L’UNRWA vara un progetto per finanziare l’affitto alle famiglie di Gaza

Gerusalemme-Quds Press. L’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi, ha annunciato l’avvio di un progetto che mira a sostenere le famiglie palestinesi colpite dall’ultima guerra a Gaza, in cambio di lavoro, nell’ambito di un’iniziativa che sarà lanciata con il nome di “Recupero rapido a Gaza”.

In un comunicato stampa ricevuto da Quds Press in data 8 settembre, l’Agenzia delle Nazioni Unite ha dichiarato che si tratta di un progetto pilota ideato per compensare le spese degli alloggi temporanei attraverso lavori a tempo determinato . Il progetto è parte degli sforzi continui sostenuti dall’Agenzia per garantire una risposta adeguata alla necessità di fondi che servono a ospitare le famiglie palestinesi di Gaza, le cui case sono state gravemente danneggiate o completamente distrutte durante il conflitto dell’estate del 2014.

L’Agenzia ha spiegato che l’opportunità lavorativa facoltativa riguarderà un periodo di tre mesi, e che ogni famiglia potrà approfittarne, con un compenso di 266 dollari al mese, un importo leggermente superiore all’ammontare degli affitti, che si aggirano sui 200-250 dollari al mese, in base alle dimensioni della famiglia.

L’Agenzia ha sottolineato come la famiglia avente diritto non è assolutamente costretta o obbligata a partecipare al progetto, l’adesione al quale è del tutto volontaria, rappresenta semplicemente “un’opzione per aiutare le persone colpite a soddisfare le proprie esigenze“.

L’Agenzia ha chiarito di aver varato il progetto di aiuti finanziari in cambio di lavoro dall’inizio del corrente mese, “in risposta all’immenso deficit dei programmi di ricostruzione di Gaza, le cui spese ammontano a 720 milioni di dollari con un  deficit che arriva ai 493 milioni di dollari”.

L’Agenzia ha osservato, infine, come il progetto rappresenti parte della risposta all’emergenza, e come i finanziamenti non possano essere usati per altre attività o per altri programmi e come le famiglie aventi diritto non possano usufruire di altre opportunità di lavoro.

Traduzione di Federica Pistono