Ramallah – InfoPal. Da più parti, in campo palestinese, si fa strada la possibilità che un accordo nel quale vengano accolte favorevolmente le richieste dei prigionieri al 28° giorno di sciopero della fame, possa essere concluso a breve con Israele, grazie alla mediazione egiziana.
Shaykh Saleh al-‘Aruri, responsabile di affari dei prigionieri per Hamas, informa che incontri e trattative continuano in queste ore a pieno ritmo.
Anche da Fatah, Mahmoud al-‘Aloul conferma lo svolgimento in corso nella capitale egiziana di vari incontri con i vertici egiziani, con la partecipazione di ‘Azzam al-Ahmed, leader del Movimento di liberazione palestinese.
Fonti israeliane parlano della possibilità di un accordo tra oggi e domani e una delegazione palestinese è tornata a Gaza dal Cairo dove si è discusso di detenzioni e prigionieri con il segretario della Lega Araba, Nabil al-‘Arabi.
Il presidente dell’Autorità palestinese (Anp), Mahmoud ‘Abbas dice di sperare che i numerosi casi di gravità in cui si trovano i detenuti palestinesi in sciopero, possano rientrare in un regime di sicurezza.
Nel corso di una riunione del comitato esecutivo dell’Olp, ieri ‘Abbas ha ribadito: “Attualmente quella dei prigionieri in sciopero è la questione per eccellenza”.
“Dobbiamo seguire nei dettagli ciò che sta accadendo nelle prigioni dell’occupazione, qualora non dovesse esserci una distensione del clima nei penitenziari, i detenuti palestinesi rischierebbero, a questo punto, anche di pagare con la propria vita. Con Israele non si devono mai escludere le ritorsioni per la grande solidarietà che essi ricevono da tutto il mondo in queste settimane”.
Fu’ad Khuffash, direttore del Centro per i prigionieri “Ahrar”, esclude che ciò possa accadere nelle prossime ore, e punta, invece, sulla necessità di continuare e aumentare ulteriormente la solidarietà con i prigionieri, definendo quella attuale “la fase più delicata”: “Non dimentichiamo che nell’accordo di scambio di fine 2011 Israele non ha rispettato integralmente le clausole stabilite in precedenza con l’Egitto. Quindi non c’è piena fiducia in Israele”.
Molto simile a quella di Khuffash è l’opinione di Qaddura Fares, presidente della Società dei prigionieri: “Ufficiali egiziani tenteranno di costringere Israele a rinunciare alla pratica illegale delle detenzioni amministrative”.
La richiesta di esprimere solidarietà ai detenuti si legge pure in un comunicato congiunto rilasciato dal partito Democrazia per la pace e l’uguaglianza, partito comunista israeliano, Fatah, Fronte democratico (FdlP), partito popolare palestinese, Fronte di lotta popolare palestinese – Fida, partito di Unione democratica, Fronte arabo di liberazione, al-Mubadara e numerosi altri gruppi politici e istituzioni sociali.
Dalle prigioni dell’occupazione israeliana. L’Alto comitato della leadership dei prigionieri in sciopero scrive di nuovo ai detenuti con lo scopo di rassicurarli sulle notizie che giungono oggi riguardo un accordo imminente.
“Siamo entrati in una fase molto delicata, ma non intendiamo allentare lo sciopero. Oggi ‘ci morderemo anche le dita’ piuttosto di rinunciare ai nostri diritti. Le possibilità per noi sono solo due: ‘garanzia che le nostre richieste verranno accolte o martirio!'”
Casi gravi tra i detenuti. E’ stata trasferita ieri nella clinica israeliana Meir la prigioniera palestinese Lina al-Jarbuni. Condannata a 17 anni di carcere, al-Jarbuni avvertiva da giorni crampi allo stomaco e, in seguito alla somministrazione di antidolorifici da parte dell’amministrazione carceraria israeliana, la sua salute è peggiorata.
In queste ore, Israele si rifiuta di fornire informazioni all’avvocato e ai familiari sulle effettive condizioni di salute della prigioniera.
Il detenuto ‘Abdel Rahman ‘Ezz aAbu Salim, 21 anni, da due in una prigione israeliana, è crollato a terra, ieri, mentre si trovava nell’aula di un tribunale israeliano.
Ed è ancora ricoverato in ospedale Bilal Dhiab, oggi al 76° giorno di sciopero della fame, molto debole e con frequenti perdite di coscienza. Questa mattina Israele ha permesso al prigioniero di parlare al telefono con i suoi familiari. Il fratello di Bilal, ‘Azzam, 35 anni, sta scontando un ergastolo ed è al 53° giorno di sciopero della fame.
Nuovi decani tra i prigionieri. Ibrahim Mohammed Nasser, 52enne di Ramallah, entra oggi al 28° anno di detenzione israeliana. ‘Adnan Ahmed Yousef al-Afnadi, 51enne del campo profughi di Deheisheh (Betlemme) e Yousef Ahmed ash-Shalabi, di Jenin, entrano al 21° anno di prigione.
C’è apprensione per quanti iniziano da oggi anche lo sciopero della sete, come il prigioniero Kamal ‘Eisaa, detenuto nel carcere di Nafha. Sopportare fino a 72 ore senza bere liquidi è una minaccia aperta alla vita.
Solidarietà con i prigionieri palestinesi. A Nablus i palestinesi hanno organizzato un sit-in davanti alla sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa, perché i suoi responsabili entrino nelle prigioni dell’occupazione israeliana e forniscano protezione ai detenuti.
A Ramallah, in piazza Yasser ‘Arafat, giovani palestinesi hanno costruito una cella d’isolamento e nel pomeriggio è indetta una marcia organizzata da realtà della società civile.
Elisa Gennaro