Corte israeliana conferma demolizione di edificio residenziale palestinese a Gerusalemme

Gerusalemme/al-Quds – WAFA. Lunedì, un tribunale israeliano ha confermato la demolizione di un edificio residenziale nel quartiere di Silwan, nella Gerusalemme Est.

Il tribunale ha emesso una sentenza che respinge il rinvio o il congelamento della demolizione dell’edificio di 10 appartamenti, situato nel quartiere di Wadi Qaddum, a sud del complesso della moschea di al-Aqsa. Concede ai circa 100 residenti fino a mercoledì 7 dicembre per demolire l’edificio o pagare costi esorbitanti se il Comune israeliano di Gerusalemme dovesse eseguire la demolizione.

Due delle famiglie che vivono nell’edificio avevano già fatto demolire i loro vecchi appartamenti residenziali. Sarebbe la seconda volta che vengono sfollati.

La cittadina di Silwan occupa un’area di 564 ettari ed è composta da 12 quartieri in cui vivono 58.500 palestinesi. Un totale di 78 avamposti coloniali, che ospitano 2.800 coloni, sono stati costruiti sul terreno della città.

Usando il pretesto della costruzione illegale, Israele demolisce regolarmente case per limitare l’espansione palestinese nella Gerusalemme occupata.

Allo stesso tempo, il comune ed il governo costruiscono decine di migliaia di unità abitative coloniali a Gerusalemme Est, con l’obiettivo di compensare l’equilibrio demografico a favore dei coloni ebrei nella città occupata.

Ai palestinesi che abitano nella Gerusalemme Est, parte del Territorio Palestinese riconosciuto a livello internazionale e soggetta all’occupazione militare israeliana dal 1967, è negato il diritto di cittadinanza e sono invece classificati solo come “residenti”, i cui permessi possono essere revocati se si dovessero allontanare dalla città per più di qualche anno.

Sono anche discriminati in tutti gli aspetti della vita, tra cui alloggio, occupazione e servizi, e non sono in grado di accedere ai servizi in Cisgiordania a causa della costruzione del Muro d’Apartheid israeliano.

Secondo un rapporto del gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem, la Corte suprema israeliana potrebbe essere ritenuta responsabile di crimini di guerra per le sue politiche che hanno portato allo sfollamento dei palestinesi dalle loro proprietà nell’Area C della Cisgiordania.

Il rapporto Fake Justice mostra che il sostegno della corte alla politica di pianificazione israeliana equivale a sostenere l’espropriazione ed il trasferimento forzato dei palestinesi, un crimine di guerra secondo il diritto internazionale.