Crescono le preoccupazioni per le morti improvvise e i maltrattamenti dei prigionieri civili nelle carceri israeliane

Gaza. Un recente rapporto del quotidiano israeliano Haaretz ha lanciato allarme sulle circostanze poco chiare che circondano la morte di diversi palestinesi di Gaza detenuti in una struttura militare israeliana.

I detenuti, che sarebbero stati arrestati dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza e trasportati in una struttura vicino a Bir as-Sabi (Beersheva) nel deserto del Naqab/Negev, stanno affrontando condizioni preoccupanti.

Le autorità di occupazione israeliane non hanno fornito spiegazioni per la morte di alcuni detenuti, tenuti in complessi recintati, con movimenti limitati, con occhi bendati e mani ammanettate per gran parte della giornata. Secondo il rapporto, il complesso carcerario mantiene le luci accese tutta la notte e i detenuti dormono su materassi sottili stesi sul pavimento.

Tra le persone imprigionate, secondo il rapporto, figurano quelli arrestati durante l’operazione Al-Aqsa Flood/Ciclone al-Aqsa, lanciata da Hamas il 7 ottobre. Ulteriori arresti si sono verificati dall’inizio dell’offensiva di terra israeliana a Gaza alla fine di ottobre.

In modo inquietante, il rapporto evidenzia che sono stati arrestati anche donne e bambini, che sarebbero trattenuti in una struttura di detenzione separata vicino a Gerusalemme.

La settimana scorsa, sono state sollevate preoccupazioni per la detenzione arbitraria di decine di donne e ragazze provenienti da Gaza da parte dell’esercito di occupazione israeliano, di cui non è stato rivelato il luogo in cui si trovano e le accuse. Il rapporto suggerisce che solo una piccola percentuale dei palestinesi detenuti negli ultimi giorni sono legati a Hamas, e molti di essi sono detenuti ai sensi della cosiddetta “legge sui combattenti illegali”.

I critici, inclusi attivisti per i diritti umani ed esperti legali, sostengono che questa legge consente a Israele di detenere civili con prove minime e senza un giusto processo. La legge impone a un tribunale israeliano di rivedere l’ordine di carcerazione entro 14 giorni e successivamente ogni sei mesi.

(Fonte: Quds News)