Solo 18 tipi di cibo ammessi nella Striscia.


Gaza – Infopal. A quasi tre anni dall’inizio del rigido embargo israeliano sulla Striscia di Gaza, un’istituzione competente, denominata “Maslak”, ha riferito che “la quantità di beni che entrano nella regione costituiscono circa il 25% dei bisogni degli abitanti, mentre le interruzioni dell’energia elettrica durano in media cinque ore al giorno. Un po’ meno critiche le scorte di diesel industriale, rifornite per il 66% delle necessità della Striscia; tuttavia, 28.000 tra gli abitanti di Gaza erano privi di acqua corrente”.

Maslak, che ha seguito gli ultimi sviluppi della situazione nell’area, ha inoltre osservato nel suo rapporto che solo a 18 tipi di generi alimentari è concessa l’entrata nella regione, mentre non è ammessa alcuna specie di materiale edile. Il risultato è che il tasso di disoccupazione nella Striscia di Gaza ha raggiunto il 40% nel 2008, in confronto al 30% del 2007.

L’istituzione spiega che “il governo israeliano ha voluto chiarire che il suo decreto del 22 marzo 2009, che permette l’introduzione di generi alimentari a Gaza “senza limitazioni”, considera ancora valide le restrizioni imposte in passato sulle importazioni di cibo e rifornimenti vari; il che significa che queste stesse importazioni vengono tuttora limitate dalla legge”.
Il rapporto ha anche precisato che “sono proibiti generi quali dolci, tè e succo in polvere, e, tra i beni non alimentari, palloni da calcio, chitarre elettriche, carta e inchiostro”.

Viene infine ricordato che il valico di Rafah non è stato aperto neanche per un giorno al traffico ordinario, e il numero di persone a cui viene impedito l’accesso ogni mese ammonta a 39.000. L’attraversamento del passaggio di Khan Yunis è invece permesso solo a speciali casi umanitari.

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