Media israeliani: persone vicine a Netanyahu gli chiedono di rinviare l’aggressione di terra contro Gaza

Tel Aviv. Il quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato martedì che “alti funzionari, considerati vicini al primo ministro Benjamin Netanyahu, hanno espresso riserve sull’invasione via terra nella Striscia di Gaza, in questo momento”.

Secondo il giornale, “i funzionari hanno espresso la loro preoccupazione per il coinvolgimento delle forze armate israeliane sul campo, e hanno avvertito della pressione che la comunità internazionale eserciterà per porre fine all’operazione prima che Israele raggiunga risultati concreti”.

Hanno anche avvertito di “danni fatali alla capacità di deterrenza di Israele se l’esercito non riuscisse a raggiungere i risultati desiderati”, sottolineando che queste preoccupazioni sono state presentate presso la sede del ministero della Sicurezza israeliano a Tel Aviv.

Il giornale ha osservato che nei giorni scorsi “è stata pubblicata una campagna sui social media a sostegno del ritardo dell’ingresso via terra a Gaza”.

Il giornale ha appreso che Ran Peretz, che in precedenza gestiva il sistema di informazione nell’ufficio del primo ministro israeliano, era tra i promotori (della campagna), e il video distribuito affermava che “la vita dei nostri soldati viene prima di tutto. La parte sotterranea di Gaza deve essere distrutta prima di entrare. I tunnel devono essere bombardati dal cielo”. Il video è stato distribuito online da personaggi associati a Netanyahu, come Gadi Taub, Ariel Siegel ed Erez Tadmor del canale ebraico 14.

Fonti politiche israeliane si chiedono se la distribuzione di questi messaggi indichi che Netanyahu stia cercando di addestrare l’opinione pubblica a ritardare, o addirittura evitare, un’operazione di terra su larga scala nella Striscia di Gaza.

Il giornale sottolinea che “c’è ambiguità riguardo alle ragioni per ritardare l’invasione via terra nella Striscia di Gaza, rilevando che in numerosi media USA, tra cui il New York Times e la CNN, si sostiene che gli Stati Uniti avrebbero consigliato a Israele di ritardare ingresso via terra nella Striscia di Gaza per consentire il completamento di un accordo”: aiuti umanitari per liberare più prigionieri e portare aiuti alimentari e medicinali ai residenti di Gaza.

Il giornale afferma che a Tel Aviv non vogliono essere presentati come coloro che ostacolano i movimenti militari su richiesta statunitense, ma le notizie provenienti da fonti anonime sulle pressioni degli Stati Uniti aiutano a nascondere il fatto che anche in Israele non tutti sono convinti che l’immediata invasione di terra nella Striscia di Gaza sarebbe il passo giusto, e la preparazione delle forze di sicurezza incide sul processo decisionale in questo senso, oltre ai pericoli che potrebbero scoppiare nel nord, e forse anche nell’intera regione.

(Fonte e foto: Quds Press).