Striscia di Gaza, 230 milioni di dollari persi a causa della chiusura dei tunnel

Gaza-Quds Press. Ala’a Rafati, ministro dell’Economia di Gaza, ha riferito che il forte calo degli introiti da lavoro nei tunnel sotterranei tra Egitto e Gaza, chiusi recentemente dall’esercito egiziano, è costato una perdita del Pil che supera i 230 milioni di dollari al mese. Oltre a provocare l’arresto completo di più di mille strutture produttive che dipendevano dalle materie prime contrabbandate attraverso i tunnel.

Nel corso di un incontro con i giornalisti, organizzato a Gaza dall’Istituto palestinese per la comunicazione e lo sviluppo, Rafati ha spiegato che gli sviluppi recenti hanno provocato un balzo dei tassi di povertà e disoccupazione e creato delle gravi difficoltà economiche alle diverse categorie di lavoratori, impiegati nei vari settori economici a Gaza.

Ha inoltre previsto che la continua chiusura dei tunnel porterà ad un netto calo del tasso di crescita del prodotto interno lordo (Pil) della Striscia di Gaza, rivisto in calo al 3% entro la fine del 2013, contro il 15% di giugno scorso.

Rafati ha ribadito la disponibilità del suo governo a chiudere i tunnel sotterranei di contrabbando immediatamente “a patto che l’Egitto garantisca un’alternativa ufficiale per l’introduzione di merci e materie prime nella Striscia di Gaza”.

Ha quindi chiesto di equipaggiare il valico di Rafah in modo da poter pompare il carburante direttamente anziché trasportarlo attraverso i camion, oltre ad aumentare il numero di ore di lavoro nel valico e ampliare l’elenco dei prodotti ammessi all’importazione, soprattutto le materie prime.

Il ministro ha dichiarato: “La campagna dell’esercito egiziano contro i tunnel del contrabbando di Gaza, che prosegue dallo scorso 30 giugno, ha causato una diminuzione del’80-90 per cento del carico di lavoro all’interno degli stessi”.

Ha spiegato che le gallerie sotterranee fornivano circa il 50% del fabbisogno di Gaza, specialmente di materie prime e materiali per la costruzione.

Rafati ha aggiunto che “Israele, attraverso l’unico valico commerciale aperto con Gaza, permette l’introduzione di meno di un terzo del fabbisogno palestinese”. Ha quindi accusato lo Stato ebraico di “proseguire nella sua politica di imporre la fame sulla popolazione”.

Ha aggiunto che i Israele permette l’introduzione di prodotti di consumo e cibo, mentre continua a vietare l’ingresso di materie prime necessarie per i diversi settori industriali.

Inoltre, il funzionario palestinese ha lamentato il fatto che il valico di Karm Abu Salem, l’unico valico commerciale aperto da Israele con Gaza, “non ha i requisiti tecnici necessari, e ciò provoca ulteriori aumenti sui prezzi, che gravano sulla Striscia di Gaza”.

In un altro contesto, Rafati ha affermato che il suo governo sta affrontando delle difficoltà nel pagare gli stipendi mensili ai dipendenti pubblici, che contano circa 50 mila, con un costo mensile di circa 22 milioni dollari.

Ha quindi spiegato che nel bilancio annuale del suo governo, i costi operativi – che comprendono anche i salari dei dipendenti pubblici – ammontano a circa 260 milioni di dollari. Il 40% di tale somma viene riscosso attraverso le entrate locali. Tuttavia, a causa della campagna delle forze egiziane contro i tunnel di Gaza e la recessione economica, tali ricavi si sono ridotti.