“I nostri fratelli di Gaza celebrano il Natale sotto le bombe”

Di Alessandro Barbieri. Parla Jean Pierre Riffaud, responsabile della Commanderia di Marsiglia dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, la cui missione di proteggere i cristiani in terra santa è stata rinnovata nel 1848 da papa Pio IX.  L’Ordine sostiene decine di opere sociali (asili, scuole, ospedali, case di cura, centri per persone disabili, aiuto per l’alloggio), possiede 42 scuole con circa 20mila alunni e aiuta 73 parrocchie tra la Cisgiordania, Israele, Gaza e Giordania, per un totale di 150mila fedeli. L’Ordine è fedele alle proprie radici cristiane ma, come è scritto tra i suoi principi fondativi “il nostro impegno è per tutti, senza distinzioni di religione o nazionalità; il nostro aiuto è completamente apolitico”. Presente in 42 paesi, l’Ordine conta circa 30mila dame e cavalieri che si impegnano quotidianamente per sostenere le opere in terra santa di aiuto agli abitanti e di accompagnamento dei pellegrini, con la coordinazione del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Comandante Riffaud che Natale sarà quello dei cristiani in Palestina?

Sarà un Natale molto difficile, sarei dovuto partire il 9 ottobre, per uno dei nostri consueti viaggi in Palestina, ma dopo il 7 ottobre tutto è stato cancellato. Le festività dell’avvento sono state annullate in tutta la Cisgiordania e Betlemme, che normalmente in questo periodo è piena di pellegrini, è una città spettrale. La municipalità ha vietato tutte le manifestazioni religiose, le parate, i mercatini di Natale e ha staccato persino le decorazioni luminose. Sarà il primo Natale che passeremo in queste condizioni, ma questo ovviamente è nulla rispetto a quello che stanno passando i cristiani di Gaza.

Voi operate anche a Gaza?

 Sì, a Gaza ci sono due parrocchie cristiane per circa un migliaio di fedeli, 900 greco-ortodossi e un centinaio di cattolici. Sono riparati nelle chiese e sono sotto i bombardamenti, la paura è onnipresente. Il Patriarcato latino di Gerusalemme sta facendo il possibile perché le chiese non vengano toccate, ma è la guerra. Il pericolo è costante. Dei bombardamenti si sono intensificati intorno alle parrocchie. Due parrocchiane sono stati uccisi in maniera indegna il 16 dicembre da un soldato israeliano, anche Macron ha denunciato questo crimine senza giustificazione. Noi siamo in continuo contatto con la comunità di Gaza e la paura e molta. Finanziamo anche gli aiuti umanitari attraverso il Patriarcato latino, ma l’emergenza è enorme. E’ una situazione sempre più complicata, perché i membri della comunità non possono spostarsi e sono rifugiati dentro le chiese. Cercano di organizzarsi come possono in una difficoltà estrema e si chiedono quando tutto questo finirà.