Intervista di Infopal a Joe Fallisi, volontario italiano della nuova spedizione del Free Gaza.

 La nostra redazione ha rivolto alcune domande a uno dei membri della nuova spedizione del Free Gaza Movement diretta nella Striscia di Gaza, Joe Fallisi, tenore e compositore italiano e attivista pro-palestinese. L’equipaggio di volontari si ritroverà domani a Cipro per preparare il viaggio, che, come quello precedente, sarà irto di ostacoli.
 Fallisi sarà il nostro "corrispondente volontario" dalla nave in rotta verso il porto di Gaza e porterà il saluto della nostra redazione alla popolazione palestinese assediata.
 
Come mai un tenore ha deciso di partire per Gaza?
Ritengo che l’assedio lunghissimo, lo strangolamento, i quotidiani omicidi, soprusi e arbitrii subiti dagli abitanti di Gaza siano paradigmatici della situazione d’iniquità che regna in tutta la Palestina sotto il tallone degli occupanti sionisti. E che quest’ultima, a sua volta, acuisca e alimenti infinitamente l’ingiustizia nel resto del Medio Oriente e nel mondo. Più infieriscono i tiranni israeliani nella loro prospettiva di pulizia etnica progressiva, più precipitano a loro volta nel baratro genocidario gli statunitensi in Iraq e in Afghanistan. E più diviene inarrestabile la spirale della vendetta, dell’odio, della distruzione. Morte chiama morte. Andare a Gaza significa far sapere ai fratelli palestinesi che non sono soli e che il futuro può essere diverso dall’orrore presente.
Come hai conosciuto gli organizzatori del Free Gaza?
Li ho conosciuti tramite internet, provando subito una forte simpatia. E mi sono messo in contatto con loro. Ecco delle donne e degli uomini di buona volontà, fuori dai partiti, dai gruppuscoli, dalle lobbies, che hanno deciso di fare qualcosa di concreto per i Palestinesi e CI SONO RIUSCITI. Sempre autogestendo tutto in prima persona e decidendo collettivamente ogni passo con intelligenza oculata pari al coraggio e alla creatività. E senza retorica, senza vanterie, senza leaderismi. Hanno tentato la strada apparentemente più difficile, ma che in realtà era l’unica possibile e verosimile. Partecipare al secondo viaggio di Free Gaza per me è un grande onore. Se l’impresa riuscirà, la dedicherò personalmente alla memoria di Marco Melotti, carissimo amico e compagno di Roma, scomparso ieri.

Da quando segui la tragedia palestinese?
Da parecchi anni, ormai, mi occupo della questione palestinese. Innanzi tutto cercando di far circolare il più possibile le informazioni e le analisi che la miserabile stampa asservita minimizza o nasconde o elimina tout court.
Cosa ti aspetti da questo viaggio?
Nel caso si raggiungesse Gaza una seconda volta, forse risulterà davvero possibile mettere stabilmente in contatto i cittadini della Striscia, oggi prigionieri del più grande carcere, col resto del mondo. Hanno assoluto bisogno di medicinali e generi di prima necessità, ma anche di lettere, di comunicazione. Via terra tutto ciò oggi è impossibile. Ci penserà il mare generoso.
Credi che Israele vi attaccherà o vi lascerà passare?
I despoti sionisti sono imprevedibili. Può succedere di tutto. D’altra parte hanno rifiutato l’uscita da Gaza via terra ad alcuni dei partecipanti del primo viaggio, dicendo loro: siete entrati illegalmente dal mare, farete la stessa via di ritorno. Noi andiamo anche per farli salire a bordo e riportarli a casa.

I media, in particolare quelli italiani, non hanno dato molto spazio alla spedizione di agosto…

Sì, se si leggono i comunicati stampa e gli articoli internazionali che l’ottimo webmaster di www.freegaza.org, Anis Hadameh, mette periodicamente online, ci si rende conto di quanto i media italiani siano servi e vigliacchi. C’è da aver vergogna. Meno male che esiste internet.
Hai mai fatto l’"inviato speciale"?
No. Spero di essere all’altezza. Infopal sicuramente lo merita. E’ una delle pochissime voci davvero libere e stimabili. Inshallah.
 
Allora, buon viaggio e buona missione.

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