Ramallah – InfoPal. Ancora nessun’udienza per le richieste dei detenuti palestinesi in sciopero della fame. Al contrario, Israele sta adottando misure repressive sempre più dure e senza precedenti.
Ieri è giunta la notizia del trasferimento in detenzione in isolamento di 140 detenuti palestinesi da Megiddo, 4 da ‘Asqelon verso la prigione di Eilat, nel Negev, 45 da Eishel verso Nafhah, 37 da Eishel verso ‘Asqelon.
Dall’Associazione degli ex detenuti di Gaza rendono noti altri dettagli: “dalla prigione di Nafhah sono stati trasferiti Khaled as-Silawi, ‘Eisaa Jawarish, Mahmoud Dahina, ‘Emad id-Din as-Saftawi, Mohammed Zaiyed, Shaker Abu Mar, Mohammed Halas, ‘Ali Ganimaat, Ehab Mashukha, Osama Abu ‘Asel, Ahmed Harzallah, Aiyma ‘Awawda, Basel al-Asmar, Hamdi Rimawi, Hani Khamaisa e Mohammed Kashu’”.
La tattica israeliana è dividere, ed eventualmente ascoltare i detenuti separatamente, creando scompiglio e confusione tra il Movimento in lotta.
I detenuti palestinesi questo lo sanno bene e dichiarano che qualsiasi negoziato con le autorità carcerarie sarà condotto solo previo parere della propria ledaership.
Dal 17 aprile, dal quando è cominciato lo sciopero a oltranza, Israele ha ordinato trasferimenti in isolamento, incursioni e devastanti raid nelle celle. Resta in vigore il divieto dei diritti basilari: quello allo studio e a ricevere le visite (divieto assoluto da quasi 7 anni per i detenuti provenienti da Gaza).
I tribunali dell’occupazione israeliana continuano a decretare proroghe di detenzioni amministrative (senz’accusa e prorogabile a oltranza,ndr), e Israele non accenna ad abolire il pacchetto delle leggi Shalit, provvedimenti repressivi sull’individuo e punitivi per la collettività, pensati per indurre la resistenza palestinese a rilasciare l’ex caporale israeliano, Gil’ad Shalit, libero da ottobre scorso, dall’accordo di scambio dei prigionieri concluso tra Israele e Hamas.
Dalla Gran Bretagna oggi giunge la denuncia per la condizione dei detenuti e gruppi per i Diritti Umani chiedono di accrescere il pressing su Israele e la solidarietà con i detenuti.
Ogni giorno i detenuti palestinesi in sciopero della fame rilasciano personali dichiarazioni, ciascuno promette determinazione a continuare l’azione di protesta indetta dal Movimento delle prigioni dell’occupazione israeliana.
Proporzionalmente alla loro determinazione però, l’amministrazione carceraria israeliana promette restrizioni e ritorsioni, peggiorando la loro condizione “umana” all’interno delle prigioni.
Quello in corso è lo sciopero della fame indetto dal Movimento dei prigionieri di più ampia portata dal 2004 ed è il prodotto di una tensione crescente iniziata dal 2007, proprio con l’applicazione delle leggi Shalit per la loro repressione.
Al centro delle richieste dei detenuti in sciopero vi è anche la fine delle detenzioni in isolamento. Preoccupa la condizione di numerosi palestinesi detenuti in isolamento anche da 10 anni e si fanno i nomi dei leader: Hassan Salama, Ahmed al-Magrebi, ‘Abdallah al-Barguthi, Ibrahim Hamid, Jamal Abu al-Heja, Ahmed Sa’daat.
Cresce l’adesione allo sciopero nelle prigioni dell’occupazione israeliana: da ‘Ofer, altri 150 detenuti si uniranno allo sciopero della fame a partire da domani. Cento inizieranno il 1° maggio prossimo. Dal carcere di HaSharon invece, un numero imprecisato di detenuti inizieranno uno sciopero di due giorni a settimana prima di aderirvi ad oltranza.
‘Othman Bilal, leader dei prigionieri palestinesi, ha scritto una lettera alle autorità egiziane, le stesse che hanno svolto un ruolo fondamentale nell’accordo di scambio. All’Egitto Bilal chiede di mediare con Israele affinché le richieste dei detenuti vengano accolte.
Il detenuto è stato trasferito in detenzione in isolamento dal carcere di Shata a Jalma dal primo giorno dell’iniziativa, il 17 aprile. Israele non gli ha concesso di prendere nessun effetto personale e, fino ad oggi, ha perso 7Kg di peso.
Sulle detenute palestinesi: la Fondazione per i Diritti Umani, Tadamon, informa che è salito a 8 il numero delle detenute palestinesi in seguito agli ultimi arresti di tre studentesse del politecnico di Hebron, con l’accusa di appartenenza al blocco islamico: Islam Hassan al-Bashiti, Fatma az-Zahra’ Mohammed Sader e Afnan Isma’il Ramadan.
Le cinque detenute da lungo tempo nelle prigioni dell’occupazione sono: la decana Lina al-Jarbuni, Wurud Qasem, Ala’ al-Jaba’a, Silwa Hassan e Inas Sa’id.
Crescono le preoccupazioni per la sorte di Lina al-Jarbuni, trasferita in isolamento due giorni fa per essersi rifiutata di interrompere lo sciopero della fame.