Infopal. Di Lorenzo Poli. Cosa è il “terrorismo islamico”.
Oggi l’opinione pubblica occidentale inorridisce davanti alle azioni della resistenza armata palestinese, che impropriamente chiama “terrorismo islamico”. Nel frattempo l’informazione mainstream fa di tutto per sovrapporre la resistenza palestinese al “terrorismo islamico”, gettando tutto nello stesso calderone e generando ancora più confusione di quanta già ce ne sia. Ricordiamo che la storia e la geopolitica ci insegnano che le organizzazioni integraliste e terroriste di stampo islamico fino ad oggi sono state Al-Qaeda, il Fronte Al-Nusra in Siria e Libano, Al-Shabaab in Somalia, Daesh in Iraq e Siria e gli ex-qaedisti della “resistenza moderata” siriana. Si tratta di organizzazioni – sostenute e spesso create da servizi segreti occidentali in funzione delle agende NATO – che si rifacevano al salafismo wahhabita, dottrina che nel 2016 la Conferenza Islamica Mondiale a Groznyj ha dichiarato “non sunnite” e quindi non considerate “islamiche”. Secondo la Conferenza Islamica a Groznyj il salafismo wahhabita potrebbe rientrare nella definizione di neo-kharijismo, riprendendo la definizione di kharijismo in quanto setta sorta nel 657 d.C. in seguito al dissenso scoppiato tra i seguaci del califfo Alī che si differenziò in una serie di frange più o meno oltranziste (Sufriti, Azraqiti e Najadat).
In alcun modo queste frange integraliste sono avvicinabili o paragonabili alla resistenza palestinese, che essa sia laica (FPLP, OLP o Al-Fatah) o religiosa (Hamas e Jihad Islamico). Hamas non è dunque un movimento terroristico, bensì un movimento di liberazione nazionale islamico.
Cosa è il terrorismo sionista, braccio armato della prima colonizzazione della Palestina.
Detto ciò, nonostante il silenzio mediatico sul tema, è giusto ricordare che la colonizzazione della Palestina e la successiva pulizia etnica, che sfociò nel genocidio della Nakba nel 1948, avvenne per opera del terrorismo ebraico sionista. Lo storico israeliano Ilan Pappe, nel suo libro “La pulizia etnica della Palestina”, con rigore scientifico e dedizione alla verità storica, mette in luce come il terrorismo sionista fu il braccio armato che pose le basi per la colonizzazione della Palestina attraverso l’odio anti-arabo e l’islamofobia. Pappe, attraverso l’utilizzo di documenti storici di prima mano quali i diari di Ben Gurion e i verbali delle riunioni del Comitato di Consulta, il massimo organo decisionale dell’Haganah, dimostra come l’espulsione dei palestinesi dal territorio che diventerà Israele non sia stato il frutto di una reazione difensiva alle minacce arabe, bensì sia stato programmato, organizzato ed eseguito scientemente dai vertici della Haganah, un’organizzazione paramilitare e terrorista ebraico-sionista attiva in Palestina durante il Mandato britannico, dal 1920 al 1948, che in seguito venne integrata dalle Forze di Difesa Israeliane come forza armata dello Stato d’Israele.
Addirittura Pappe dimostra che la de-arabizzazione della Palestina fosse nel programma del sionismo già dalla sua fondazione ai tempi di Theodore Herzl, e che già nel 1936 fosse compresa nel Primo Piano per la “pulizia etnica” della Palestina stilato da Ben Gurion, il Piano Aleph (A), cui sarebbero seguiti altri piani fino a quello poi effettivamente messo in atto, il Piano Dalet (D).
Il libro mette in mostra la marea di nefandezze commesse dal terrorismo sionista, documentando come vi fosse un apposito archivio gestito con i soldi del Fondo Nazionale Ebraico al fine di raccogliere tutte le informazioni utili per la futura distruzione dei villaggi palestinesi. Tutte queste informazioni erano ottenute con l’inganno, approfittando della tradizionale ospitalità delle famiglie palestinesi o con l’ausilio di spie o di ebrei travestiti da arabi. Quando poi scatterà il Piano Dalet, le milizie di Haganà e delle bande terroriste Irgun e Stern arriveranno nei villaggi sapendo già esattamente dove colpire, i notabili e i militanti palestinesi da eliminare sul posto, i terreni, le ricchezze e i raccolti di cui appropriarsi.
