Bambini della polvere.

BAMBINI DELLA POLVERE

Postato il Mercoledì, 30 maggio

di JOHN PILGER

New Statesman

Mentre l’esercito israeliano cerca di imprigionare un intero popolo, sono i
giovani a soffrire maggiormente. La metà dei palestinesi uccisi negli ultimi
sei anni sono bambini.

Israele sta distruggendo ogni concetto di Stato della Palestina e gli si
permette di imprigionare una nazione intera. Lo si vede dagli ultimi
attacchi nella striscia di Gaza, le cui sofferenze sono diventate la
metafora di una tragedia imposta ai popoli del Medio Oriente ed oltre.
Questi attacchi, riferiti da "Channel 4 News" erano "mirati a figure chiave
tra le milizie di Hamas" e ad "infrastrutture di Hamas". La BBC ha descritto
uno "scontro" tra le suddette milizie e un caccia F-16 israeliano.

Consideriamo tale scontro. La macchina su cui viaggiavano alcuni militi di
Hamas è stata fatta esplodere da un missile lanciato da un
cacciabombardiere. Chi erano questi militanti? Per quanto mi riguarda, tutte
le persone di Gaza "militano" per resistere ai loro carcerieri ed aguzzini.
Mentre la "infrastruttura di Hamas" altro non era che il quartier generale
del partito che lo scorso anno aveva vinto democraticamente le elezioni in
Palestina. Riferirlo così avrebbe dato un’impressione errata, avrebbe
significato che le persone in quella macchina e tutte le altre, incluse
quelle con vecchi e neonati, che negli ultimi anni si sono "scontrate" con
cacciabombardieri sono state vittime di un’ingiustizia mostruosa. Sarebbe
troppo vicino alla verità.

"Alcuni dicono ­ continua il commentatore di Channel 4 ­ che Hamas se l’è
cercato (questo attacco)Š" Forse si riferiva ai razzi lanciati su Israele
dalla prigione di Gaza, razzi che non avevano ucciso nessuno. Secondo la
legge internazionale un popolo occupato ha tutti i diritti di usare le armi
contro le forze occupanti. Ma di questo diritto non se ne parla mai. Il
giornalista di Channel 4 parlava di "guerra infinita" suggerendone di
equivalenti. Ma qui non si tratta di una guerra. Si tratta della resistenza
di un popolo tra i più poveri e vulnerabili della terra ad una prolungata,
illegale occupazione imposta dalla quarta potenza militare al mondo, le cui
armi di distruzione di massa oscillano tra le bombe a grappolo a bombe
termonucleari, e finanziata dal proprio strapotere.

Soltanto negli ultimi sei anni, scrive lo storico Ilan Pappé, "le forze
israeliane hanno ucciso 4.000 palestinesi, di cui la metà bambini".

Vediamo come funziona questo potere. Secondo documenti ottenuti dalla Stampa
Internazionale Riunita, "un tempo Israele finanziava Hamas per cercare di
dividere e diluire l’appoggio dei palestinesi alla forte e laica PLO
(Organizzazione per la Liberazione della Palestina) usandolo come valida
alternativa religiosa", parole di un ex ufficiale della CIA.

Oggi Israele e Stati Uniti hanno invertito la loro tattica e appoggiano
apertamente i rivali di Hamas, Al-Fatah, con mazzette di milioni di dollari.
Di recente Israele ha lasciato che 500 guerriglieri di Al-Fatah
raggiungessero segretamente la striscia di Gaza attraverso l’Egitto, dove
erano stati addestrati da un altro cliente americano, la dittatura del
Cairo. Lo scopo di Israele è di minare il governo palestinese eletto e di
provocare una guerra civile. Non ci sono riusciti del tutto. In tutta
risposta, i palestinesi hanno formato un governo di unità nazionale di Hamas
e Al-Fatah. Gli ultimi attacchi servivano a distruggere questa alleanza.

Con il caos assicurato nella striscia di Gaza e la Cisgiordania murata, il
piano di Israele, scrive l’accademico palestinese Karma Nabulsi "è una
visione alla Hobbes di una società anarchica, mozza, violenta, impotente,
distrutta, impaurita, dominata da milizie e bande rivali, da ideologie
religiose ed estremiste, spezzettata in tribalismi etnici e religiosi,
pervasa di collaborazionistiŠ Guardate all’Iraq di oggiŠ"

Il 19 maggio il Guardian ricevette questa lettera da Omar Jabary al-Sarafeh,
un residente di Ramallah: "Terra, acqua e aria sono sotto la continua
sorveglianza di un sofisticato sistema militare che fa di Gaza una specie di
Truman Show. In questo film ogni attore di Gaza ha un ruolo predefinito e
l’esercito israeliano dirige la regiaŠ La striscia di Gaza deve essere vista
per quello che èŠ un laboratorio israeliano sostenuto dalla comunità
internazionale dove esseri umani sono usati come cavie per collaudare i più
drammatici e perversi sistemi economici di soffocamento e sopraffazione".

Lo stimato giornalista israeliano Gideon Levy ha descritto la fame che
spazia tra il milione e un quarto degli abitanti di Gaza e le "migliaia di
feriti, disabili e traumatizzati psichici che non ricevono alcuna curaŠ
Ombre di esseri umani vagano per le macerieŠ essi sanno soltanto che
l’esercito israeliano tornerà e sanno che cosa significherà per loro: più
imprigionamenti nelle loro stesse case per settimane, più morte e
distruzione in proporzioni mostruose".

Ogni volta che torno a Gaza sono consumato da una specie di malinconia, mi
sento come se violassi un luogo segreto di lutto. Spirali di fumo sono
sospese nel cielo dello stesso Mar Mediterraneo conosciuto dai popoli
liberi, ma non qui. Lungo spiagge che i turisti riterrebbero pittoresche si
trascinano i carcerati di Gaza; code di figure seppiate si trasformano in
silouhette, marciando sui bordi dell’acqua tra l’andarivieni ondeggiante di
liquami. Acqua ed elettricità vengono tagliate, di nuovo, quando i
generatori sono colpiti, ancora. Icone commemorative, sfregiate da
proiettili, sono disegnate sui muri, una ricorda una famiglia di 18 persone,
tra uomini, donne e bambini, che si sono "scontrate" con una bomba
israelo/americana da 500 libbre lanciata sul loro condominio mentre
dormivano. Presumibilmente erano militanti.

Più del 40 per cento della popolazione di Gaza sono bambini sotto i 15 anni.
In uno studio sul campo nella Palestina occupata, svolto per il British
Medical Journal e durato quattro anni, il dottor Derek Summerfield scrisse
che "due terzi dei 621 bambini uccisi a posti di blocco, per strada, mentre
andavano a scuola, o nelle loro case, sono morti per ferite da armi di
piccolo calibro, dirette, in più di metà dei casi, alla testa, al collo, al
petto ­ ferite da cecchino". Un mio amico alle Nazioni Unite li chiama
"bambini della polvere". La loro meravigliosa fanciullezza, il loro chiasso,
le loro risatine, il loro fascino preludevano a un incubo.

Ho incontrato il dottor Khalid Dahlan, uno psichiatra a capo di diversi
progetti comunitari per la sanità infantile a Gaza, che mi ha parlato del
suo ultimo sondaggio. "La statistica che personalmente trovo insopportabile"
­ dice ­ "è che il 99.4% dei bambini studiati soffrono di trauma. Quando si
guardano i vari tassi di esposizione a trauma si vede che il 99.2% delle
case dei bambini studiati è stata bombardata, che il 97.5% è stato esposto a
lacrimogeni, il 96.6% ha visto sparatorie, il 95.8% ha assistito a
bombardamenti e funerali e quasi un quarto ha assistito al ferimento o alla
morte di loro famigliari".

Ha aggiunto che bambini in tenera età, alcuni di soli tre anni, devono
confrontarsi con la dicotomia causata da queste condizioni. Sognano di
diventare dottori e infermieri, ma poi subentra una visione apocalittica di
se stessi c
ome prossima generazione di kamikaze. Si sentono invariabilmente
così subito dopo un attacco israeliano. Per alcuni ragazzi i loro eroi non
sono più calciatori, ma una confusione di "martiri" palestinesi e perfino i
nemici "perché i soldati israeliani sono i più forti e hanno elicotteri
Apache".

Poco prima della sua morte, Edward Said rimproverava amaramente i
giornalisti per quello che lui chiamava il loro ruolo distruttivo nel
"separare il contesto della violenza palestinese, risposta di un popolo
disperato e orribilmente oppresso, dalla terribile sofferenza da cui
deriva". Proprio come l’invasione dell’Iraq era "una guerra mediatica" lo
stesso si può dire del grottesco conflitto "a senso unico" in Palestina.
Come sottolinea un’innovativa ricerca della University Media Group di
Glasgow, ai telespettatori si dice raramente che i palestinesi sono vittime
di un’occupazione militare illegale; il termine "territori occupati" è
spiegato di rado. Soltanto il 9 per cento dei giovani intervistati nel Regno
Unito sanno che sono gli israeliani gli occupanti e che i coloni illegali
sono ebrei; molti credono che siano palestinesi. L’uso ricercato del
linguaggio da parte dei giornalisti televisivi è cruciale nel mantenimento
di tale confusione e ignoranza. Parole come "terrorismo" e "brutale
assassinio a sangue freddo" descrivono le morti israeliane, quasi mai quelle
palestinesi.

Ci sono meritevoli eccezioni. Il giornalista sequestrato della BBC, Alan
Johnston, è una di queste, eppure, tra la valanga di servizi riguardanti il
suo sequestro, non si è parlato delle migliaia di palestinesi sequestrati da
Israele, molti dei quali non vedranno le loro famiglie per anni. Non ci sono
appelli per loro. A Gerusalemme, l’Associazione della Stampa Straniera
documenta sparatorie e intimidazioni che riguardano la categoria fatte da
soldati Israeliani. In un periodo di otto mesi, otto giornalisti, incluso il
capo dell’ufficio della CNN di Gerusalemme, sono stati feriti da soldati
israeliani, alcuni di loro seriamente. In ogni singolo caso, l’associazione
ha protestato, e in ogni singolo caso non ci fu risposta soddisfacente.

La censura per omissione è molto diffusa nel giornalismo occidentale per
quanto riguarda Israele, specialmente negli Stati Uniti, dove Hamas è
descritta come "un gruppo terrorista che ha giurato la distruzione di
Israele" e che "rifiuta di riconoscere Israele e vuole combattere e non
parlare". Questa tesi sopprime la verità: che Israele vuole la distruzione
della Palestina. Inoltre, le proposte da lungo avanzate da Hamas per una
tregua di 10 anni sono state ignorate, insieme al recente speranzoso
cambiamento di ideologia all’interno di Hamas che equivale ad una storica
accettazione della sovranità di Israele. "La carta (di Hamas) non è il
Corano" ha detto un alto ufficiale di Hamas, Mohammed Ghazal. "Storicamente
crediamo che tutti i palestinesi appartengono alla Palestina, ma ora stiamo
parlando della realtà, di soluzioni politicheŠ Se Israele arriverà al punto
di poter parlare con Hamas, non credo che ci sarebbero problemi nel
negoziare con gli israeliani (per una soluzione)".

L’ultima volta che ho visto Gaza, guidando verso il posto di blocco e il
filo spinato, sono stato premiato dallo spettacolo di bandiere palestinesi
mosse dal vento dietro le mura della recinzione. Erano bambini che le
facevano sventolare, mi fu riferito. Fanno aste con bastoni legati insieme e
uno o due di loro scalano un muro e tengono la bandiera tra di loro, in
silenzio. Lo fanno quando ci sono in giro stranieri perché credono che loro
lo diranno al mondo.

L’ultimo libro di John Pilger, "Freedom Next Time", è pubblicato in edizione
tascabile da Black Swan (£8.99). Il suo primo film per il cinema, "War on
Democracy", uscirà il 15 giugno.

John Pilger
Fonte:
http://www.newstatesman.com/
Link: http://www.newstatesman.com/200705280029
28.05.2007

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da GIANNI ELLENA

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(http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&si
d=3406)

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