“Nel 2016, oltre 800 denunce per tortura contro i servizi di sicurezza palestinesi”

Ramallah-Quds Press. La Commissione indipendente per i Diritti dell’Uomo, legata all’Autorità Palestinese, ha dichiarato di aver ricevuto centinaia di denunce di torture subite dai prigionieri da parte dei servizi di sicurezza palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza durante il 2016.

Nel suo rapporto annuale, pubblicato mercoledì scorso, la Commissione, riguardo ai casi di tortura nei Territori occupati, ha dichiarato di aver ricevuto 865 denunce di presunte violazioni del diritto all’integrità fisica in territorio nazionale (Cisgiordania e Gaza). Può trattarsi di torture fisiche o psicologiche, che si aggiungono a trattamenti crudeli, disumani e lesivi della dignità, inflitti mediante schiaffi, insulti o il ricorso ai noti supplizi dei “tubi”, della falaqa (frustate ai piedi) e dello shabah (tortura con cui il suppliziato viene appeso per ore per il polsi).

La relazione afferma che quella degli uomini adulti è la categoria più esposta a violazioni del diritto all’integrità fisica, con il 78,4 per cento delle denunce alla Commissione. Seguono le violenze perpetrate sui bambini con il 14,6 per cento delle denunce, poi quelle sulle donne, con 7,1 per cento.

Il rapporto evidenzia che queste cifre indicano la gravità della situazione in rapporto al mancato rispetto del diritto all’integrità fisica dei bambini nei Territori occupati, bambini che devono ricevere trattamenti migliori da parte di chi dovrebbe applicare la legge in base alla Convenzione sui diritti dell’Infanzia.

Il rapporto aggiunge che le violazioni del diritto all’integrità fisica delle donne rappresenta una violazione della Convenzione delle Nazioni Unite, che garantisce alle donne un trattamento differenziato, Convenzione cui lo Stato palestinese ha aderito.

Le denunce riguardano diversi apparati della polizia. In Cisgiordania, da cui proviene il 43 per cento delle denunce, il 24,6 per cento riguarda la polizia, il 4,5 per cento la Sicurezza interna, l’8,7 per cento la Sicurezza preventiva, il 5,2 per cento i servizi segreti. Il 48,8 per cento delle denunce proviene dalla Striscia di Gaza.

Nell’ambito del monitoraggio delle politiche e dei controlli del governo, la Commissione ha dichiarato di aver accertato che le autorità competenti non hanno adottato alcuna politica, né effettuato alcun controllo, né adottato alcuna misura per tutelare il diritto all’integrità fisica. Unica eccezione, la richiesta al Consiglio dei ministri di un progetto di legge per regolamentare le attività della polizia. Tale progetto, però, non include alcuna disposizione che vieti la tortura e gli altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

Il rapporto conclude che il controllo sull’intera questione non è al livello richiesto e non soddisfa i requisiti imposti dalla Convenzione contro la tortura.

Il rapporto richiede al Presidente dell’Autorità Palestinese la firma del Protocollo opzionale della Convenzione contro la tortura, sottolineando la necessità che lo Stato palestinese vi aderisca.

Il rapporto richiede anche la modifica alle leggi vigenti con la definizione chiara del concetto di tortura, la criminalizzazione dei trattamenti crudeli, inumani e degradanti, il divieto della prescrizione per i reati di tortura.

Da notare che molte organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, si sono scagliate contro le violazioni sui detenuti palestinesi nelle carceri dei servizi di sicurezza palestinesi e il ricorso alla tortura nei loro confronti, causa del decesso di numerosi prigionieri.

La Commissione Indipendente per i Diritti Umani è stata istituita nel 1993 con decreto dal defunto presidente palestinese Yasser Arafat  e gode di autonomia amministrativa e finanziaria.

Traduzione di Federica Pistono