Conferenza popolare palestinese: abolire gli Accordi di Oslo è la via per affrontare le sfide

Conferenza popolare palestinese: abolire gli Accordi di Oslo è la via per affrontare le sfide

Ramallah. La Conferenza Popolare Palestinese ha sottolineato l’impegno nell’opzione della resistenza globale, in quanto “è la strada provata per sconfiggere l’occupazione”, e ha respinto l’accordo di Oslo.

In una dichiarazione rilasciata in occasione dei 30 anni dalla firma degli Accordi di Oslo, la Conferenza Popolare ha anche sottolineato la necessità di non contare più sulle promesse statunitensi di raggiungere soluzioni di compromesso con Israele, che negano tutti i diritti dei palestinesi.

La Conferenza ha chiesto di lavorare per formulare “una strategia nazionale per affrontare i crimini del governo d’occupazione di destra, razzista e fascista”, e per approfittare della crisi globale che sta affliggendo Israele, impegnandosi ad attuare le decisioni del Consiglio nazionale e del Consiglio centrale di ritirare il riconoscimento dello Stato occupante e di sciogliere tutte le restrizioni e gli obblighi degli Accordi di Oslo.

Ha inoltre invitato tutti i palestinesi a lavorare per riportare l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) al suo ruolo di leader e sostenitore politico della resistenza, ripristinando il suo ruolo di liberazione nazionale attraverso elezioni democratiche ed eque per il Consiglio Nazionale Palestinese (PNC).

La conferenza ha esortato tutte le forze ed i gruppi della comunità e della società civile, nonché le personalità nazionali che si occupano delle persone e dei loro diritti, e l’OLP, a intraprendere un’azione collettiva nazionale per sviluppare un blocco di pressione popolare, come strumento popolare per costringere la dirigenza dell’Autorità palestinese a conformarsi alla volontà del popolo.

“L’anniversario degli Accordi di Oslo passa sullo sfondo di gravi sfide e minacce rappresentate dai continui approcci alle concessioni, alla resa, alla corruzione, all’aumento delle violazioni interne e politiche, al monopolio della dirigenza che ha perso la sua legittimità nella gestione degli affari pubblici e nella mancata adesione alle decisioni del consenso nazionale. Tutto ciò ha permesso di correre verso la normalizzazione delle relazioni con lo Stato d’occupazione”, si legge nella dichiarazione.

(Fonte: MEMO).

Ricordando gli accordi di Oslo.