20 anni dopo: Israele rievoca le tattiche di tortura di Abu Ghraib contro i detenuti gazawi

20 anni dopo: Israele rievoca le tattiche di tortura di Abu Ghraib contro i detenuti gazawi

Gerusalemme/al-Quds – Quds News. Vent’anni fa, nei primi mesi del 2004, il mondo fu scosso dalle immagini delle brutali torture inflitte ai detenuti iracheni nella prigione di Abu Ghraib, a ovest di Baghdad.

Oggi, 20 anni dopo la pubblicazione di quelle immagini scioccanti, emerge uno schema simile per mano delle forze di occupazione israeliane contro i detenuti della Striscia di Gaza, che dal 7 ottobre dell’anno scorso sono stati sottoposti a una guerra incessante da terra, aria e mare.

Un soldato israeliano, identificato come Yossi Gomez, ha condiviso una foto (poi cancellata dal suo account Instagram) in piedi davanti a un detenuto di Gaza spogliato e ammanettato. La scena ricorda le orribili immagini della prigione di Abu Ghraib.

Queste immagini non sono le prime pubblicate dalle forze israeliane sui civili palestinesi detenuti a Gaza. Dall’invasione di Gaza a fine ottobre 2023, gli israeliani hanno pubblicato numerose immagini che ritraggono detenuti bendati, ammanettati, parzialmente o completamente nudi o confinati in grandi fosse.

Le testimonianze dei detenuti di Gaza rilasciati confermano che queste immagini rappresentano solo una parte delle torture subite durante l’arresto, che includono nudità forzata, gravi percosse, confinamento all’aperto, scosse elettriche, privazione di cibo, acqua e sonno e l’uso di un linguaggio sessualmente esplicito e offensivo.

Una di queste testimonianze proviene dal dottor Saeed Abdul Rahman Ma’rouf, arrestato nel dicembre dello scorso anno mentre lavorava all’ospedale arabo al-Ahli di Gaza. Ha raccontato di essere stato ammanettato, bendato e incatenato per 45 giorni durante la sua detenzione, costretto a dormire sulla ghiaia senza lenzuola o coperte. La sua testimonianza fa luce sul livello di brutalità a cui sono sottoposti i detenuti, alcuni dei quali hanno perso quasi un terzo del loro peso corporeo.

Nell’ultimo crimine contro i detenuti di Gaza, 30 corpi sono stati scoperti quattro giorni fa a Beit Lahia, nel nord di Gaza, all’interno di una scuola assediata dalle forze israeliane. I corpi sono stati trovati ammanettati e bendati, il che indica che sono stati tenuti prigionieri prima di essere giustiziati.

Le autorità israeliane si rifiutano di rivelare informazioni chiare sui detenuti di Gaza nelle loro prigioni e nei loro campi, commettendo un ulteriore crimine di sparizione forzata sotto copertura legale.

La persistenza di Israele nel mantenere i detenuti di Gaza fatti scomparire suggerisce la decisione di isolarli, consentendo ulteriori crimini occulti. Israele nega alle istituzioni per i diritti umani, sia internazionali che palestinesi, qualsiasi informazione sulla sorte e sul luogo in cui si trovano questi detenuti, compresi quelli che sono morti durante la detenzione israeliana.

Le testimonianze dei detenuti di Gaza rilasciati riflettono il livello di brutalità delle forze israeliane, che non risparmiano anziani, donne o bambini. Oltre al crimine della sparizione forzata, i detenuti devono affrontare continue misure oppressive, tra cui il rifiuto delle visite ai familiari, di incontri con gli avvocati, la confisca di dispositivi elettrici e libri, la mancanza di un cambio di vestiti, l’impedimento di tagliarsi i capelli, le perquisizioni quotidiane delle stanze, la negazione delle cure mediche e l’abbandono deliberato dei malati.

Da quando il ministro ultranazionalista della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha assunto la sua carica, Israele ha adottato una politica di vendetta contro tutti i prigionieri palestinesi. Tuttavia, dall’inizio dell’aggressione a Gaza il 7 ottobre, l’occupazione ha intensificato queste misure punitive e oppressive.

Gli arresti in Cisgiordania, compresa Gerusalemme, sono aumentati dall’inizio dell’aggressione, con oltre 6.540 persone detenute, tra cui quelle arrestate dalle case, dai posti di blocco militari e quelle costrette ad arrendersi sotto pressione o prese in ostaggio.

Lo scandalo di Abu Ghraib del 2004 scatenò una condanna globale, con commenti anche da parte dell’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush e del primo ministro britannico Tony Blair. Tuttavia, le immagini dei detenuti palestinesi, orgogliosamente condivise dai soldati israeliani sui social media, non hanno ricevuto la stessa reazione o mobilitato il mondo. L’insistenza del mondo su un doppio standard nei confronti di tutto ciò che riguarda la Palestina e la sua causa rimane evidente.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.