Senza occupazione israeliana raddoppierebbe l’economia

Betlemme – Ma’an. Durante un seminario delle Nazioni Unite tenutosi martedì al Cairo, è stato affermato che l’economia della Palestina raddoppierebbe se quest’ultima non fosse soggetta all’occupazione israeliana.
Il seminario, sviluppatosi tra il 6 e il 7 febbraio scorsi, si è infatti concentrato sull’entità del danno arrecato all’economia palestinese dall’occupazione esercitata dalle forze israeliane.
Jad Isaac, direttore dell’Istituto per la Ricerca applicata di Gerusalemme, ha spiegato a quanti hanno partecipato al seminario che sono proprio le restrizioni imposte da Israele alla popolazione palestinese a precluderle qualsiasi possibilità di realizzazione di un’economia sostenibile nel proprio paese.

“Le politiche perseguite da Israele nei territori occupati sono finalizzate ad uno sfruttamento delle risorse naturali palestinesi, come terra ed acqua, che torna unicamente a proprio vantaggio, impedendo alla Palestina di sviluppare una produzione ed un apparato industriale competitivi”, ha aggiunto.

Il volume economico corrispondente alle restrizioni imposte da Israele risulta paragonabile all’entità dell’intera economia palestinese. Ciò significa che il peso dell’occupazione è tale da assorbire circa l’84% del PIL palestinese.
L’economista Shir Hever ha sottolineato che la confisca di risorse primarie come terra ed acqua, unita allo sradicamento di alberi d’olivo ha paralizzato l’agricoltura palestinese, ormai non più in grado di rispondere adeguatamente al fabbisogno della popolazione né di esportare all’estero.
I costi dell’occupazione non sono relazionati alla “sicurezza”.

Isaac ha affermato che “il peso delle restrizioni imposte ai palestinesi, in termini di accesso alle loro stesse risorse, rappresenta la voce principale nel prospetto delle perdite finanziarie dell’economia palestinese”.
“Il costo dell’occupazione israeliana, in termini di introito lordo nell’ultima annualità e di prezzo delle materie prime, ammonta a più di 4.5 miliardi in un anno”.
Israele, inoltre, mentre impone restrizioni ai Palestinesi circa l’accesso alle risorse naturali dei territori occupati, utilizza le medesime a proprio vantaggio.
Isaac ha poi aggiunto che “l’agricoltura d’irrigazione, l’estrazione di sali e minerali dal Mar Morto, la raccolta di ghiaia e pietre disponibili in Cisgiordania e lo sviluppo del giacimento di gas naturale al largo di Gaza sono tutte opportunità che potrebbero essere particolarmente redditizie per l’economia palestinese, se non fosse che le restrizioni israeliane ne impediscono lo sviluppo”.

Shir Hever, economista presso il Centro d’Informazione Alternativa, ha affermato che Israele continua a perseguire l’occupazione della Palestina sebbene disponga di valide alternative. “Gli israeliani hanno votato per partiti che promettevano la continuazione dell’occupazione. Ciò ha poi fatto in modo che un israeliano su sette traslocasse nei territori occupati”.
“Non ci può essere alcun dubbio sul fatto che l’occupazione israeliana arrechi un danno enorme all’economia palestinese, la questione riguarda semmai quale sia il metodo migliore per quantificare tale danno”.
Impatto socio-economico
Tarek Alami, capo della sezione relativa alla questione palestinese all’interno della commissione socio-economica per l’Asia Occidentale delle Nazioni Unite, ha affermato che dal 2004 circa 21.000 palestinesi sono stati costretti a traslocare a seguito di demolizioni coatte.
“Più di 2144 palestinesi sono stati feriti dalle forze d’occupazione israeliane, mentre circa 125 sono stati uccisi. In due casi su tre, ciò è avvenuto a margine di attività d’insediamento”, ha aggiunto Alami.
Nel corso del 2011, circa 180 ragazzini palestinesi sono stati imprigionati in carceri israeliane dove ben 63 casi di maltrattamenti a minori sono stati documentati.
Il seminario di due giorni è stato organizzato dal Comitato sull’Esercizio dei Diritti Inalienabili del Popolo Palestinese. Ad esso hanno partecipato accademici, membri della società civile e dignitari.
Il seminario si è concentrato sulla quantificazione dell’impatto esercitato dall’occupazione israeliana sull’economia palestinese.