La nascita dell’Irgun e la prima operazione false-flag.
Nel 1937, gli aderenti alla più importante branca di destra dell’Haganah diedero vita a una loro struttura e formarono l’Irgun Zvai Leumi (Organizzazione Nazionale Militare), noto più semplicemente come “Irgun”. Costoro erano scontenti della politica di cautela quando l’Haganah si trovava a fronteggiare Britannici e Arabi. Nel 1940 dall’Irgun si separò il Lohamei Herut Israel (Combattenti per la libertà di Israele), più noto come Lehi o “Banda Stern” dal nome del suo leader, che era contrario alla politica di collaborazione con i britannici stabilita da una tregua nel 1940. L’Irgun e la Banda Stern divennero ben noti per i loro metodi clandestini di combattimento, incluso l’impiego del terrorismo.
Fra il 1937 e il 1948 il movimento sionista Irgun Zvai Leimi – che fu definito dal New York Times una “organizzazione terroristica” – portò a termine una sessantina di attentati in Palestina. Questi attentati erano rivolti sia contro gli arabi che abitavano in quella regione, sia contro gli inglesi che la controllavano politicamente e militarmente. La strategia dell’Irgun era infatti a doppio binario: da una parte terrorizzare gli arabi per indurli ad abbandonare le loro terre, dall’altra obbligare gli inglesi a lasciare quelle terre, facilitando così la creazione dello stato di Israele.
Per quanto perpetrati in maniera sistematica, quelli dell’Irgun erano quasi sempre attentati minori, che causavano una decina di morti al massimo. Nel 1946 questa organizzazione terroristica mise a segno uno dei più famosi attentati della storia moderna posizionando una bomba all’Hotel King David di Gerusalemme e causando 96 morti ed oltre 50 feriti.
La peculiarità di questa azione terroristica non fu solo la dimensione eccezionale dell’attentato, ma anche il fatto che gli attentatori – tutti ebrei dell’Irgun – lo misero in atto travestendosi da arabi con il fine di far ricadere le colpe sui palestinesi. Per questo motivo la bomba al King David Hotel si può considerare a tutti gli effetti il primo attentato terroristico “false-flag” dell’era moderna, ovvero un attentato compiuto non con l’intento di rivendicare qualcosa, ma con quello di fare ricadere sul nemico la responsabilità di quell’attentato. Furono i terroristi sionisti dell’Irgùn, nel 1946, ad inaugurare questo genere di terrorismo “internazionale” che fu la base per numerose altre operazioni false-flag ad opera dell’imperialismo USA nel mondo.
Le azioni terroristiche di Irgun e Haganah fino alla Nakba.
Prima del 1948, l’Irgun, l’organizzazione terroristica sionista che darà poi vita al partito d’estrema destra Likud e che era capeggiata dal futuro premier di Israele Menachem Begin, seguace di Jabotinski e ammiratore di Hitler, compì numerosi attentati contro la pacifica popolazione palestinese di Haifa che aveva fino ad allora convissuto in piena armonia con gli ebrei sia autoctoni sia ashkenaziti immigrati dalla fine dell’Ottocento. In particolare, si ricorda la bomba lanciata tra i portuali in fila per entrare a lavorare al porto, azione che servì a frantumare il sindacato unico dei portuali che comprendeva sia arabi che ebrei, vero obiettivo della strage in cui morirono una quarantina di lavoratori.
Più tardi, all’inizio della Nakba, Irgun e Haganà lanciarono barili incendiari ed esplosivi dai quartieri residenziali ebraici sui sottostanti quartieri palestinesi al fine di far uscire i palestinesi in strada e crivellarli dall’alto con le mitragliatrici. Il bombardamento del mercato antistante il porto in cui si era ammassata la popolazione palestinese disperata in attesa di una qualunque barca che li portasse verso la salvezza, causò la morte di molte persone per calpestamento o annegamento su barconi improvvisati.
