legge sugli illeciti civili, poiché non può sottrarsi alla responsabilità per i danni inflitti ai palestinesi a Gaza.

(Foto: archivio).

(Fonte: Wafa).

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna