Fratellanza Musulmana esortata a spartire il potere in Egitto

Fratellanza Musulmana esortata a spartire il potere in Egitto

Memo. Di David Hearst

Il capo del partito islamista tunisino, nonché l’artefice di una coalizione temporanea di successo composta da due partiti laici, è volato al Cairo per persuadere la Fratellanza Musulmana egiziana a spartirsi il potere.

Il viaggio di Shaykh Rashid Ghannoushi, capo di an-Nahda, avviene nel momento in cui Mohammed Mursi, candidato della Fratellanza, si dice pronto a vincere il secondo turno delle elezioni presidenziali, nel prossimo fine settimana, in un testa a testa con Ahmed Shafiq, l’ultimo primo ministro del regime di Mubarak. Gli islamisti tunisini avvertono Mursi di non fare il grave errore di tenere per sé il grosso dello spoglio elettorale.

Ghannoushi sostiene che la Fratellanza in Egitto possa prevalere solo con l’appoggio dei partiti politici laici. Egli ha dichiarato al The Guardian, prima di recarsi al Cairo, che “il 51% non basta per governare”.

“O accettiamo la democrazia nella forma dell’Islam, oppure finiremo per escludere l’Islam dal processo politico in quanto esso rischierà di diventare causa di frammentazione, anziché di unità”.

La missione al Cairo è difficile. Innanzitutto, la Fratellanza – Al-Ikhwan – è fiera della propria indipendenza e si considera la capostipite delle altre ramificazioni dell’Islam politico, come an-Nahda e Hamas: pertanto non accetta di buon grado i consigli provenienti dall’esterno. Una precedente missione di mediazione da parte di uno dei membri fondatori della Fratellanza, Shaykh Yusuf al-Qardawi, si concluse con un fallimento.

Inoltre, la Fratellanza è sicura del successo, nonostante Mursi sia il candidato di seconda scelta e sia considerato privo di carisma. Gli emigrati egiziani in Arabia Saudita e nei paesi del Golfo, per tradizione legati al candidato del vecchio regime, Ahmed Shafiq, hanno dato a Mursi oltre il 70% dei voti, facendo presagire una facile vittoria.

Infine, una coalizione in stile tunisino in Egitto significherebbe per la Fratellanza dover condividere il potere con un laico nasseriano, Hamdeen Shabahi e un indipendente, ‘Abdel Moneim Abul Fotouh. Quest’ultimo fu un luminare della Fratellanza fino a quando non annunciò di voler concorrere alle presidenziali, causando con ciò una rottura. La Fratellanza infatti, non intendeva proporre alcun candidato e, per questo, lo espulse.

I negoziati per la spartizione del potere si stanno dimostrando lunghi e difficili. Per rafforzare la propria posizione, Sabahi ha incontrato il candidato del vecchio regime, Shafiq, facendo intendere alla Fratellanza di poter anche, ed eventualmente, passare dalla parte avversaria.

Tareq Kahlaoui, direttore dell’Istituto di Studi strategici di Tunisi, noto esperto della Fratellanza, ha dichiarato: “La Fratellanza egiziana commetterà un grosso errore se, per guidare il governo, pretenderà di essere il volto principale della presidenza. Hanno ottenuto solo il 25% dei voti al primo turno. Se intendono conquistare entrambe le posizioni dimostreranno di volersi sostituire al vecchio regime e all’esercito”.
Secondo Kahlaoui, i Fratelli Musulmani devono rinunciare al proprio orgoglio e devono in particolare dimostrare di voler lavorare con Abul Fotouh: “Chi rompe le fila e lascia il gruppo viene emarginato. Ma Abul Fotouh sarebbe stato proprio il candidato di cui avrebbero avuto bisogno, in quanto indipendente e ampiamente considerato da partiti diversi.”

Shaykh Ghannoushi sostiene che anche il suo partito ha dovuto accettare dei compromessi fondamentali per mettere assieme una coalizione capace di funzionare in Tunisia. Hanno rinunciato alla parola Shari’a nel preambolo alla nuova Costituzione, per parlare invece di “principi islamici” sui quali si regge il nuovo ordine politico del Paese.

Egli ha aggiunto: “Diciamo che l’Islam è una forza di unità, non di divisione. Pertanto ci rifiutiamo di proclamare la Shari’a alla base della Costituzione, ben consapevoli del fatto che essa non è condivisa da tutti, e le Costituzioni si basano su punti d’accordo, non sui contrasti.”

Ghannoushi è sempre più influente nel mondo islamico e a Tunisi gira voce secondo cui sarebbe pronto ad abbandonare la guida di an-Nahda in occasione del prossimo congresso annuale di luglio, per diventare leader del movimento islamico nel mondo arabo.

Uno degli alti leader an-Nahda, rimasto nell’anonimato, si è espresso con schiettezza riguardo alla prospettiva di fare piazza pulita della Fratellanza in Egitto. Egli considera disastrosa la scelta del secondo turno.

“La vittoria di Shafiq significherebbe una contro rivoluzione, che porterebbe immediatamente la folla in piazza Tahrir: e la vittoria di Mursi vedrebbe la Fratellanza in opposizione a Israele e agli Stati Uniti, col rischio che Washington possa decidere di ritirare i fondi destinati all’esercito egiziano. La Fratellanza avrebbe bisogno di un “cuscinetto”, soprattutto in politica estera”.

L’esercito egiziano rappresenta un’altra preoccupazione per la Tunisia. Secondo Kahlaoui i risultati del primo turno, quando il candidato del vecchio regime è arrivato secondo con 5milioni e mezzo di voti, pari al 23,6%, sono spaventosi.

“Chi ritiene che il vecchio regime sia debole, o che non sappia reinventarsi come partito stabile, dovrebbe pensarci due volte prima di dirlo”.

Ghannoushi non presenterà la propria missione al Cairo come una mossa di altruismo.

Se la Fratellanza Musulmana accoglierà la spartizione del potere, allora il modello tunisino guadagnerà una nuova dimensione, divenendo un ideale di rilievo per il mondo arabo.

Rafiq ‘Abdessalam, ministro degli affari Esteri tunisino, ha dichiarato: “Se l’Egitto si prende il raffreddore, a noi viene la febbre, e se prendiamo il raffreddore noi, viene la febbre a loro. La Tunisia democratica è profondamente consapevole della propria posizione geostrategica. Non siamo gli unici ad aver bisogno del successo dell’Egitto.”

Traduzione per InfoPal a cura di Stefano Di Felice