Nel suo libro, Pappe racconta la verità sul tremendo massacro di Deir Yassin avvenuto il 9 aprile 1948 ad opera di 120 combattenti sionisti appartenenti all’Irgun e alla Lehi. Haganà lasciò il lavoro sporco alla Banda Stern di Shlomo Shamir per mantenere il suo volto “pulito”. Furono 254 i palestinesi assassinati senza che avessero potuto opporre alcuna reazione alla deportazione: tra questi tante donne e bambini – 40 neonati e 30 bambini – che vennero allineati su un muro e crivellati di colpi tra le risa dei terroristi di Stern.
Il libro di Pappe è pieno di questi orrori, come l’avvelenamento dell’acquedotto di Acri, compiuto da uomini dell’Haganà, che farà scoppiare un’epidemia di tifo tra gli assediati. La conta finale della Nakba sarà di 531 villaggi palestinesi cancellati dalla faccia della terra, migliaia di morti tra la popolazione civile palestinesi e oltre un milione di deportati.
Terrorismo ebraico e attacchi “Price Tag”.
Dal 1948 ad oggi, il terrorismo sionista nei confronti dei palestinesi è solo aumentato. Soprattutto dagli anni 2000, gruppi sionisti mettono in pratica azioni di terrorismo coloniale a sfondo religioso definiti “Price Tag”, ossia per il prezzo che – secondo i coloni – i palestinesi, cristiani e musulmani, “devono pagare” in quanto “colpevoli” di essere in Terra Santa. Gli episodi avvengono quotidianamente in Cisgiordania, che da regione con confini definiti si è ridotta ad un insieme di aree a macchia di leopardo.
Nel novembre 2014 il gruppo sionista di estrema destra “Lehava” ha dato alle fiamme alcune aule della scuola “Hand in Hand” a Gerusalemme, dove ragazzi ebrei e palestinesi studiano insieme. In questo caso alcuni ministri israeliani hanno condannato l’accaduto. Tra gli episodi di terrorismo bisogna ricordare l’incendio della Moschea di Al Jabaa data alle fiamme all’alba del 25 febbraio 2015, o l’incendio doloso che ha danneggiato un seminario greco ortodosso alla Porta di Giaffa a Gerusalemme, avvenuto il 26 febbraio 2015. Sui muri vi erano scritte offensive contro Gesù Cristo e lo slogan “Redenzione per Sion”.
In questi anni, i coloni ebrei e gruppi oltranzisti sionisti hanno compiuto atti terroristici in Cisgiordania contro la popolazione palestinese e i loro luoghi di culto come la Moschea Al-Aqsa a Gerusalemme, spesso al centro di episodi di profanazione. Per non contare le innumerevoli violenze terroristiche che questi gruppi compiono negli insediamenti illegali o incendiando le coltivazioni di ulivi nei villaggi palestinesi.
Il governo israeliano è responsabile per questi attacchi che hanno l’obiettivo di terrorizzare i palestinesi e indurli ad abbandonare la loro terra. Questi attacchi sono la diretta conseguenza della volontà di definire ufficialmente Israele come “Stato Ebraico” e Gerusalemme come eterna ed indivisa capitale del popolo ebraico.
In questi ultimi anni, in particolare nel 2014, attacchi “Price Tag” sono avvenuti contro moschee, chiese e persino contro autoveicoli dell’esercito israeliano, accusato dai coloni di “avere la mano troppo morbida” nei confronti dei palestinesi. Attacchi “Price Tag” sono stati compiuti anche in Galilea, contro siti di culto cristiani, prima della visita ufficiale di Papa Francesco in Terra Santa. Nella maggior parte delle azioni “Price Tag” l’autorità israeliane hanno reazioni a dir poco modeste. Non solo i palestinesi, ma anche alcuni esponenti della sinistra israeliana sostengono che la scarsa reattività della polizia e delle forze di sicurezza contro i responsabili di queste azioni è dovuta ai forti appoggi di cui i coloni e gli estremisti godono nel governo e nel parlamento, dominati dalla destra.
Per approfondimenti:
Colonialismo israeliano: genocidio incrementale, pulizia etnica, apartheid
Coloni, colonizzazione della Palestina