Ramallah-Ma’an. Il sindacato dei lavoratori pubblici palestinesi ha annunciato lunedì che i suoi membri doneranno l’1 per cento del loro stipendio questo mese alle famiglie dei sospetti attentatori palestinesi le cui case sono in seguito state demolite dalle forze israeliane.
Il capo del sindacato, Bassam Zakarneh, ha detto a Ma’an che si aspetta di raccogliere 16 milioni di shekel, permettendo alle famiglie di spostarsi in nuove case entro sei mesi.
Ha aggiunto che se gli altri sindacati palestinesi faranno la stessa offerta, si potrebbero raccogliere 90 milioni di shekel.
Zakarneh ha detto che le donazioni hanno marcato il tentativo di “affrontare la politica di punizione collettiva contro il nostro popolo”.
Ha aggiunto che le donazioni saranno trasferite ad una commissione governativa, con l’assegnazione di un rappresentante sindacale per seguire queste commissioni.
Le demolizioni delle case sono state accelerate su richiesta del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a metà ottobre, e da allora ne sono state effettuate molte.
L’azione è giunta nonostante le passate raccomandazioni di una commisione militare israeliana secondo cui la pratica non scoraggia gli attacchi.
Il gruppo israeliano per i diritti B’Tselem ha condannato ad ottobre la pratica della corte che “ha sancito la vendetta”, effettuata su membri della famiglia che non hanno commesso crimini, come una punizione collettiva.
Traduzione di Edy Meroli