‘L’Unione Europea deve dimostrare maggior coraggio in Medioriente’.

“L’Unione Europea deve dimostrare maggior coraggio in Medioriente. La sua inerzia la rende complice degli atti illegali nell’area e non può più continuare a svolgere ruoli secondari”.

di Chris Patten*

Guardian.co.uk 

La triste situazione di stallo in cui verte oggi il Medioriente richiede iniziative.

Il fallimento delle politiche a breve termine adottate da Israele ha concentrato l’attenzione globale sul blocco di Gaza spostandolo da questioni come quella nucleare.

Simile atteggiamento europeo comporta la progressiva difficoltà di concepire la soluzione dei due stati. La Palestina ormai è frammentata e chiusa in veri Bantustan.

Obama è sempre più in difficoltà ad intessere relazioni con Iran, Afghanistan, Pakistan ed altri paesi: i suoi ufficiali gli hanno fatto credere che in Medioriente non esistesse alternativa a quella di uno pseudo processo di pace e la sua identificazione con un governo israeliano di estrema destra lo ha posto in cattiva luce.

Quando la politica non avanza, lo fanno gli aiuti umanitari.

Ma non si può più dipendere dall’assistenza umanitaria ogni qualvolta il prodotto è un altro fallimento diplomatico e politico.

L’Unione Europea è il maggior partner commerciale di Israele e al contempo il maggior donor nell’assistenza ai palestinesi.

Tuttavia, ha sempre svolto un ruolo secondario agli USA ma oggi l’Europa deve rompere quest’impasse.

Certo, sono esistite eccezioni: nel 1980, i ministri degli Esteri europei adottarono la dichiarazione di Venezia in cui si impegnavano a sostenere “legami tradizioni, e interessi comuni”, ritagliandosi un loro ruolo “speciale..come promotori per il raggiungimento della pace”.

In quell’occasione, sancirono il diritto all’esistenza e alla sicurezza per tutti gli stati della regione, anche di Israele, e inneggiarono alla “giustizia per tutti i popoli, dando per inteso quindi il riconoscimento delle rivendicazioni del popolo palestinese.

Si denunciarono le attività coloniali, facendole passare come azioni illegali e ci si accordò per il rifiuto di qualunque iniziativa unilaterale che comportasse il mutamento dello status di Gerusalemme. A Venezia infine, si ribadì l’urgenza per una soluzione al problema dei rifugiati palestinesi da raggiungere garantendo la propria presenza attiva nelle discussioni del Consiglio di Sicurezza ONU.

L’Unione Europea continua ad essere un mero spettatore delle decisioni statunitensi e, ogni volta che gli Usa non agiscono o falliscono, resta a guardare.

Le parole del Segretario della Lega Araba, ‘Amr Mousa, non sembrano essere poi fuori luogo quando, con riferimento all’inerzia del Quartetto in Medioriente, lo definisce: “il Quartetto meno tre”.

È vero, gli Usa si sono arrogati un ruolo dominante nell’intera regione ed è altresì vero che nessun accordo di pace che coinvolga gli stati dell’area, si può raggiungere senza il beneplacito di Israele.

Niente di tutto questo però può essere una giustificazione per il silenzio dell’Europa. Al contrario certe scelte agevolano gli Usa (abbassano il prezzo che dovrebbero pagare quando falliscono) e soprattutto, conferiscono ulteriore carta bianca ad Israele.

In aggiunta, le posizioni adottate dalla Ue, ne rendono la leadership poco credibile agli occhi dei partner negli accordi bilaterali con i paesi della sponda del Mediterraneo (Politica di vicinato) e la rende complice dell’oltraggio degli azioni illegali di Israele.

La Ue ha l’obbligo di lavorare in prima persona nell’abolizione integrale dell’embargo su Gaza, nella riconciliazione nazionale palestinese come nei rapporti che coinvolgono la Turchia, promuovendo infine nuove concordate e libere elezioni perché, nell’area non ci si può aspettare democrazia se non in Palestina.

L’Ue deve pretendere il coinvolgimento diretto Hamas e partire da nuovi accordi, senza pretendere che il governo di Gaza sia obbligato ad accettarne di vecchi mentre ad Israele non ci si permette di avanzare simili richieste. Basti pensare alla progressiva colonizzazione ebraica della Cisgiordania.

Gli Usa non possono auto considerarsi gli unici attori aventi il diritto di proporre accordi e l’Unione Europea dovrebbe elaborare delle proposte a partire dalle problematiche che affliggono oggi in Palestina.

L’Ue dovrebbe fare tutto questo di concerto con la Turchia e la Lega Araba.

Sarebbe auspicabile che l’Unione Europea ritornasse ad essere il partner politico attivo di un tempo e che agisse con un coraggio concreto e non basato sulla retorica.

*Chris Patten è stato Commissario Europeo per le Relazioni esterne e, attualmente, è condirettore del Consiglio di International Crisi Group.

 

 

 

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