Perché il mondo dovrebbe credere a Netanyahu e al suo esercito?

MEMO. Di Hossam Shaker. I leader mondiali devono credere a Benjamin Netanyahu e ai leader israeliani senza alcuna esitazione beneficiando del metodo ormai consolidato che fornisce alla comunità internazionale una straordinaria esperienza su come bisogna agire. Uno dei vantaggi di quanto sta accadendo è che Netanyahu, i sostenitori del suo governo e gli esponenti guerrafondai hanno tolto ai leader dei paesi e degli eserciti inutili fardelli, come ad esempio l’obbligo di aderire al diritto internazionale o di rispettare i diritti umani, che oggi gli “amici di Israele” non menzionano. Quando un esercito vuole portare a termine la propria missione schiacciando i civili, è ora in grado di distogliere l’attenzione da questi inutili obblighi e principi impegnandosi in qualche facile metodo di propaganda, guadagnandosi anche la simpatia dei suoi alleati, proprio come avviene con Netanyahu e con i suoi capi militari.

I leader dei paesi, dei governi e degli eserciti di tutto il mondo hanno un preciso interesse personale a credere a ciò che Netanyahu e i suoi capi militari stanno dicendo in questi giorni. Questo innovativo metodo israeliano fornisce ai leader mondiali gli strumenti ideali per giustificare tutti i loro desideri sfrenati durante la gestione dei conflitti e per evitare abilmente la benché minima responsabilità, oltre a non essere rimproverati, il giorno dopo, per quel che hanno compiuto. Non è necessario aderire alle regole obsolete e alle linee rosse che inutilmente la comunità internazionale ha imposto alla fine delle due guerre mondiali, perché il metodo di incolpare la vittima ha dimostrato di funzionare alla perfezione. Se un qualsiasi esercito del mondo è interessato a superare le obsolete restrizioni legali e morali che gli impediscono di commettere massacri di massa, ad esempio, tutto ciò che deve fare è ascoltare con attenzione ciò che Netanyahu e il suo team di guerrafondai stanno dicendo in questi giorni e ripeterlo quando è necessario.

Che bisogno c’è di risparmiare dai bombardamenti gli ospedali, le scuole, gli asili, le strutture delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie quando si possono ritenere le vittime stesse responsabili della loro tragedia? E fintanto che i leader dei paesi democratici e i media non esitano ad adottare le narrazioni false destinate a chi ha un’intelligenza limitata? Non c’è alcun problema, anche se i bambini e le loro madri sono stati uccisi, feriti e mutilati volutamente in gran numero durante un bombardamento, perché è sufficiente fabbricare una narrazione prima dell’inizio di questo omicidio di massa, come ad esempio che “animali umani hanno commesso un massacro atroce in cui sono stati decapitati dei neonati”, assicurandosi di fornire un numero specifico per suggerire l’accuratezza della notizia, e generando immagini con l’intelligenza artificiale. In questo modo ogni atrocità commessa da qualsiasi esercito sarebbe solo una reazione a una narrazione scioccante pensata per versare lacrime.

Netanyahu propone ai leader degli stati e degli eserciti una miriade di trame ideali che si rinnovano ogni giorno, in modo che nessuno abbia il tempo per riuscire ad analizzarle. Si tratta di trame ideate per giustificare invasioni militari, occupazioni forzate, pulizie etniche e atti di genocidio, perché le popolazioni occupate sono gli aggressori dell’autorità occupante e tutto ciò che l’esercito fa, compreso schiacciare aree densamente popolate con tonnellate di munizioni letali, non va oltre l’esercizio del “diritto all’autodifesa”, che i leader mondiali affermano instancabilmente, giorno e notte, che Israele ha il diritto di fare. Chi, tra i leader delle democrazie, afferma che le persone sotto occupazione, a cui sono state rubate terre e case, hanno qualche diritto, se non quello di continuare a godere dei vantaggi di vivere all’interno di ghetti per rifugiati circondati da alte mura e da rigidi sistemi di controllo per acqua, cibo, medicine, elettricità, carburante e attraversamenti ai checkpoint? Invece di tutta questa rabbia e ribellione contro i muri fortificati e gli insediamenti costruiti sulla loro terra occupata, il popolo palestinese dovrebbe esprimere la propria gioia incontenibile per questa occupazione, che rappresenta “le forze della civiltà di fronte alle forze della ferocia”, e le generazioni di rifugiati palestinesi avrebbero dovuto inviare mazzi di rose e biglietti di auguri ai soldati armati e ai coloni che stanno soffocando tutte le loro possibilità di una vita libera e dignitosa.

