L’Ue apre al nuovo governo palestinese.

Da www.ilmanifesto del 16 settembre.

Medioriente
L’Ue apre al nuovo governo palestinese
Ue contro Usa «Un’occasione da non perdere», dice D’Alema, ma per togliere l’embargo i 25 chiedono a Hamas la liberazione del caporale israeliano Shalit e il riconoscimento di Israele. Dagli Usa: «Non è il momento».

Alberto D’Argenzio
L’Europa apre la porta al dialogo con il tandem Hamas-Al Fatah, il nuovo governo palestinese di unità nazionale. Ieri i ministri degli esteri dei 25 hanno deciso di sfruttare il cambio di esecutivo in Palestina per uscire dalla paralisi diplomatica e politica seguita alla vittoria elettorale di Hamas: «Abbiamo una nuova situazione e dobbiamo usarla per ritornare al processo di pace», ha riassunto il presidente di turno del Consiglio, il finlandese Erkki Tuomioja. Per Massimo D’Alema «dobbiamo sostenere il nuovo governo palestinese», si tratta di «un’occasione da non perdere per rimettere in moto il processo di pace e fare uscire i Territori occupati da una situazione di collasso economico e umanitario».
Per passare dalle parole ai fatti, l’Europa si attende un gesto da Ramallah, o meglio due. Il primo è la liberazione del caporale israeliano Shalit, il secondo un riconoscimento anche indiretto di Israele da parte di Hamas (cosa implicitamente presente nel programma del nuovo esecutivo, indica il ministro francese Philippe Douste Blazy). Primi passi in un cammino che comprende anche la «rinuncia della violenza ed il rispetto degli accordi precedenti», riassume Tuomioja. In cambio dei primi due gesti l’Europa sarebbe pronta a rispondere con altre due iniziative importanti: riprendere gli aiuti diretti all’Anp e discutere la cancellazione del braccio politico di Hamas dalla lista dall’elenco di gruppi e organizzazioni terroriste della Ue. In questo gioco di (possibili) gesti e atti, anche Israele, indica D’Alema, dovrebbe fare la sua parte liberando «i ministri e parlamentari palestinesi». In pratica l’Europa si fa forte del suo nuovo ruolo nella regione, figlio anche e soprattutto della missione in Libano, prende l’iniziativa come mai aveva fatto e indica la strada a Washington e Tel Aviv: «l’Ue si impegni a incoraggiare Israele e Usa ad accogliere questa novità (il nuovo governo, ndr) come un’occasione da non perdere", conclude D’Alema.
L’iniziativa non solleva però l’entusiasmo dell’amministrazione Bush. Già giovedì notte Sean McCormack, portavoce di Condoleezza Rice, aveva messo in guardia i partner europei dal compiere una fuga in avanti: «In questo momento non vogliamo alcun cambiamento qualitativo della situazione (,..) il Quartetto deve restare unito per poter inviare un messaggio forte». Un richiamo alla prudenza, a non far balenare ad Hamas l’idea di una fine del boicottaggio internazionale, ma anche una dimostrazione di come gli Usa poco digeriscano il sorprendente attivismo europeo nella regione. Tra queste posizioni divergenti si avvicina la riunione ministeriale del Quartetto che andrà in scena, indicano fonti del dipartimento di Stato, mercoledì prossimo a New York.
Se qualcosa si muove in Palestina, rimane invece ancora al palo la missione di controllo europea delle frontiere tra Siria e Libano, operazione pensata e lanciata dall’Italia per cercare di rendere più efficace il contrasto al traffico d’armi che rifornisce le milizie Hezbollah. L’idea è quella di una missione non militare, composta da polizia e guardie di frontiera in grado di coadiuvare i doganieri locali. Ma se l’idea può sembrare interessante, l’impressione è che il governo italiano abbia fatto il passo più lungo della gamba lanciando un’iniziativa che presenta numerosi problemi pratici e richiede l’ulteriore impiego di personale degli Stati membri. Ieri i 25 non hanno nemmeno dato il via libera alla missione esplorativa chiesta dalla diplomazia italiana, limitandosi a dare mandato a Javier Solana perché studi

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