Hamas rinnova l'invito per un cessate il fuoco con Israele, ma Israele preferisce la guerra.

 

mercoledì, 13 febbraio 2008
Hamas rinnova l’invito per un cessate il fuoco con Israele

[Recentemente Uri Avneri ha dichiarato che il mondo politico israeliano pone la più grande attenzione a tener nascosto alla propria opinione pubblica che il lancio di razzi Qassam dalla Striscia di Gaza su Sderot potrebbe finire in 24 ore. Basterebbe concordare con Hamas un accordo di cessate il fuoco, laddove i raid di IDF in territorio palestinese si sono finora rivelati inutili.
L’articolo che segue, da Middle East Online, è solo l’ultima, inequivoca, ripetizione di un’offerta di sospensione delle ostilità da parte di Hamas, verosimilmente destinata ad essere sdegnosamente ignorata da Tel Aviv, come tutte le altre che l’hanno preceduta.
La ragione di questi rigetti da parte di Israele è legata al rifiuto di offrire un qualunque riconoscimento politico ad Hamas. Ma perché Israele non vuole/può riconoscere Hamas? Si cita al riguardo il rifiuto di Hamas di riconoscere il diritto all’esistenza di Israele, ma si tratta di una posizione del tutto ipocrita. Il fatto che Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese non si riconoscano a vicenda non ha evitato che trovassero un modo per convivere. Il modus vivendi è per l’appunto un informale accomondamento diplomatico che permette la convivenza pacifica di due entità formalmente ostili, rimandando a tempi migliori la definitiva composizione della controversia. Si ricorre ad esso assai più spesso di quanto non si creda. Cipro è un caso di modus vivendi addirittura interno all’area territoriale dell’Unione Europea.
La vera ragione per cui Hamas non può essere riconosciuta da Israele non ha niente a che vedere con il suo statuto o con le sue strategie di lungo periodo. Hamas non viene riconosciuta da Israele perché con il suo programma di forte rivendicazione dei diritti nazionali del popolo palestinese si pone fuori dai progetti di Israele sulla questione dei Territori Occupati.
In Israele si confrontano due, e soltanto due visioni, sulla questione dei Territori Occupati, una di "destra" e l’altra di "sinistra".
Secondo la visione di "destra" l’unica soluzione possibile è la resa incondizionata dei Palestinesi, che accettano apertamente la sconfitta e rimettono ogni loro doglianza alla mercé del trionfatore, cioè Israele. Qualunque cosa Israele deciderà non vi è alcuna possibilità che i Palestinesi possano esercitare una vaga ombra di sovranità anche solo su un francobollo della terra della Palestina storica. I Palestinesi rappresentano anzi un problema demografico per il quale Israele si riserva di adottare in futuro qualunque misura di contenimento.
Secondo la visione di "sinistra" è invece opportuno evitare ai Palestinesi l’umiliazione della resa incondizionata offrendo qualche condizione di resa, senza esigere la dichiarazione di sconfitta e permettendo ai Palestinesi di salvare la faccia all’interno di una finzione diplomatica chiamata "Processo di pace", messa in scena con la complicità degli USA, dell’Unione Europea e dell’ONU. La buona volontà dei Palestinesi verrà ricompensata con la concessione di una sovranità fittizia su alcune porzioni del territorio della West Bank, tenute separate da avamposti militari e insediamenti coloniali, e con un’attività economica completamenbte dipendente dai mercati israeliani.
Offrire ad Hamas il riconoscimento implicito in un accordo di cessate il fuoco, oltre a rendere impossibile la pratica degli assassinii extragiudiziali dei leader della resistenza e la pratica delle detenzioni amministrative – cioè le forme di più aperta repressione con cui Israele esercita il controllo sui Territori Occupati – smaschererebbe per contrasto la posizione liquidazionista di Abu Mazen e degli attuali vertici di Fatah. Per quanto scarse ed incerte siano infatti le concessioni del "processo di pace", i corrotti rappresentanti del popolo palestinese riconosciuti dall’Occidente non chiedono ormai niente di più che una composizione del conflitto su una formula di resa condizionata.
Traduco dall’inglese — Gianluca Bifolchi –
http://achtungbanditen.splinder.com/]


Hamas rinnova l’invito per un cessate il fuoco con Israele

12 Febbraio 2008

GERUSALEMME – Un funzionario di Hamas ha rinnovato l’invito ad un cessate il fuoco nel montare di richieste in Israele per un’ampia offensiva nella Striscia di Gaza.

Scrivendo sul quotidiano israeliano Haaretz, Ahmed Yussef, un consigliere per la politica estera di Hamas, ha invitato ad un cessate il fuoco a lunga scadenza tra i militanti palestinesi e le forze israeliane.

