Madre di Gaza piange la famiglia uccisa nell’attacco aereo dopo l’Eid dell’anno scorso

unnamedGaza-Ma’an. Umm Bilal al-Ghoul ha trovato difficoltà a celebrare l’Eid quest’anno, dopo aver perso gran parte della sua famiglia a causa di un attacco aereo israeliano, un anno fa, durante la devastante guerra di Gaza della scorsa estate.

In un singolo attacco sulla sua casa di Rafah, nel campo profughi densamente popolato di Yibna, il 3 agosto 2014, sono morti 10 membri della sua famiglia e altri 20 sono stati feriti. Umm Bilal ha perso suo marito Wael e tre dei loro figli.

La madre di Wael, suo padre, suo fratello, e due delle sue sorelle sono stati uccisi durante l’attacco.

Il figlio più giovane di Umm Bilal, Ibrahim, ha perso suo fratello gemello, Mustafa, pochi giorni dopo la loro nascita all’inizio dell’offensiva israeliana.

Asmaa al-Ghoul, una giornalista che vive nella città di Gaza e un parente di Umm Bilal, avevano scritto in un post su Facebook dopo la loro nascita: “A Gaza, c’è sempre speranza e nuova vita. Una porta di luce e di felicità in mezzo a questa guerra”.

Quest’anno, però, la madre in lutto ha rifiutato di festeggiare il primo compleanno di Ibrahim senza il suo gemello.

Suo figlio maggiore, Bilal, ha tentato di convincerla dicendole che “la sua ferita sta ancora sanguinando, anche se le ferite dei bambini sono guarite”.

Umm Bilal ha dichiarato a Ma’an: “Ibrahim non sente la sofferenza che proviamo, ma quest’anno l’Eid è ancora pesante e difficile, perché il suo gemello Mustafa, suo padre, suo fratello Ismail e sua sorella Malak se ne sono andati”.

L’ultimo ricordo che ha Umm Bilal di suo marito è che stava tornando a casa con un pesce “Ringa”, come gli avevano chiesto i figli.

Ha detto che i bambini erano alzati aspettandolo con ansia davanti alla porta.

“Loro non saranno con noi quest’anno”, ha aggiunto.

Umm Bilal ha detto a Ma’an che sa che trascorrerà gran parte del suo prossimo futuro a parlare a Ibrahim, di un anno di età, di suo padre e dei fratelli attraverso le fotografie.

Dopo l’attacco dello scorso anno, Asmaa ha scritto un articolo su Al-Monitor lamentando la morte dei suoi parenti, nessuno dei quali ha avuto niente “a che fare con Hamas”.

Ha scritto che la casa “aveva un tetto sottile di amianto che non richiedeva due missili di F-16 per distruggerla”.

“Qualcuno puo’ informare Israele che le case del campo profughi possono essere distrutte ed i loro occupanti uccisi, solamente con una piccola bomba, e che non ha bisogno di spendere miliardi per farli cadere nell’oblio?”

Asmaa ha scritto che durante la guerra c’erano corpi ovunque, che parevano aver lasciato le loro vite personali alle spalle.

“Ancora più importante, si sono lasciati la paura della guerra alle spalle”

La guerra della scorsa estate è stata la terza a Gaza in sei anni, e di gran lunga la più letale e distruttiva delle tre.

Il commissario generale dell’Unrwa, agenzia dell’Onu, Pierre Krahenbuhl, ha avvertito all’inizio di questo mese che le cause alla radice del conflitto rimangono sconosciute.

“La disperazione, la miseria e la negazione della dignità derivanti dalla guerra dello scorso anno e dal blocco sono la realtà della vita per la gente comune di Gaza”, ha spiegato.

Grandi aree di Gaza restano in rovina e il lavoro per la ricostruzione di circa 18.000 case che sono state totalmente distrutte durante la guerra non è ancora iniziato.

Traduzione di Edy Meroli