Israele è lo stato Frankenstein del mondo

MEMO. Di Rifat Audeh. Nel romanzo Frankenstein di Mary Shelley del 1818, il personaggio principale crea un essere vivente cucendo insieme varie parti di cadaveri. Il mostro risultante inizialmente cerca di adattarsi alla società, ma poi si trasforma in una creatura malvagia di fronte al rifiuto da parte della società. E nel romanzo, il creatore del mostro, Victor Frankenstein, si sente in colpa per le morti e il terrore che la sua creazione ha causato agli altri.

Il romanzo uscì quasi 100 anni prima che la Gran Bretagna desse vita al piano di creazione di un’entità ibrida in Medio Oriente con l’emanazione della famigerata Dichiarazione Balfour del 1917. Quella e la successiva azione imperialista contribuirono a creare un mostro molto più sinistro e diabolico nel 1948: lo Stato di Israele.

La creazione dell’Occidente imperiale è stata, va detto, diversa da quella di Shelley. Mentre il mostro di Frankenstein ha iniziato senza far del male a nessuno, Israele in realtà è stato fondato sul terrorismo, sull’uccisione, sull’oppressione e sulla pulizia etnica di 750.000 palestinesi. Da allora più di 500 città e villaggi palestinesi sono stati distrutti e cancellati dalla mappa. Questa è chiamata dai palestinesi la Nakba, la catastrofe. L’ideologia fondatrice dello stato, il sionismo, si basa sul genocidio e sulla supremazia razziale, quindi ciò non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno, né allora né oggi.

Israele non ha mai cercato di inserirsi nella comunità globale delle nazioni civilizzate; ciò avrebbe contraddetto l’ideologia su cui si fondava. E così, i massacri compiuti contro i palestinesi, prima della nascita dello stato vero e proprio – come quello a Deir Yassin – continuarono, e ve ne furono molti altri, tra cui Tantura (1948), Gaza (1956) e la Moschea di Al-Aqsa (1990), per citarne solo tre. Nel corso dei decenni, gli omicidi andarono di pari passo con il furto di terre; le demolizioni di case; le centinaia di migliaia di prigionieri politici; lo sfollamento di altri 350.000 palestinesi nel 1967; un’occupazione militare illegale e brutale dal 1967; gli attacchi contro la moschea di Al-Aqsa; e l’elenco potrebbe continuare. Persino i palestinesi che hanno acquisito la cittadinanza in quella parte della Palestina che ora si chiama Israele non sono stati risparmiati dall’ideologia suprematista dello stato. Affrontano la discriminazione in modo ufficiale e in base ad oltre 65 leggi israeliane che di fatto li rendono cittadini di seconda classe.

L’ultimo attacco israeliano contro i palestinesi a Gaza arriva dopo un blocco durato sedici anni e a importanti offensive militari nel 2008/9, 2012, 2014 e 2021, nonché a frequenti incursioni da parte delle cosiddette Forze di Difesa Israeliane. I soldati israeliani hanno ucciso 189 manifestanti durante la Grande Marcia del Ritorno del 2018 nella Striscia di Gaza, tra cui 35 bambini; almeno 36.000 rimasero feriti, molti dei quali morirono a causa delle ferite riportate.

Dovrebbe essere chiaro a qualsiasi persona ragionevole, quindi, che la storia della violenza nella Palestina occupata non è iniziata il 7 ottobre con l’attacco dei combattenti della resistenza palestinese attraverso il confine nominale nello stato di occupazione. E che la maggior parte delle violenze sono state perpetrate da Israele.

“I palestinesi però non sono solo statistiche, sono esseri umani, con famiglie, persone care, speranze, sogni e aspirazioni”.

Questo mostro di Stato alla Frankenstein ha continuato il suo percorso genocida, bombardando ospedali e altre infrastrutture civili – comprese case, moschee e chiese – e tagliando le forniture di cibo, acqua, elettricità e medicinali a 2.3 milioni di persone. La maggior parte dei 16.000 palestinesi uccisi nelle ultime settimane erano bambini e donne; le Forze di Difesa Israeliane prendono di mira i civili “di proposito”. I palestinesi non sono solo statistiche, però, sono esseri umani, con famiglie, persone care, speranze, sogni e aspirazioni, che vivono ogni giorno l’inferno e i bombardamenti mentre il genocidio di Israele avviene in tempo reale sui social media.

Quando sento la spregevole affermazione secondo cui Israele ha il diritto di “difendersi”, dico di stare zitti finché non hanno tirato fuori la testa da quel luogo oscuro. Israele è una potenza occupante. Non ha alcun diritto legale all’autodifesa contro le persone che vivono sotto la sua occupazione. In questo caso, infatti, sono i palestinesi ad avere il diritto di resistere a tale occupazione e di difendersi, utilizzando ogni mezzo a loro disposizione, compresa la lotta armata. Questa è la legge. Sostenere l’inesistente “diritto all’autodifesa” di Israele è semplicemente il modo in cui l’Occidente gli dà il via libera per portare avanti il suo genocidio.

Inoltre, gli israeliani ora invocano apertamente il genocidio del popolo palestinese, riportandoci alla mente i loro compatrioti che applaudivano da spettatori per le bombe sganciate sulle teste dei bambini palestinesi a Gaza nel 2014. È possibile che il 7 ottobre i combattenti di Hamas siano entrati in contatto con quegli “innocenti” spettatori israeliani.

Nella storia originale, Victor Frankenstein si sentiva in colpa per ciò che aveva creato. In questo caso, invece, non solo gli imperialisti assetati di sangue di Washington, Londra, Parigi, Berlino e Bruxelles non si sentono colpevoli per ciò che hanno creato nella Palestina occupata, ma l’hanno anche incoraggiata a portare avanti i suoi crimini. A loro si unisce un coro di propagandisti mascherati da giornalisti ed esperti, creando così un mondo mostruoso e ricavandone una storia che non li perdonerà mai.


Rifat Audeh è un attivista palestinese-canadese per i diritti umani, pluripremiato regista e analista dei media. È un sopravvissuto all’attacco alla Freedom Flotilla del 2010, che tentò di rompere il blocco di Gaza.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi