Olocausto dal fatto storico alla disputa per la sua rivendicazione politica.

Olocausto dal fatto storico alla disputa per la sua rivendicazione politica

Fatto storico incontestabile nonostante gli intenti negazionisti, il dramma dell’Olocausto nazista ha acquisito una valenza politica e come tale è soggetto ad interpretazioni di parte che minimizzano la tragedia di alcune delle sue vittime in favore di altre.
In piena offensiva sovietica sul fronte orientale contro l’esercito tedesco, l’Armata Rossa chiudeva le porte dell’inferno di Auschwitz a 60 chilometri da Cracovia in Polonia.
La data della chiusura del più grande e terribile campo di concentramento e sterminio, dove si calcola che furono massacrate tra 1 milione e 1 mlione e mezzo di persone nelle sue camere a gas, diviene da allora la data scelta per commemorare ogni 27 gennaio il Giornata mondiale della memoria.
Il massacro sistematico di milioni e milioni di persone perpetrato dalla germania nazista durante la seconda guerra mondiale è un fatto storico.
Come tutti gli avvenimenti luttuosi ed incontestabili della storia, l’Olocausto è l’ oggetto di studio di tutta una schiera di storici conosciuti con l’etichetta di negazionisti, questi, mettono in discussione l’ampiezza e a volte l’esistenza stessa del fatto.
Il "negazionismo" è in questo contesto l’ultima opzione che resta a quelli che non hanno scritto la storia.
La Turchia conntinua a negare il genocidio armeno, allo stesso modo molti serbi mettono in dubbio il massacro di centinaia di migliaia di bosniaci.
Molti sono gli imperi che non hanno mai avuto bisogno di negare i numerosi e taciuti genocidi della loro storia.
Il massacro delle popolazioni indigene d’America, i campi di concentramento dove i britannici massacrarono i boeri, il massacro degli algerini per mano dell’esercito francese .
In tutti questi casi ci si trincera dietro la difficoltá che si incontra a dibattere su dati inerenti a situazioni di guerra, come fanno i negazionisti.
L’Olocausto oltre ad essere un fatto storico è una categoría politica e come tale è soggetta ad interpretazioni, interessi e polemiche.
Polemiche che arrivano incluso al campo dell’etimologia e all’uso del termine e che rispondono ad una lotta per accaparrarsi una risorsa politica di grande efficacia, il vittimismo.

Polemica terminologica

Il termine Olocausto viene dal greco e significa letteralmente "tutto bruciato".
Usato tradizionalmente per riferirsi ai rituali dei sacrifici nei quali si bruciava un animale come offerta ad una divinità.
Molti, sopratutto tra gli studiosi ebrei, considerano inappropriato questo termine, ritenendo invece che il termine ebraico Shoah, letteralmente disastro, sia più adeguato per definire la realtà del fatto storico rispetto alla parola Olocausto.
Argomento tuttavia falso dal momento che Shoah si riferisce a disastri naturali e non all’operato umano.
Il fatto è che questo argomento nasconde realmente, l’ intenzione di molti ebrei, della loro sovrastruttura statale, Israele, e delle loro lobby nel mondo, di avere l’esclusiva del protagonismo vittimista di quel fatto storico.
Di opinione opposta un altro gruppo di storici che sostiene che il termine Olocausto si debba applicare al genocidio che i nazisti perpetrarono nei confronti di altri gruppi umani come gli slavi, i prigionieri di guerra sovietici, i tedeschi oppositori del regime,i rom, i disabili, gli omosessuali ed altri discriminati su base religiosa come i testimoni di Geova
Le cifre danno ragione a questi ultimi.
Senza tralasciare che comunità ebraiche intere come quella Polacca o quella Sefardita di Salonicco scomparvero, è sicuro che le vittime ebree rappresentano solo il 30% delle vittime totali.
Questa percentuale è più o meno uguale a quella degli slavi massacrati (26,6%) che diventa invece 45% se vi aggiungiamo i soldati sovietici, prigionieri, e per tanto, schiavi e disarmati.
A queste cifre bisogna aggiungere le percentuali di: polacchi non ebrei (13,78%), oppositori politici (6,67%), zingari(3,56%) omosessuali (1,12%) e altri.
Di fronte a questi dati sconvolgenti alcuni sottolineano il carattere "unico" ed "industriale" dello sterminio degli ebrei poichè due terzi degli ebrei europei scomparvero.

Un argormento che si inserisce nella polemica tra intenzionalisti e funzionalisti e che si sviluppa a partire dall’idea che Hitler avesse un piano specifico che non prevedeva solo l’espulsione degli ebrei ma la loro totale eliminazione fisica.

Bisogna ricordare quindi che il Terzo Reich aveva elaborato e reso pubblici piani per la completa eliminazione fisica della potente opposizione politica della sinistra tedesca.

Inoltre, dopo l’invasione della Polonia (1939) pianificata" l’operazione Barbarossa" di conquista della URSS, nel Giugno del 1941, fù il Fuhrer stesso ad incoraggiare i piani di conversione dell’Est europeo in una sorta di colonia nella quale gli slavi, considerati come razza inferiore, erano eliminabili o al massimo utilizzabili come schiavi. Senza parlare poi della sorte che questi piani prevedevano per i Bolscevichi.
Hitler cercò quindi di disfarsi dei vecchi e nuovi nemici attraverso una politica criminale che aveva obiettivi politici chiari e che non si differenziano poi molto da alcune strategie imperiali attuali.

L’unico popolo che ha sofferto?

Quanti film sullo sterminio degli ebrei ci ricordiamo?
Quanti sul genocidio del popolo armeno, che fece un milione e mezzo di vittime nel 1915 o quanti sul milione di morti in Ruanda nel 1994?
Ancora più difficile, quanti film o libri possiamo elencare a proposito della prima volta in cui l’uomo fece uso delle cosidette "armi di distruzione di massa"?
In quell’ occasione morirono 140.000 persone come conseguenza di una sola bomba. Avvenne a Hiroshima, in Giappone.
Alcuni giorni dopo un’altra bomba atomica distrusse Nagasaki.

L’Olocausto con la O maiuscola è oggi esclusivamente quello che soffrirono milioni di ebrei in Europa.

Così è stato imposto dai grandi mezzi di comunicazione, occultando in questo modo il resto degli olocausti avvenuti nel conflitto mondiale e quelli che si sono succeduti di lì in poi.
Molti osservatori oggi ricorrono al termine Olocausto per denunciare i massacri, le umiliazioni e le violazioni quotidiane dei diritti del popolo palestinese anche se non riescono ad ottenere che i grandi media riservino a quello che accade in Palestina lo stesso trattamento che riservano alle sofferenze che il popolo ebraico provò sessant’anni fa.
In questi ultimi anni le autorità di uno Stato minacciato dall’occidente, l’Iran, hanno adottato un atteggiamento che contesta l’uso che dell’Olocausto fanno i governanti occidentali.
È un atteggiamento provocatorio per gli occidentali ma comprensibile a centinaia di milioni di musulmani.
Perchè devono pagare i palestinesi per i terribili crimini commessi da europei in europa sessant’anni fà?
L’organizzazione a Teheran di un seminario sull’Olocausto ha fatto scorrere fiumi d’ inchiostro sui giornali occidentali, non per cercare di capire il contenuto di quell’evento o per comprendere e criticare le riflessioni del presidente Ahmadinejad, ma per travisare le sue parole e sostenere che il presidente iraniano neghi che milioni di ebrei siano stati uccisi dai nazisti.
Non è questo che Ahmadinejad ha sostenuto ma così è stato scritto.
Magari presto vedremo qualche film made in Hollywood nel quale un attore interpreterà un Ahmadinejad inpresentabile che affermerà che, in realtà gli ebrei uccisero milioni di poveri nazisti. Lo spettatore più disinformato lo crederà e uscendo indignato dalla sala si chiederà come sia possibile tanta manipolazione della realtà.

Jose Angel Oria
Fonte: http://www.gara.net/
27.01.07

Traduzione a cura di Davide Piccardo

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