"Se la gente (della città del sud) di Sderot vuole sapere perché i razzi continuano ad atterrare attorno a loro, dovrebbero chiedere al proprio governo perché ha continuato a respingere i nostri inviti ad un cessate il fuoco ed ha continuato la sua politica di incursioni quotidiane e di fuoco indiscriminato che pone a rischio l’intera popolazione", ha detto.

Yussef ha sottolineato che il suo movimento democraticamente eletto ha osservato un cessate il fuoco unilaterale per nove mesi prima che vincesse le elezioni parlamentari nel gennaio del 2006, e per i sei mesi successivi.

Ha dichiarato a AFP che Hamas non stava mirando ad uno scontro di ampia portata, ma aveva "una visione politica mirante ad una lunga tregua".

"Se Israele facesse mosse sincere verso una tregua, nei termini di un alleggerimento dell’assedio e l’apertura dei valichi permettendo libertà di movimento tra la West Bank e Gaza, questa sarebbe la base", ha detto Yussef.

Ma "se Israele continua con la sua politica della mano pesante, lo scontro rimane aperto e il conflitto continuerà", ha sottolineato, aggiungendo che Hamas non sta cercando colloqui diretti con Israele.

Ma Israele continua ad affermare che i suoi attacchi su Gaza sono reazioni agli attacchi condotti con razzi e mortai.

Ha anche spiegato che mentre Hamas ha bloccato il lancio di razzi in passato, altri gruppi di militanti non l’hanno fatto.

Comunque la riluttanza ad agire contro altri gruppi si radica nella convizione centrale di Hamas che la resistenza è la sola via per mettere fine all’occupazione israeliana.

Dato che il movimento di resistenza democraticamente eletto di Hamas ha preso il potere sulla fascia costiera in giugno, Israele ha imposto più restrizioni al già assediato territorio palestinese.

Allo stesso tempo militan
ti palestinesi hanni tirato razzi e granate di mortaio sulla città israeliane vicine al confine con Gaza, ma raramente ferendo qualcuno.

La maggior parte degli attacchi sono venuti da gruppi più piccoli come la Jihad Islamica e i Comitati di Resistenza Popolare, ma Hamas non vuole essere vista come l’organizzazione che ferma gli attacchi contro ciò che i Palestinesi vedono come una lunga, brutale ed illegale occupazione.

I razzi di Hamas potrebbero avere come scopo il forzare una tregua

La decisione di Hamas di rinnovare gli attacchi con razzi e mortai su Israele potrebbe avere lo scopo di ottenere una tregua, piuttosto che uno scontro di ampia portata, hanno affermato alcuni analisti martedì.

"Con l’escalation del fuoco di razzi, Hamas sta puntando a spingere Israele verso una tregua, e non uno scontro", ha detto Naji Shirab, professore di scienze politiche dell’università di al-Azhar di Gaza.

Ha aggiunto che Hamas è la sola forza a Gaza capace di controllare l’irrequieto territorio.

Il movimento palestinese democraticamente eletto insiste che gli attacchi sulle città del sud di Israele e sulle posizioni militari costituiscono "legittima resistenza" contro gli assalti al territorio palestinese, così come contro la protratta occupazione israeliana.

"Vogliamo che ci sia un equilibrio del terrore per mettere le briglie all’aggressione (di Israele)", ha detto il portavoce di Hamas Fawzi Barhum.

Hamas è tornata agli attacchi di razzi il 15 gennaio, dopo un’incursione israeliana che ha ucciso 19 gazesi. Hamas aveva precedentemente sospeso il fuoco per diversi mesi.

"La pressione da Sderot (una città di frequente bersagliata) sul governo israeliano viene dagli attacchi e dalla resistenza" , ha ggiunto Barhum.

Alcuni analisti credono che Hamas possa essere alla ricerca di una terza parte che agisca come levatrice per qualche tipo di accordo, forse comprendente il rilascio di Gilad Shalit, un soldato israeliano catturato nel giugno del 2006 in un letale attacco sulla linea di frontiera.

"Hamas sa che Israele ha dei piani per eliminarla e ciò la spinge a cercare un’altra parte come l’Egitto per arrivare ad una calma reale", ha detto Jihad Hamad, un altro professore di Gaza.

"Ci sarà una grande pressione su Hamas nelle prossime settimane", ha detto Hamad, "Hamas cercherà di giungere ad un periodo di calma e forse addirittura ridando incarichi all’Autorità Palestinese".

Varie volte Hamas ha osservato un cessate il fuoco unilaterale nel quale ha sospeso gli attacchi a Israele.

Fonte: Middle East Online

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