L’Unione Industriale: l’Industria della Striscia di Gaza è ‘clinicamente morta’. 50 milioni di dollari di perdite.

Gaza – Infopal. Fuad as-Sumnah, presidente dell’Unione Industriale dell’Ingegneria e del Metallurgico nella Striscia di Gaza, ha dichiarato che, dopo il blocco del 95% delle fabbriche, l’industria a Gaza è "clinicamente morta".

Egli ha confermato che le fabbriche sono il principale "obiettivo" dei missili dell’occupazione israeliana: ciò si va ad aggiungere agli effetti dell’assedio e della chiusura dei passaggi.

Ha spiegato poi che le forze di occupazione vietano l’ingresso di qualsiasi materiale metallico e di tutti i suoi derivati: una conferma del tentativo israeliano di distruggere l’economia palestinese. Parallelamente, Israele sta facendo crescere la propria produzione industriale a discapito di quella palestinese. 

In un’intervista esclusiva con il corrispondente di Infopal.it, as-Sumnah ha confermato che, in questo anno di assedio totale alla Striscia di Gaza, la perdita dell’industria palestinese ammonta a circa 50 milioni di dollari: il 95% delle fabbriche che si sono fermate sono metalmeccaniche. I missili israeliani ne hanno distrutte 170, lasciando più di 6000 lavoratori senza lavoro. Il problema, ha evidenziato il presidente dell’UI, non è legato solo al blocco delle attività delle fabbriche, ma anche alle crescenti perdite degli industriali nei confronti delle banche e per le liquidazioni ai lavoratori – come prevede il contratto di lavoro.

Prodotto interno

As-Sumnah ha affermato che l’industria metalmeccanica rappresentava il 13% del prodotto interno lordo e il 37% del prodotto industriale. Essa occupava un ruolo importante nella società palestinese, perché le sue produzioni interessavano il settore dell’istruzione, della sanità, dell’agricoltura, dei traporti e altro ancora.

E ha riferito di aver avuto molti incontri con i responsabili dell’ANP, con il governo di Gaza e con membri del Consiglio Legislativo, ma senza esito: non è stato accordato alcun sostegno economico.

As-Sumnah si è poi rivolto alle autorità palestinesi incaricate di negoziare la tregua con Israele facendo loro notare che "devono prendere in considerazione la necessità di far entrare le materie prime per riattivare l’industria palestinese", e ha aggiunto: "Spero che venga raggiunta la tregua e un accordo inter-palestinese, in modo da ripristinare l’unità nazionale, riaprire i passaggi e rompere l’assedio".

La Camera di Commercio

In un rapporto, la Camera di Commercio palestinese ha dichiarato che le maggiori perdite sono causate dalla chiusura dei passaggi commerciali.

Le perdite dirette della Striscia di Gaza riguardano la produzione, l’investimento, il commercio estero, l’agricoltura, l’industria e la manodopera e hanno influito negativamente sullo sviluppo economico e ingigantito i problemi economici, sociali, sanitari, psicologici, ecc. 

Si ricorda che da metà di giugno dell’anno scorso, l’occupazione israeliana ha imposto un assedio globale alla Striscia di Gaza e ha chiuso tutti i passaggi commerciali, trasformando la regione in una grande prigione per un milione e mezzo di abitanti.

Agli industriali e ai lavoratori di Gaza non rimane che seguire il consolidato esempio israeliano: chiedere i danni. A Israele… 

 

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