Riparte il processo per il caso Rachel Corrie

Rachel Corrie (photo from Rachel Corrie Foundation)

Rachel Corrie (foto dalla Rachel Corrie Foundation)

Agenzie. Il Tribunale distrettuale di Haifa ha avviato stamattina il nuovo processo per l'uccisione di Rachel Corrie da parte di un bulldozer militare, avvenuta il 16 febbraio 2003. Il caso era stato archiviato lo scorso marzo, ma un giudice israeliano ha stabilito che il tribunale dovrà prendere in esame altre prove.

Tutto cominciò con la causa civile intentata dai genitori di Corrie contro l'esercito israeliano. Israele non ha mai fornito l'identità dei soldati responsabili di aver investito la giovane – allora 23enne – con un bulldozer, sostenendo di volerne rispettare la privacy.

Riprendendo in mano il caso, il sistema legale israeliano ha riconosciuto che la sua precedente decisione di non incolpare l'esercito potrebbe rivelarsi errata.

Nata a Olympia, Washington, Rachel, studentessa e attivista umanitaria dell'ISM – Movimento di solidarietà internazionale -, venne uccisa davanti alla casa di un dottore palestinese a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, mentre, con il metodo di protesta non-violenta, stava cercando di impedire l'abbattimento dell'abitazione. Un bulldozer israeliano, fabbricato da una compagnia americana – Caterpillar – è passato sul suo corpo diverse volte, uccidendola.

Le nuove udienze sono state programmate per il 7, 17, 18 e 21 di questo mese tra le 9 e le 16 ora locale, alla presenza del giudice Oded Gretchon del tribunale di Haifa, e vedranno la partecipazione dei rappresentanti dell'ambasciata Usa, della Avvocati senza frontiere, dell'Associazione israeliana per i diritti civili, della Fondazione araba per i diritti umani e di altre organizzazioni umanitarie.

Parlando ai reporter fuori dall'aula delle udienze, il padre della ragazza, Craig Corrie, ha dichiarato: “Stiamo portando avanti questo caso non solo per nostra figlia, ma anche per tanti altri civili che sono stati uccisi a Gaza e il cui ricordo ed affetto continua ad albergare nei nostri cuori, mentre aspettano ancora che sia fatta giustizia”.

Quando nostra figlia fu uccisa – ricorda la madre – il governo israeliano promise un'indagine completa, credibile e trasparente sulla morte, ma né noi né il nostro governo riteniamo che gli standard siano stati rispettati. Dopo sette anni, ci auguriamo che questo processo spinga i testimoni del governo a dare alcune delle risposte negateci per tanto tempo”.

La causa intentata dai Corrie attribuisce al governo israeliano la responsabilità militare della morte di Rachel, e accusa i soldati di non aver adempiuto al loro dovere e di aver violato la legge internazionale.

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