Profughi palestinesi in ‘Iraq: assassinati, perseguitati, arrestati e deportati

Profughi palestinesi in ‘Iraq: assassinati, perseguitati, arrestati e deportati

Ginevra – InfoPal. C’è forte preoccupazione per il trattamento al quale sono sottoposti i palestinesi in ‘Iraq, nei confronti dei quali gli episodi di violenza sono stati tanto più inumani nel 2012.

Settemila profughi palestinesi in ‘Iraq sono vittime di cicli di odio e razzismo provenienti, nella maggior parte dei casi, dalle forze di sicurezza irachene, in particolare dall’invasione statunitense del Paese del 2003.

Nei primi 5 mesi del 2012, soltanto nella capitale irachena, ci sono stati 82 attacchi diretti contro palestinesi, l’omicidio sotto tortura di ‘Emad Abu Rabi’, numerosi atti di sciacallaggio e assalti in casa, il rapimento di 27 palestinesi, arresti arbitrari.

“Concedendo ai palestinesi in ‘Iraq una residenza valida non oltre tre mesi, il ministero dell’Interno ha adottato procedure insufficienti”, commentano da ambienti per i Diritti Umani.

E’ odio e disprezzo ciò di cui sono vittima i palestinesi in ‘Iraq, dove non vige alcuna sicurezza.

Dal 1950 l’Unrwa, Agenzia Onu per i profughi palestinesi nella regione mediorientale, entrò anche in ‘Iraq. Allora siglò con il governo un accordo differente dal resto dei Paesi in cui operava. Il governo iracheno si assumeva una molteplicità di responsabilità che, tuttavia, negli anni sono state invalidate. Negli ultimi nove anni essi non godono di nessuna protezione.

Si auspica che Unrwa, insieme all’Alto Commissario per i Rifugiati (Unhcr), possano trovare una soluzione che sia garante della tutela della comunità palestinese, anche in ambito legale.

A questa situazione se ne aggiunge un’altra: 25 profughi con diritto d’asilo palestinesi, che dall’Iraq avevano ripiegato in Norvegia e titolari di passaporto iracheno, potrebbero essere respinti ‘Iraq, mentre altri potrebbero essere deportati negli Emirati Arabi Uniti.

Ed è una decisione altamente pregiudizievole dal momento che in ‘Iraq questi palestinesi rischiano di essere sottoposti a trattamenti che metterebbero a repentaglio la loro incolumità, e una violazione alla Convenzione sul Rifugiato e del principio di non-refoulement da essa declamato.

Elisa Gennaro