Detenuti in isolamento: l’incompleta gioia dei familiari

Detenuti in isolamento: l’incompleta gioia dei familiari

Gaza – InfoPal. Come da accordo, ha avuto inizio il trasferimento dei prigionieri palestinesi detenuti in isolamento. All’esterno delle prigioni dell’occupazione israeliana tra le quali si stanno svolgendo gli spostamenti, i familiari di due detenuti sfogano le proprie preoccupazioni perché i loro cari detenuti restano in isolamento.

Hala an-Nuri, 26enne coniuge di Jamal, detenuto 31enne, da due mesi e mezzo in isolamento a Eishel, ha detto: “Mio marito è ancora detenuto in isolamento e da otto giorni continua lo sciopero della fame per essere trasferito come gli altri”.

Un gioia a metà. “Quando abbiamo appreso della riuscita dell’accordo tra Israele e il Movimento dei prigionieri, mi trovavo al sit-in allestito a piazza del Milite Ignoto, a Gaza City. La gioia era immensa, ma è durata appena pochi giorni, fino a quando abbiamo iniziato a capire che non arrivavano aggiornamenti sul trasferimento di Jamal”.

Arrestato nel 2002, an-Nuri viene dal campo profughi di an-Nusseiraat, al centro di Gaza. Fu condannato a 13 anni di carcere per affiliazione a Hamas.

I due si erano sposati nel 2000, la convivenza era durata appena due anni e un mese dopo il suo arresto nacque la figlia che oggi ha 11 anni. Non ha mai visto il padre

“Non abbiamo mai potuto incontrarlo. Jamal ha trascorso più della metà degli anni di carcere in detenzione in isolamento e non abbiamo mai ricevuto alcun’informazione sul suo stato”.

Il sogno del momento dell’incontro. “La notizia del ripristino del diritto di fare visita ai nostri cari detenuti è stato l’altro motivo di generale entusiasmo a Gaza. Mia figlia si dice incredula di poterlo vedere realmente”.

Madre di un caduto palestinese, Umm Zakariya ha un figlio in prigione: ‘Awad as-Sa’idi. La donna è in pena per la sorte del figlio, in carcere dal 2004 e condannato a 15 anni.

In isolamento dal 5 aprile scorso per aver aggredito con un oggetto contundente una guardia carceraria. Si trova a Elia, cella d’isolamento nella prigione di Beersheva, la stessa che Israele utilizzò nel corso degli eventi che segnarono la Freedom Flotilla I, detenendovi gli attivisti internazionali arrestati quel maggio 2010.

Un pianto di gioia. “Ho pianto per la troppa gioia quando ho appreso che Hassan Salama, sarebbe uscito dalla detenzione in isolamento dove vi era rimasto per 11 anni. Sono tutti miei figli i prigionieri per i quali sogno la dignità, e desidero che possano avere una comunicazione con i loro cari”.

Umm Zakariya as-Sa’idi ha rivolto un appello agli enti preposti a seguire la comunicazione nelle prigioni dell’occupazione israeliana e, tra le lacrime, ha implorato affinché suo figlio possa uscire di prigione.

Akram, fratello di ‘Awad as-Sa’idi, fu rilasciato nell’accordo di scambio tra Israele e Hamas nel 2011 e confida di non aver avuto mai ricevuto alcuna informazione sulle condizioni di ‘Awad.

L’ex detenuto auspica che, per via della compartecipazione egiziana nella firma di questo accordo, Israele possa rispettare integralmente i punti sottoscritti con il Movimento dei prigionieri palestinesi in sciopero.