Il popolo palestinese celebra la 35° ‘Giornata della Terra’

Speciale InfoPal. Di Mohammed Ahmad, nostro corrispondente da Gaza.

 

Il 30 marzo di ogni anno, i palestinesi della Striscia di Gaza, quelli in Cisgiordania e al-Quds (Gerusalemme) e coloro che vivono in Israele (Territori palestinesi occupati da Israele nel '48) celebrano la “Giornata della Terra”. Anche le comunità palestinesi nel mondo la ricordano pubblicamente.

La storia della Giornata della Terra. Nel marzo 1976 le forze d'occupazione israeliane uccisero sei palestinesi cittadini israeliani, e centinaia furono feriti in un tentativo di contrapposizione alla confisca coatta da parte delle autorità israeliane di 60 ettari di terra in Galilea che sarebbe stata da convertita in zona ebraica.

Da quell'episodio riemerse tutto il dramma del popolo palestinese: “Nella vita che viviamo sulla nostra terra assistiamo al suo furto indisturbato insieme alle sue risorse. Quel giorno pagammo un alto prezzo per aver tentato di respingere un tentativo israeliano di cancellazione della nostra presenza dalla Palestina”.

Quest'anno è il 35° avversario nel quale il popolo palestinese ricorda al mondo la propria esistenza, inscindibile dalla Terra, dalla Palestina, ma dalla quale Israele vuole espellerli con un piano di pulizia etnica che si realizza con ogni mezzo, da quello militare a quello legale.

Come altrove, anche la Striscia di Gaza ha salutato la Giornata della Terra alla presenza del ministro dell'Istruzione, mentre sul campo tutti hanno contribuito alla commemorazione di questo 30 marzo: dai mezzi d'informazione alle radio, alle scuole.

Eventi in occasione della Giornata della Terra a Gaza. Dalle fazioni palestinesi alle istituzioni della società civile, tutti hanno aderito numerosi ai vari eventi. Una marcia ha aperto la giornata della terra 2011, a Gaza, all'insegna dello slogan: “La terra non è in vendita e il popolo palestinese ne è sovrano. Presto ritorneremo in possesso della nostra terra e tutto quanto sta accedendo intorno accelererà questo processo”.

Nel raduno a nord della Striscia di Gaza, i partecipanti hanno ribadito la richiesta popolare di porre fine alle divisioni palestinesi, deleterie per la causa di liberazione della terra, e hanno espresso un netto rifiuto ai soprusi israeliani in atto in Cisgiordania e a Gerusalemme.

La confisca della terra. Murad an-Najjar, palestinese di 52 anni, ricorda bene quel giorno: lo apprese dalla radio e dai giornali. Lui è un rifugiato e vive nel campo profughi di Jabaliya, a nord della Striscia di Gaza assediata. Incontrandolo, ha raccontato al nostro corrispondente: “Quel giorno venne fuori che, da quando era cominciata, l'occupazione israeliana non si era fermata un solo istante nella corsa al furto della nostra terra, nell'espulsione dei suoi abitati originari.

“Tanti palestinesi hanno subito la confisca di terre e abitazioni. La motivazione fornita da Israele è stata e continua a essere sempre la stessa: 'la terra è di proprietà dello Stato. Se vi opporrete, vi attende il carcere'. E' successo anche ad alcuni miei parenti che vivono nel villaggio di Dalia al-Karmel, a nord di Israele”.

An-Najjar ha ricordato come “il popolo palestinese sia legato alla terra in modo particolare, anche perché da essa vi hanno sempre dipeso in numerosi per mezzo dell'attività agricola. Tuttavia, oggi le confische portano un timbro razzista che ci preoccupa e l'escalation non sembra arrestarsi”.

Poi, ritornano alla vicenda che ha colpito i suoi familiari in Israele, an-Najjar ha aggiunto: “Avevano tentato di presentare ricorso alla giustizia israeliana, contro la confisca di circa 20 ettari. Si sa, il verdetto del tribunale israeliano è prestabilito. Comunque loro ci hanno riprovato ancora in sfida al sistema giudiziario di Israele”.

Violenza degli attacchi di Israele. Mohammed Zaydan, presidente dell'Alto comitato per gli affari dei palestinesi in Israele, ha ammesso al nostro corrispondente che “decreti ingiusti come quello che ha investito i parenti di an-Najjar sono frequenti. Negli ultimi anni, gli ettari di terra palestinese confiscata con la forza da Israele sono state decine di migliaia, compresa la terra derubata in Cisgiordania. Le colonie illegali di Israele sono la principale destinazione di questa terra”.

Il nostro inviato lo ha raggiunto al telefono proprio oggi, 30 marzo. Zayidan gli ha riferito che la Giornata della Terra si celebra anche quest'anno, nonostante sia un anno record per le attività coloniali di Israele e per l'aggressività di esercito e coloni.

“La ricordiamo, anche di fronte alla vulnerabilità rappresentata dalle divisioni palestinesi, pretesto non da poco con cui Israele attacca terra e popolo palestinese”.
Zaydan ha inoltre aggiornato il nostro corrispondente sulle iniziative previste per la Giornata di oggi: “Manifestazioni si svolgeranno da Lydda al Negev fino alla Galilea, mentre uno sciopero indetto oggi, si ripeterà anche venerdì prossimo. Le scuole svolgeranno un funzione determinante nel ricordare e trasmettere alle giovani generazioni di palestinesi la memoria della Giornata della Terra”.

Infine, la comunità internazionale è stata sollecitata dal Zayidan ad interporsi al rapido processo di ebraicizzazione e alla confisca delle terre di Palestina, con particolar attenzione all'infausto destino al quale Israele sta condannando Gerusalemme, dove i palestinesi non sono più nelle condizioni di sentirsi liberi di edificare.

“I palestinesi vivono nel costante terrore che la propria casa possa essere demolita, in qualunque momento, dalle autorità d'occupazione israeliane”.

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