Usa-Israele: incentivi di natura ignota in cambio di una breve proproga del congelamento

Washington – Maan. L'inviato statunitense in Israele, Michael Oren, afferma che l'amministrazione Usa avrebbe offerto ad Israele alcuni “incentivi” purché lo stato ebraico opti per l'estensione del congelamento delle attività coloniali nei Territori palestinesi occupati (oPt).

Le affermazioni di Oren sono parte di un'intervista rilasciata al Washington Post, nella quale, però, l'inviato Usa non specifica la natura dei presunti incentivi, soffermandosi solo sul carattere temporale della richiesta Usa: due o tre mesi.

Proprio in vista della scadenza, avvenuta lo scorso 26 settembre, di un impegno di dieci mesi di congelamento edilizio, l'inviato per la pace Usa in Medio Oriente, George Mitchell, aveva incontrato più volte le controparti israeliana e palestinese.

Qualora Israele non avesse esteso il congelamento, i dirigenti dell'Anp avevano minacciato il ritiro dai negoziati, mentre l'interlocutore israeliano aveva ammesso di non essere nella posizione di avviare una proroga perché privo del consenso dell'opinione pubblica israeliana.
Intanto i lavori di costruzioni negli oPt proseguono a pieni ritmi.

La notizia degli incentivi era trapelata di recente, ma Mitchell aveva negato, mentre giorni fa il responsabile dei negoziatori palestinesi, Nabil Shaat, ha fatto chiarezza sull'attuale stato dei negoziati proprio in materia di congelamento.

Stando alle dichiarazioni di Shaat, i palestinesi avrebbero manifestato la propria adesione ad un'estensione di due mesi, entro i quali però l'Autorità nazionale palestinese avrebbe incluso un obiettivo preciso da raggiungere: “definire le frontiere tra i due stati”.

Nell'incontro straordinario in Libia conclusosi ieri, 8 ottobre, la Lega araba ha sostenuto esplicitamente la richiesta del popolo palestinese.

E' emerso quindi il rifiuto generale a proseguire i negoziati, sollecitando il presidente dell'Anp a studiare immediatamente misure alternative 

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