Poi Netanyahu ha aperto un’enorme porta per tutti, quando ha improvvisamente eliminato il divieto di fare paragoni tra le pratiche del presente e le orribili atrocità del nazismo, sostenendo che i palestinesi sono nazisti. Ha persino attribuito questa eloquente argomentazione al timido cancelliere tedesco, Olaf Schulz, e l’ha ripetuta in presenza del padrone della Casa Bianca e poi del primo ministro britannico a Tel Aviv (19 ottobre e 20 ottobre). Netanyahu ha suggerito alle parti in conflitto del nostro mondo occidentale che paragonare le violenze inumane ai crimini di Hitler è diventato possibile dopo che fino ad ora era stato considerato un argomento tabù, perché semplicemente sminuiva le atrocità naziste. Prima di adesso, il mondo derideva la propaganda del Cremlino, poiché una delle sue giustificazioni per l’invasione dell’Ucraina era la “de-nazificazione” di Kiev, ma ora il metodo del brillante attore Netanyahu ispira coloro che cercano di condurre guerre e di privare altri popoli del loro diritto all’auto-determinazione e di mantenere lo status quo commettendo crimini di guerra. In effetti, il primo ministro israeliano si è spinto oltre quando ha scrollato la responsabilità di terribili crimini dalle spalle di Hitler, fingendosi uno storico e dichiarando che l’idea dell’Olocausto era essenzialmente palestinese, secondo la sua famosa dichiarazione di alcuni anni fa (20 ottobre 2015) in cui riteneva il leader palestinese Amin Al-Husseini responsabile di aver incitato Hitler a farlo.

Il merito va dato quando è dovuto, e il merito va tutto all’ex-presidente degli Stati Uniti George W. Bush per aver ispirato molti paesi ed eserciti ad attribuire lo stigma del terrorismo ai loro avversari – stati, popoli, organizzazioni e movimenti di liberazione – al punto che accusare qualcuno di terrorismo è diventato ormai un argomento logoro e utilizzato in tutto il mondo nel corso di varie guerre, conflitti e atti di repressione e persecuzione. Ora Netanyahu sta spalancando una nuova porta a tutti coloro che vogliono etichettare i loro nemici come “Daesh” e sarà una trovata brillante per sconvolgere il diritto umanitario internazionale e rimuovere inutili ostacoli morali attraverso le campagne militari necessarie per “difendere la civiltà”. Questo nuovo pretesto è stato benedetto dal presidente Biden, che ora si comporta come un robot ripetendo le frasi che Netanyahu gli sussurra all’orecchio, anche se si tratta di notizie false che mettono in imbarazzo i portavoce della Casa Bianca. Lo ha fatto anche quando, durante la sua visita a Tel Aviv, è apparso disorientato dopo un lungo viaggio in aereo e sembrava incapace di ricordare le frasi di propaganda che aveva intenzione di ripetere.

Dopo questa esperienza innovativa che Netanyahu e la sua squadra politica, militare e mediatica stanno mostrando pubblicamente, non c’è più bisogno che i leader mondiali si sforzino per trovare giustificazioni e scuse per dare il via a qualsiasi altra guerra o campagna repressiva. Basta cambiare alcuni termini di base per adattarla, a seconda delle necessità, ad altri conflitti tra paesi, guerre tra eserciti e campagne di regimi oppressivi.

Per quanto riguarda la differenza che distingue il metodo di Netanyahu dall’esperienza di George W. Bush prima della guerra in Iraq, è che l’amministrazione dell’ex-presidente degli Stati Uniti si è esaurita nel momento in cui ha presentato argomenti complessi e supporti inventati per convincere il mondo della legittimità dell’invasione dell’Iraq e delle affermazioni secondo cui esistevano “prove” dell’esistenza di armi di distruzione di massa. Oggi non c’è bisogno di fare tutto questo, perché anche le ridicole giustificazioni che i confusi oratori dell’esercito israeliano tirano fuori dopo i massacri quotidiani che commettono sono sufficienti a ispirare i politici delle democrazie occidentali e a ottenere la copertura dei media più importanti e della stampa internazionale, senza alcuna possibilità di discussione.

I leader di stati e governi non sono gli unici a imparare la nuova arte della promozione propagandista, poiché anche l’intelligenza artificiale si sta adattando a questo notevole risultato ottenuto nelle pubbliche relazioni e di cui queste campagne di pulizia etnica non possono fare a meno. Le app si offrono volontariamente per suggerire risultati immediati e impressionanti su domande come: Come si può giustificare un terribile crimine di guerra? Quali sono le migliori giustificazioni per la pulizia etnica, garantendo l’immunità dalle responsabilità internazionali? Quali sono le giustificazioni emotive e razionali più efficaci per gli inevitabili atti di genocidio? Come si possono mettere a tacere le voci critiche che agitano i parlamenti, le università, la società civile e i social media in nome della protezione dei civili e della prevenzione delle punizioni collettive? Quali sono le formulazioni ideali per i portavoce dei governi in tempo di guerra e per i comandanti degli eserciti dopo aver completato una missione di annientamento?

Possiamo immaginare cosa stia facendo Vladimir Putin in questi giorni dopo aver scoperto questa nuova e straordinaria esperienza. Possiamo immaginarlo mentre sbatte la testa contro il muro del Cremlino dopo essersi reso conto di non essere riuscito a trovare questo metodo efficace quando ha spostato le sue forze verso il confine ucraino. Non gli sono venute in mente argomentazioni facili come “usare i civili come scudi umani” mentre i suoi missili martellavano le città ucraine. Ha tralasciato di chiamare i “decapitati dai mostri” e di fare in modo che la libera stampa internazionale si astenesse dal mettere in dubbio la credibilità di un’affermazione non comprovata o la domanda sul significato del numero “40 neonati decapitati” né più né meno, come se le campagne dei massacri operassero secondo la logica della produzione industriale.

Dopo tutto questo, i leader dei paesi e i generali degli eserciti non dovrebbero affrettarsi ad applaudire Netanyahu e la sua squadra di guerrafondai, ispirandosi a questo metodo efficace per gestire i conflitti in corso nel XXI secolo?

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi