Scoperte fosse comuni contenenti decine di scheletri di palestinesi uccisi nella guerra del 1948 di fondazione di Israele

Un funzionario del cimitero musulmano del luogo ha detto all’agenzia France Press che il macabro ritrovamento è avvenuto mercoledì, in seguito allo sprofondamento del terreno interessato da lavori di ripristino.

Nel 1948 Jaffa era una città palestinese, ma vi fu l’esodo di gran parte della popolazione araba quando essa cadde nelle mani del neonato esercito israeliano e delle milizie ebraiche di destra.

Lo storico e ricercatore Mahmoud Obeid, residente a Jaffa, ha informato il quotidiano As-Safri: «Abbiamo scoperto 6 fosse comuni, 2 delle quali abbiamo già scavato. Stimiamo che le due fosse in cui si è scavato contengano circa 200 scheletri, mentre il numero di corpi delle altre fosse è ancora sconosciuto. I resti appartengono a persone di età diverse, tra cui donne, bambini e anziani: alcuni dei resti mostrano segni di violenze».

Un pescatore del posto, Atar Zeinab, 80 anni, ha raccontato di aver aiutato, negli ultimi mesi della guerra del 1948, a raccogliere le vittime arabe nell’area meridionale di Jaffa.

Esse vennero quindi portate al cimitero principale della zona per una veloce sepoltura.

«Portai al cimitero 60 corpi – ricorda il pescatore – in un periodo di 3 o 4 mesi. Trovavamo i corpi per le strade, e nella maggior parte dei casi non sapevamo chi fossero».

Egli racconta che il pericolo di essere colpiti da proiettili vaganti o da frammenti di granate era tale che i corpi venivano ammassati uno sull’altro, nelle cripte di famiglia, contrariamente alle usanze musulmane.

«Li trasportavamo al cimitero al mattino presto o di notte. Mettevamo le donne, i bambini e gli uomini nello stesso posto… nessuno ha mai pregato per loro».

Nel 1950 la popolazione di Jaffa fu incorporata a quella di Tel Aviv, che venne rinominata Tel Aviv – Jaffa, con una popolazione ora mista, arabo-ebraica.

Circa 760 mila palestinesi fuggirono o vennero cacciati dalle loro case durante la guerra arabo-israeliana del 1948.

Traduzione di Stefano Di Felice