L’Assemblea Generale dell’ONU vota contro la decisione di Trump su Gerusalemme

MEMO. L’Assemblea generale dell’ONU ha votato favorevolmente per condannare la designazione di Gerusalemme, da parte degli USA, a capitale di Israele. 

Numerosi leader e diplomatici internazionali hanno preso la parola, prima del voto, alla 37ª seduta plenaria della 1oª sessione speciale di emergenza convocata da un gruppo di nazioni arabe, assieme alla Turchia e alla Organizzazione per la Cooperazione Islamica. 

128 paesi hanno votato a favore della risoluzione, 35 si sono astenuti e nove hanno votato contro. Questo documento dichiara anche di vietare l’istituzione di qualsiasi missione diplomatica nella Città Santa. 

L’incontro è iniziato col discorso di Khaled Hussein Mohamed Alyemany, dello Yemen, il quale ha sottolineato il fatto che l’annuncio del presidente degli USA Donald Trump corrisponde ad una violazione della legge delle Nazioni Unite. Egli ha definito questa mossa come “una sfacciata violazione dei diritti del popolo palestinese e delle nazioni arabe, e di tutti i Musulmani ed i Cristiani nel mondo” e su un argomento che è “all’origine dei disordini nel Medio Oriente”. 

Dopodiché è salito sul podio il ministro degli Esteri palestinese, Riyad Al-Maliki, che ha condannato fermamente la decisione americana, citando gli immutabili legami esistenti tra i Palestinesi e la Città Santa. 

“Noi ricerchiamo sempre il bene e la pace nonostante le ingiustizie che hanno colpito il nostro popolo, le nostre donne, i nostri bambini”, ha inoltre sottolineato. 

Ha espresso il dispiacere per il fatto che lunedì scorso gli USA abbiano posto il veto contro la decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e siano rimasti ancorati alla loro scelta di riconoscimento: “Oggi gli USA hanno ancora una volta perso l’opportunità di fare un passo indietro rispetto ad una decisione illegale e provocatoria; hanno perso la possibilità di unirsi al resto della comunità internazionale”. 

Al-Maliki ha anche chiesto ad Israele di riconoscere apertamente che la sua occupazione è una forma di colonialismo e che la comunità internazionale non l’ha mai tollerata approvando numerose risoluzioni contro le sue attività illegali. 

“Ci meravigliamo che Israele non abbia ancora capito che i paesi qui presenti rappresentano interi popoli che hanno sofferto per molti anni il colonialismo e l’oppressione… questi paesi ed i loro popoli sono leali e la Palestina non dimenticherà il loro sostegno”, ha poi concluso Al-Maliki. 

Il ministro degli Esteri turco, Mevut Cavusoglu, ha ribadito il disappunto della Turchia per questa mossa, dichiarando che la decisione “costituisce una oltraggiosa aggressione nei confronti di tutti i valori universali”. 

“A nome di tutta la nazione turca dichiaro che la Turchia non abbasserà mai la guardia su Al-Aqsa. Il popolo palestinese non sarà mai lasciato da solo. Il mondo è più di 5 sole nazioni”, ha concluso, riferendosi al potere dell’Assemblea Generale che è maggiore rispetto alla volontà dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. 

L’ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Nikki Haley, ha criticato aspramente l’ONU sin dall’inizio per aver permesso questa votazione. Ha parlato dei numerosi contributi economici e diplomatici da parte degli USA a favore delle Nazioni Unite, volendo sottintendere che questo organismo non è abbastanza riconoscente perchè vuole prendere di mira una decisione degli USA così ostinatamente. 

“Quando uno stato viene preso di mira per essere aggredito in questo organismo, a questo stato si è mancato di rispetto. Ancora peggio, a questo stato viene chiesto di pagare per il privilegio di non essere rispettato. Nel caso degli Stati Uniti, a noi si chiede di pagare di più di qualsiasi altro paese per questo privilegio alquanto dubbio”. 

Haley ha menzionato la decisione di Trump soltanto per sostenere che avrebbe un minimo impatto in tutta la regione presa nel suo complesso, e che non si tratta di un affare internazionale, ma piuttosto della volontà del popolo americano: “La decisione non preclude la soluzione dei due stati, se così si deciderà… La decisione non danneggia per niente gli sforzi di pace. Al contrario, la decisione del presidente riflette solo la volontà del popolo americano”. 

“Nessun risultato del voto alle Nazioni Unite farà la differenza per questo (la decisione). Ma questo voto farà la differenza su come gli americani considereranno l’ONU. Questo voto non sarà dimenticato”, ha concluso, dando voce ai suoi commenti di ieri secondo i quali l’amministrazione Trump prenderà nota dei nomi di coloro che hanno votato contro il riconoscimento. 

L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha ripetuto la peggiore retorica statunitense contro l’ONU. 

“Nessuna dichiarazione dell’UNESCO, nessun discorso vuoto, nessuna risoluzione dell’Assemblea Generale potranno mai dividerci da Gerusalemme”, ha giurato. 

Ha inoltre condannato quei paesi che hanno sostenuto la risoluzione, dichiarando che questi sono stati manipolati dai Palestinesi. 

“Coloro che oggi sostengono la risoluzione sono come dei burattini. Voi siete dei burattini tirati dalle corde dei burattinai palestinesi. Siete come delle marionette obbligate a danzare perchè la leadership palestinese vi osserva con allegria”. 

Molti altri rappresentanti internazionali, compresi quelli del Pakistan, Indonesia, Maldive, Iran e Cina, hanno parlato a favore della risoluzione e hanno espresso il loro sostegno a favore del popolo palestinese. Il voto è passato con una maggioranza significativa, così come avevano fatto altre risoluzioni a favore del diritto internazionale. 

Mercoledì, il presidente statunitense Donald Trump ha minacciato di tagliare gli aiuti ai paesi che hanno votato a favore della risoluzione. Gli USA hanno già varie volte tagliato gli aiuti all’ONU nell’anno passato e si stanno preparando ad abbandonare il suo organismo culturale, l’UNESCO, a causa di un presunto pregiudizio dell’ONU contro Israele.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi