Organizzazioni per i diritti delle minoranze: si teme che la revoca della cittadinanza discrimini i Palestinesi

WAFA. La Corte Suprema israeliana ha confermato giovedì una legge che consente al ministro dell’Interno di chiedere la revoca della cittadinanza rivolta ai cittadini israelo-palestinesi.

Un gruppo allargato di sette giudici della Corte Suprema israeliana aveva accettato un ricorso presentato da Adalah – The Legal Center for Arab Minority Rights in Israel – e dall’Associazione per i diritti civili in Israele (ACRI) contro la decisione del 2017 del tribunale distrettuale di Haifa, che confermava la richiesta del ministro dell’Interno di revocare la cittadinanza ad Alaa Zayoud, cittadino palestinese-israeliano di Umm al-Faham.

Tuttavia, la Corte Suprema ha confermato la legge su cui si è basato il ministro nella sua decisione di revocare la cittadinanza di Zayoud.

La legge autorizza il ministro dell’Interno, con l’approvazione del tribunale distrettuale, a revocare la cittadinanza ai cittadini israeliani condannati per reati che costituiscono una “violazione della lealtà” allo Stato.

L’ex avvocato di Adalah, Sawsan Zaher, e il legale di ACRI, Oded Feller, hanno presentato ricorso a nome di Alaa Zayoud.

Nella sua sentenza, la Corte Suprema ha osservato che “non vi è alcun vizio costituzionale nell’accordo che consente la revoca della cittadinanza di una persona che ha commesso un atto che costituisce una violazione della lealtà verso lo Stato di Israele, come ad esempio: un atto di terrorismo; un atto di tradimento o di grave spionaggio; o l’acquisizione della cittadinanza o il diritto di soggiorno permanente in uno Stato ostile o in territorio ostile. Tutto ciò, anche se a seguito della revoca della cittadinanza l’individuo diventa apolide, e in tal caso, il ministro dell’Interno deve concedergli lo status di residenza permanente in Israele o un altro status designato.

La Corte Suprema ha respinto l’argomento delle organizzazioni secondo cui questa legge viene applicata in modo selettivo e discriminatorio esclusivamente contro i cittadini palestinesi di Israele. Dall’emanazione della legge, nel 2008, la possibilità di revoca della cittadinanza è stata presa in considerazione in 31 casi, nessuno dei quali riguardava un cittadino ebreo-israeliano.

Tuttavia, il presidente della Corte Suprema, Esther Hayut, ha osservato nella sua sentenza che non ci sono basi sufficienti per indicare un modello di discriminazione.

La Corte Suprema ha respinto l’argomentazione delle organizzazioni nonostante abbiano fornito una serie di gravi incidenti in cui cittadini ebrei israeliani hanno attaccato palestinesi in seguito all’emanazione di tale legge.