Hamas divisa sull’accordo sul nucleare iraniano

Al-Monitor. Di Asmaa al-Ghoul. L’Accordo sul nucleare iraniano, di cui è stato dato l’annuncio a Ginevra il giorno 24 novembre, ha disorientato non solo Israele ma anche Hamas.

Mousa Abu Marzouk, capo dell’ufficio politico di Hamas, la sera del 23 novembre, ha scritto sulla sua pagina di Facebook: “I colloqui fra Iran e P5+1 finiranno con un accordo sconto il quale l’Iran prometterebbe di ridurre l’arricchimento dell’uranio in cambio della fine, da parte occidentale, delle sanzioni contro il paese ristabilendo relazioni  e liberando i suoi capitali congelati”. 

Egli ha aggiunto che l’accordo renderebbe “l’entità sionista più sicura poiché ora le è di conforto il sapere che nessuna minaccia nucleare le verrà dall’Iran ne vi saranno più altre armi chimiche nella regione, a parte le sue”.

L’analista politico Mukhaimer Abu Saada ha affermato, parlando al telefono con Al-Monitor, che le dichiarazioni di Abu Marzouk costituiscono un’altra indicazione di come sia tese le relazioni fra Hamas e l’Iran. Hamas si sta facendo forte di questa tensione per denigrare l’Iran insinuando che quest’ultimo avrebbe fatto concessioni agli Usa.

“Alcuni sostengono che abbia vinto l’America, altri l’Iran, ma sono giudizi prematuri”, ha aggiunto.

Abu Saada ha spiegato che l’accordo includeva condizioni riguardanti l’arricchimento dell’uranio e lo scongelamento dei capitali iraniani. Ha avanzato il sospetto che l’accordo includesse anche clausole tenute segrete su una condivisione di responsabilità (nella regione) e sulla cessazione del sostegno dell’Iran alle organizzazioni militanti.

“L’impatto che avrà a lungo termine risulterà chiaro (in futuro) ai movimenti di resistenza”, ha aggiunto. “Mi aspetto che l’Iran cessi di sostenere il Jihad Islamico, Hamas e Hezbollah, ma non subito”.

Dal lato opposto alcuni in Hamas vedono degli aspetti positivi nell’accordo.

In una intervista concessa nel suo ufficio di Dar al-Hikma, il dirigente moderato Ahmed Youssef ha dichiarato ad Al-Monitor che “è stata una mossa intelligente, da parte dell’Iran, risolvere i suoi problemi con il mondo dopo anni in cui è stato presentato come terrorista e in cui si sosteneva che provocasse i paesi del Golfo, poiché solo facendo così potrà riprendere il suo posto fra le nazioni e rallentare l’ondata di ostilità che lo sta danneggiando economicamente”.

Youssef ha aggiunto che risolvere la crisi con l’Occidente aprendo nuovi orizzonti nelle relazioni con l’Europa è stata una decisione intelligente da parte di Rouhani, e che questi non avrebbe fatto tale mossa se gli Stati Uniti avessero mantenuto il divieto di stipulare accordi economici con l’Iran e l’embargo sul petrolio.

“Ho incontrato Mohammad Khatami (ex presidente iraniano) tre volte. Ho notato come fosse favorevole ad un accordo con gli Stati Uniti. Ciò che sta avvenendo adesso è una continuazione del progetto di Khatami”, ha fatto notare Youssef.

Egli ha spiegato come tali colloqui avvengano dopo anni di reciproca demonizzazione, specialmente dopo che gli Usa si schierarono con lo Shah iraniano, cosa che condusse ad un conflitto che continua da più di 30 anni, durante i quali i dirigenti iraniani hanno definito gli Stati Uniti “Il Grande Satana”.

Egli ha aggiunto che ciò che impediva un accordo era il potere della lobby israeliana durante le amministrazioni degli ex presidenti George W. Bush e Bill Clinton, “ma Obama è interessato a non aprire nuovi fronti nel mondo e a ridurre le aree dove sono presenti tensioni. L’Iran sotto Rouhani è uno stato forte che sta cercando di eliminare i suoi problemi con l’Occidente. Questo corso è stato avviato dopo che la Guardia Rivoluzionaria Islamica ha offerto una possibilità alla via diplomatica”.

Youssef ha detto che il conseguimento di queste relazioni e il rimanere fuori da tale cerchia di ostilità è utile a Hamas e ristabilisce l’influenza dell’Iran nella politica internazionale. “Non tutte le soluzioni richiedono l’uso di razzi. La politica tende sempre a far sì che la diplomazia prevalga sulla guerra. Da ciò (ne consegue) che la difesa della causa palestinese sia il punto centrale del contenzioso”.

Ha spiegato che Hamas non interferisce negli affari iraniani e che l’accordo è una decisione dell’Iran che riguarda i propri interessi. “L’aver imboccato la via della distensione con l’Occidente si rifletterà positivamente su Hamas”, ha detto, e ha aggiunto: “L’apertura dell’Iran a livello internazionale potrebbe significare per Hamas aprirsi al mondo, portando ad una diminuzione della pressione su Gaza. Se il negoziato ha avuto successo con l’Iran perché non dovrebbe averlo con Hamas?”

Nello stesso contesto, parlando con Al-Monitor, l’analista politico Akram Atallah ha detto che la dirigenza iraniana ha giocato la partita in modo astuto, privando Israele della scusa della “volontà dell’Iran di armarsi”.

Ha anche sostenuto che Israele, ora, non avrà gioco facile nel propagandare le sue accuse all’Iran riguardo il terrorismo: “Hamas rimane una carta forte nelle mani dell’Iran e il nuovo spirito nelle relazioni con gli Usa avrà un chiaro impatto su Gaza. L’atmosfera di distensione fra Iran e Usa si rifletterà su Gaza”.

Ma Youssef non è d’accordo: “Noi non ci aspettiamo che l’Iran ci venda agli Usa. L’Iran sostiene Hamas per una questione di principio e considera la Palestina e la moschea di Al-Aqsa come sue priorità. L’Iran non può venire a compromessi sui diritti dei Palestinesi”.

Il Jihad Islamico, potente organizzazione islamica sostenuta dall’Iran, è d’accordo. Il 25 novembre, Nafez Azzam, un membro della direzione del Jihad Islamico, ha riferito a Palestine Today dell’approvazione data dal movimento all’accordo: “Noi siamo felici per l’annuncio di questo accordo, perché risparmia alla regione molti rischi, il principale dei quali che l’America scateni una guerra”.

Azzam ha affermato che “l’accordo aumenta le possibilità per i popoli di ottenere ciò che desiderano e di dire cosa vogliono. Questo si riflette positivamente sul conflitto che ci è stato imposto… Noi desideriamo che la pace possa prevalere in tutto il mondo. Noi siamo un popolo a cui non piacciono guerre e spargimenti di sangue. Noi stiamo difendendo i nostri diritti e la nostra Nazione”. Azzam ha fatto notare come Israele sia la sola parte ad aver annunciato il rigetto dell’accordo.

Da parte sua, Ahmed al-Mudallal, personaggio di spicco del Jihad Islamico, in una intervista telefonica concessa ad Al- Monitor ha allontanato i timori che le organizzazioni della resistenza palestinese possano uscire sconfitte dal processo di distensione Usa-Iran. “Noi consideriamo l’accordo una vittoria per l’Iran. Non indebolirà la resistenza, e non farà concessioni”. “L’accordo non intaccherà la resistenza né le sue capacità. Il Jihad Islamico e la resistenza non dipendono da nessuno”.

Traduzione di Tito Cimarelli